Ai patiti del genere thriller, THEM regala dosi generose di atmosfere angoscianti e di scene che fanno fare il classico salto sulla sedia, a cominciare dall’inquietante sequenza iniziale.

THEM: al cinema il film di David Moreau e Xavier Palud con Olivia Bonamy e Michael Cohen

  Cultura e Spettacoli  

L’impianto della storia è quello, ormai ben noto e più volte replicato, dei pochi protagonisti buoni isolati in un posto tagliato fuori dal mondo e minacciati da qualcuno o qualcosa che è tanto più terrorizzante quanto più non riescono (e non riusciamo) a capire chi o cosa sia. Microcosmi, per citare qualche esempio celebre, come l’astronave di Alien o la base artica di La cosa. In questi film di solito la pericolosità della minaccia viene fatta capire allo spettatore lasciando che l’entità ostile uccida in maniera più o meno impressionante alcuni componenti secondari del gruppetto assediato, finché il protagonista principale riesce ad avere ragione del pericolo.

In THEM invece i “buoni” sono ridotti veramente al minimo (un lui e una lei), il loro microcosmo è una casa isolata di campagna vicino Bucarest, e l’angoscia è ottenuta essenzialmente grazie alla paura dell’incognito che minaccia i protagonisti, senza mai cadere nello splatter di scene efferate, arti tranciati e sangue che scorre a fiumi. Anche quando, nel finale, si svela il mistero e si capisce chi sono “loro” (them), non ci troviamo di fronte agli improbabili alieni o mostri di tanti film horror, bensì a personaggi reali, come attesta del resto il fatto che la storia è ispirata ad un episodio realmente avvenuto. E la cosa, insieme all’assenza del tradizionale happy end hollywoodiano, lascia alla fine lo spettatore ancora più scosso, al pensiero che una situazione del genere potrebbe davvero presentarsi.

Ovviamente, come si suol dire, nulla di nuovo sotto il sole: gli elementi che scatenano l’adrenalina nello spettatore di THEM sono cose già viste in tanti altri film, rumori misteriosi dal piano di sotto, tentativi di forzare la porta dietro cui i protagonisti sono barricati, finestre sfondate con improvviso fragore di vetri rotti. Nondimeno, quando questi elementi sono dosati sapientemente e filmati bene, il loro effetto lo fanno sempre.

Non manca la classica scena della fuga di notte nel folto di un bosco, atterriti sia dai versi degli animali notturni che dai passi degli inseguitori. Chi di noi non ha tremato da bambino guardando al cinema la fuga della povera Biancaneve nella foresta oscura, prima di approdare alla rassicurante casetta dei sette nani?

A voler cercare il pelo nell’uovo, l’unico caso stonato di effetto thriller ci è sembrato l’improbabile distesa di teli di plastica appesi (ad asciugare?) in soffitta, messi lì con l’unico evidente scopo di farvi aggirare in mezzo la protagonista, e di farci temere da un momento all’altro la comparsa dell’assassino dietro uno di essi. Ma si tratta veramente di un unico neo, in un contesto generale che sicuramente soddisferà quella platea un po’ masochista cui piace andare al cinema per mettere alla prova le proprie coronarie.

Per chiudere, una notazione geo-politica : dopo Hostel, ambientato in Slovacchia, anche questo film che si svolge in Romania vede muoversi i suoi protagonisti negativi nel clima di degrado sociale maturato dopo la caduta del Muro, nella transizione dai repressivi ma ordinati regimi comunisti a un liberismo disordinato, dove il denaro può tutto e i diseredati scatenano i peggiori istinti senza controllo delle autorità. Insomma un quadro che non incoraggia certo le visite nei paesi dell’Est, e se fossimo nei panni dei locali Enti del turismo cominceremmo seriamente a preoccuparci di risollevarne l’immagine.

Ugo Dell´Arciprete

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