A Ferrara - Palazzo dei Diamanti fino al 30 gennaio 2011

Chardin Il pittore del silenzio

  Cultura e Spettacoli  

Mostra di eccezionale interesse questa, la prima che l´Italia dedica al grande pittore francese (ben 52 opere in mostra). Organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con il Museo del Prado che la ospiterà in seguito, raccoglie opere da collezioni pubbliche e private. Il Louvre vi ha contribuito con 10 splendidi dipinti.

Jean Siméon Chardin (1699 - 1779) è un artista assolutamente originale e controcorrente a cui guarderanno molti pittori dalla fine dell´Ottocento in poi (Manet, Cézanne, Morandi tra i più noti). Non compie gli studi classici della pittura e, in un periodo che valutava i quadri catalogandoli per soggetto, inizia con quello considerato il genere meno importante: la natura morta. La pittura francese di quel secolo brilla per invenzione, movimento, vivacità di colori, frivolezza e gioiosa sensualità,  predilige i soggetti storici o mitologici di grandi dimensioni.

Al contrario Chardin rappresenta l´umile e quieta realtà degli oggetti quotidiani, soprattutto quelli legati al lavoro in cucina, utensili o alimenti, poggiati su di un semplice tavolo di pietra. La sua grandezza, però, consiste nella capacità di trasfigurarli grazie ad una luce che accarezza e fa vibrare di caldi riflessi le stoviglie in terracotta, i lucidi paioli di rame, le bottiglie ed i trasparenti bicchieri di vetro parzialmente riempiti d´acqua, i calici in metallo che riflettono le sfumature rosse o dorate dei frutti. Degli animali uccisi quali lepri, conigli e tordi, pernici od altri volatili, non cogliamo la rigidità della morte, ma sentiamo la morbidezza della pelliccia o l´impalpabile consistenza delle piume che vorrebbero ancora vibrare nell´aria. Il Cosciotto di montone su un panno bianco si trasfigura e da pezzo di carne sanguinolenta diviene una visione pittorica armoniosa ed equilibrata.

La cosa più straordinaria di questo pittore è che, pur non essendosi mai mosso da Parigi, riesce a trovare senza nessuno sforzo apparente un linguaggio universale comprensibile e godibile da tutti.

La fetta di salmone si adagia morbidamente su di un coperchio scaldandone la freddezza metallica con riflessi rosati. Del Necessaire per fumatore fa un gioco compositivo di delicati equilibri basato sulla diagonali al cui centro si impone la luminosa saldezza della brocca in ceramica e della tazza fiorata. Nel più tardo Mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi raggiunge una grande semplificazione delle forme ed è uno dei momenti più alti ed intensi della sua espressione artistica. Un abate, suo contemporaneo scriveva Chardin coglie la natura sul fatto ... Egli ha la capacità di afferrare ciò che a chiunque altro sfuggirebbe.

E Diderot, che fu un suo grande ammiratore: Oh Chardin! Quello che mescoli sulla tua tavolozza non è del bianco, del rosso o del nero, ma la sostanza stessa degli oggetti, prendi con la punta del tuo pennello l´aria e la luce e le fissi sulla tela. Non si capisce niente di questa magia.

Chardin stesso descriveva così la sua pittura: Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento.

Cézanne afferma: Un pulviscolo di emozioni avvolge gli oggetti.

Entrato nel mondo della pittura quasi in punta di piedi, ammesso all´Accademia Reale nel 1728 come pittore "specializzato nella raffigurazione di animali e frutta", dal 1733 decide di inserire la figura umana nelle sue opere spinto sia da motivi artistici che economici (visto che le pitture di genere erano di un gradino superiori alle nature morte nelle scale dei valori, anche pecuniari).

Ecco allora Il giovane disegnatore in due versioni, Il Bambino con la trottola o la Bambina che gioca a volano. Cambiano i soggetti, ma la poesia che emana da queste immagini quasi sospese nel vuoto ed i colori dalle delicatissime sfumature rimangono gli stessi. I personaggi sono come incantati e vivono in un mondo magico tutto loro, anche Il garzone o La sguattera. Bolle di sapone che fa da manifesto alla mostra è in tre versioni di differente formato e con qualche variazione. Esegue delle varianti ai soggetti più apprezzati per poter studiare soluzioni luministiche e cromatiche alternative.

In questi quadri entra nelle case della borghesia parigina e colloca le figure in ambienti domestici intenti alle operazioni quotidiane come Gli svaghi della vita privata, La madre laboriosa e Benedicite. Queste ultime due opere, dopo essere state esposte al Salon nel 1740, le offrì in dono a Luigi XV ottenendone la stima e ricevendo il grande privilegio nel 1757 di dimorare e lavorare al Louvre.

Ritornerà infine a dipingere nature morte, ma una grave malattia agli occhi gli impedirà di proseguire a lavorare con la pittura ad olio. Verso il 1770 passerà al pastello con cui eseguirà vari delicati Ritratti. di cui due, nonostante la loro delicatezza, sono esposti a Ferrara. 

Info: Mostra monografica dedicata a Jean Siméon Chardin (1699-1779) - Palazzo dei Diamanti - Ferrara - fino al 23 gennaio 2011 - tel. 0532.244949 - www.palazzodiamanti.it.

Alessandra Arecco

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