Un’epica rivolta contro guerra e razzismo

FREE STATE OF JONES di Gary Ross

  Cultura e Spettacoli  

La guerra civile americana è un episodio storico generalmente poco noto al pubblico italiano. Al cinema l’abbiamo visto come sfondo di trame centrate essenzialmente sulle vicende sentimentali dei protagonisti, a partire dal grande Via col vento per finire a Ritorno a Cold Mountain.

Per gli americani è stata invece una ferita dai danni incalcolabili, che causò la morte di 600.000 persone e che portò sì il risultato sociale che ne era l’obiettivo ufficiale, ossia l’abolizione della schiavitù (anche se dietro, come al solito, c’erano soprattutto motivazioni economiche), ma fu lungi dal risolvere il problema alla radice.

Come si può vedere in questo bel film, alla nominale liberazione degli schiavi è seguito dapprima il periodo in cui i vecchi proprietari terrieri del sud, con una opportunistica adesione alla nuova costituzione, sono riusciti a riprendere le posizioni di potere e praticamente far lavorare per loro i neri come e più di prima. È venuto poi il tempo in cui, a fronte dei primi neri che cominciavano ad acquisire un’istruzione e ad avanzare rivendicazioni, i bianchi più razzisti hanno reagito con i linciaggi del Ku Klux Clan; poi ancora, fino a metà del secolo scorso, mentre si attenuava la violenza degli incappucciati resisteva il pregiudizio razziale che si rifletteva nella pratica dell’apartheid.

L’epopea di Martin Luther King e John Kennedy ha portato finalmente alla equiparazione legale di bianchi e neri, culminata nella elezione del primo presidente afroamericano, anche se la cronaca con i suoi ripetuti casi di uccisioni di neri da parte della polizia dimostra che una vera eguaglianza non è ancora a portata di mano.

FREE STATE OF JONES ci racconta una vicenda che si intreccia con due dei periodi storici sopra ricordati. Il fulcro del racconto è l’incredibile figura di Newt Knight, un coraggioso contadino del Mississippi, figura guida di un'improbabile banda di contadini bianchi poveri e schiavi fuggiaschi che danno vita a una storica rivolta armata contro la Confederazione nel periodo culmine della Guerra Civile.

Arruolato nella guerra, e disgustato dalle sue insensate carneficine, Newt diventa una sorta di Che Guevara ante litteram e guida, nel piccolo universo di alcune contee del profondo sud, l’opposizione a quella che fu chiamata "la guerra dell'uomo ricco combattuta dall'uomo povero", con idee che si possono tranquillamente definire socialiste, cosa inaudita negli Stati Uniti non solo dell’epoca ma ancora fino al giorno d’oggi.

Affianca e completa la narrazione, attraverso l'uso di flash-forwards intermittenti, il processo del 1948 dello Stato del Mississipi contro Davis Knight, pronipote di Newt Knight e della sua compagna di vita, una schiava nera di nome Rachel, il quale per aver sposato una donna bianca pur avendo sangue nero per un ottavo venne incriminato e condannato secondo le leggi razziali dell’epoca.

FREE STATE OF JONES è un film avvincente che ci fa conoscere un piccolo grande eroe della storia americana, e ci aiuta a riflettere sulle inquietudini che ancora minano nel profondo la società statunitense. Non è certo un bel risultato, da questo punto di vista, l’elezione di un presidente come Trump che ha riscosso il plauso convinto degli ultimi iscritti al Ku Klux Clan. L’unico elemento di speranza è il fatto che tantissimi giovani supportavano il rivale democratico di Hillary, Bernie Sanders, che in qualche modo si può considerare un epigono di Newt Knight: forse con il ricambio generazionale arriverà finalmente il giorno che il razzismo negli USA sarà un ricordo.

Il film, diretto da Gary Ross, è interpretato da Matthew McConaughey, Gugu Mbatha-Raw, Mahershala Ali e Keri Russell. È in sala dal primo dicembre.

Ugo Dell’Arciprete

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