Alla GAMeC di Bergamo fino al 25 febbraio 2007

Jesús Rafael Soto visione in movimento

  Cultura e Spettacoli  

Il percorso espositivo presenta sessanta opere dell’artista venezuelano, considerato uno dei grandi esponenti dell’arte cinetica. Fino al 25 febbraio 2007, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita la mostra Visione in movimento di JESÚS RAFAEL SOTO, artista venezuelano (Ciudad Bolivar, 1923 - Parigi, 2005), considerato uno dei grandi esponenti dell’arte cinetica, movimento artistico della metà del XX secolo che pone al centro della sua ricerca il movimento, reale o virtuale, creato a partire dagli effetti ottici, dal moto dello spettatore o dal movimento reale dell’opera.


Curata da Tatiana Cuevas e Paola Santoscoy, e organizzata dal Museo Tamayo Arte Contemporáneo di Città del Messico con il supporto della Fundación Olga y Rufino Tamayo A.C. México, l’iniziativa – la prima e più completa mai realizzata in uno spazio pubblico italiano, e che giunge in Italia notevolmente arricchita di 30 lavori rispetto alle tappe del Museo Tamayo Arte Contemporáneo di Città del Messico e della Fondación PROA di Buenos Aires – presenta un’importante selezione di sessanta opere, dai primi lavori degli anni Cinquanta fino al Penetrable BBL bleu del 1999.
Il percorso espositivo delinea gli sviluppi della ricerca artistica di Soto sul movimento, tendente a trasformare la superficie piana dell’opera, in uno spazio tridimensionale e ad ampliare le possibilità di interazione dello spettatore fino a farlo divenire parte integrante.
L’interesse di Soto sul movimento non si concentra sui modi di attribuire un moto alla sua creazione, quanto di suscitare un effetto ottico di spostamento nella percezione dello spettatore con un’interazione tra forme, colori e spazio. Nei primi lavori l’artista venezuelano ottiene questo risultato attraverso la ripetizione e la sovrapposizione di elementi bidimensionali, come avviene in Sotomagie, 1967 – composta da undici serigrafie e assemblages e rappresentativa delle sue ricerche degli anni ’50 –, dove Soto agisce con la ripetizione di piani al di sopra della superficie pittorica, in modo da suggerire una schematizzazione del movimento.
Nei lavori successivi Soto introduce il colore per generare spazi illusori attraverso il contrasto tra superfici monocromatiche. Queste ambiguità visive si arricchiscono con la presenza di fili metallici e barre sospese e, in un momento ulteriore, con linee fluttuanti nell’aria – chiamate writings – che vibrano in relazione con le trame che fanno da sfondo.
Il fascino sprigionato dall’energia generata dall’accostamento di campi cromatici, conduce Soto a trovare il modo di introdursi in esso, di estenderlo nello spazio fino ad avvolgere lo spettatore. Comincia a moltiplicare il numero di aste e fili di nylon che non solo coprono lo spazio fisico ma ne evidenziano la densità e al contempo lo dissolvono attraverso gli effetti luminosi provocati dal movimento tra gli elementi. Crea, così, verso la fine degli anni Sessanta i primi Penetrables, opere in cui il pubblico si può muovere all’interno di un monocromo espanso.
Questi lavori continuarono le ricerche iniziate circa vent’anni prima. Soto, in realtà, non considerò mai l’ipotesi di ritenere il problema risolto in maniera definitiva; nell’arco di circa cinque decenni di attività artistica riprende liberamente i temi iniziali della sua ricerca incorporando, di volta in volta, nuove alternative a “una ricerca in movimento”.

Accompagna la mostra un catalogo bilingue, edito da Silvana Editoriale, con testi di Tatiana Cuevas, Paola Santoscoy e un’intervista tra Soto e Hans Ulrich Obrist, realizzata l’anno prima della morte dell’artista.

La mostra rafforza e prosegue la proficua collaborazione tra la GAMeC e la Fondación PROA di Buenos Aires iniziata con Arte Astratta Argentina nel 2002 ospitata in Italia e proseguita con la mostra curata dalla GAMeC Alighiero Boetti. Quasi tutto nel 2004, personale che ha inoltre vinto in Argentina il premio “Julio E. Payró” come migliore personale di un artista straniero.

La mostra è stata realizzata grazie al supporto dei main sponsor Tenaris e Ternium e con il sostegno della Fondazione della Comunità Bergamasca e della Fondazione ASM. www.gamec.it
(f.d.s.)

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