Alla scoperta di un territorio di piccoli borghi, boschi e colline, lungo i fiumi Piave, Meschio e Livenza, fra le Dolomiti e la Laguna di Venezia

Veneto: le proposte di Veneto Rivers Holiday

  In viaggio tra gusto e cultura  

Nei giorni scorsi, ospitati dal Relais Althea, abbiamo visitato il Paesaggio delle Colline del Conegliano Valdobbiadene, riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, con proposte ed esperienze originali e di turismo lento lungo i fiumi Piave, Meschio e Livenza, in grado di far scoprire scorci, fiumi, borghi, vette e cieli tersi e fare nuove esperienze in Veneto.

Le proposte sono state preparate da Veneto Rivers Holiday, la rete di imprese associatesi proprio per far conoscere un aspetto particolare di questo territorio e condividerlo con coloro che ne amano i fiumi e le antiche storie di vita: vogliamo raccontare il turismo fluviale con una storia diversa, dove le esperienze culturali, sportive e di benessere nella natura si intessono con quelle umane.

Precisiamo che le sorgenti del Meschio, che si trovano nel territorio comunale vittoriese, danno vita al fiume che scorre per la città e che finisce la sua corsa tra le acque del Livenza. La temperatura costante, intorno ai 12°, delle sue acque ha consentito, a suo tempo, di dare una tempra unica alle spade, che ben presto sono diventate molto rinomate in Europa e seconde solo a quelle prodotte a Toledo. Dopo l’esondazione del 1521, sono stati realizzati i così detti Meschietti, così da dividere il corso del fiume in più rami in città ed evitare, così, nuove esondazioni. Successivamente le lavandaie serravallesi li utilizzavano per fare il bucato. Sempre lungo il fiume in seguito furono realizzati i primi insediamenti industriali (cartiere, setifici e lanifici). Le sue acque, naturalmente, alimentavano numerosi mulini a pietra.

Punto centrale del percorso ideato da Veneto Rivers Holiday è la città di Vittorio Veneto, il comune più esteso della provincia di Treviso, composto da due comuni distinti, Ceneda e Serravalle, che furono uniti dopo l'annessione all'Italia nel 1866.

Vittorio Veneto è sede della diocesi di Vittorio Veneto, che mantenne il "vecchio" nome di diocesi di Ceneda fino al 1939, non solo per ragioni storiche, ma anche per i difficili rapporti tra l'Italia e la Chiesa: il governo sabaudo non aveva ancora occupato Roma, ma già nel 1860 aveva annesso la Romagna, l'Umbria e le Marche; perciò la Curia non volle "omaggiare" il nuovo nome della città che onorava Vittorio Emanuele II, considerato un "usurpatore".

Il territorio è a ridosso delle Prealpi, che lo separano dalla Valbelluna e dall'Alpago e mette in comunicazione la Marca Trevigiana con la provincia di Belluno attraverso la Sella di Fadalto.

Da questa zona, dolcemente movimentata dalle colline, si possono raggiungere facilmente Venezia, Cortina e il Mare Adriatico. L’ottima posizione, la possibilità di vivere la tranquillità delle colline, l’aria fresca e leggera, la natura incontaminata, hanno fatto sì che le famiglie nobili della Serenissima scegliessero questo meraviglioso entroterra per le loro dimore di villeggiatura.

Lungo questa valle si trovano anche alcuni laghi, come il Lago di Santa Croce, il Lago Morto e i più modesti lago del Restello e lago di Negrisiola, entrambi di origine artificiale.

Il Lago di Santa Croce, il più grande della provincia di Belluno e il secondo del Veneto, è un lago naturale formatosi da una frana che ha chiuso la Val Lapisina bloccando, così, la discesa del fiume Piave verso Vittorio Veneto e creando la Sella del Fadalto. Sito nella zona dell'Alpago, il lago è uno specchio d’acqua che riflette sulle sue acque cristalline i monti dell’Alpago e il Nevegal. I paesi lungo le rive conservano ancora esempi delle tipiche architetture di case a gradoni con coperture in lastre di pietra, paglia e cannette palustri.

Tra le sponde del lago è presente il sito naturalistico dell’Oasi di Sbarai, una vasta zona umida estesa per oltre 30 metri che si caratterizza per gli ambienti diversi, legati alle variazioni di livello delle acque del lago. L’oasi, habitat naturale di molte specie di uccelli (Tuffetto, Pavoncella, Cannaiola, Forapaglie, Pendolino, Airone cenerino, Cicogna bianca e Labbo Codalunga) è il luogo perfetto per il birdwatching.

Lungo il lato meridionale del lago, all’imbocco della Baia delle Sirene, si trova il Centro sperimentale ittiogenico di Farra d'Alpago che ha riqualificato l'area ed incentivato la produzione ittica del bacino delle specie più caratteristiche e pregiate (coregone, luccio e trota), a rischio di estinzione. Il Centro, che ha anche finalità didattiche e educative, è perfettamente inserita nell'ambiente e permette di ammirare la bellezza del Lago di Santa Croce e l'intera Conca alpagota.

Grazie al clima particolarmente ventoso, il lago è meta degli appassionati di windsurf, kitesurf e vela.

L’intero territorio è facilmente percorribile non solo a piedi, ma anche in mountain bike.

Il Lago di Santa Croce ospita ogni anno gare importanti, come regate o campionati di windsurf. Nel 2017 è stato sede sia dei campionati italiani di triathlon sia di quelli mondiali di windsurf.

La zona di Vittorio Veneto è ricca di corsi d'acqua a carattere torrentizio, molti dei quali nascono proprio all'interno del territorio comunale. Il corso d'acqua principale è indubbiamente il Meschio, che è un affluente del Livenza.

Come abbiamo già detto, Vittorio Veneto è nato il 27 settembre 1866 con l'unione dei preesistenti comuni di Ceneda e Serravalle: assunse il nome di "Vittorio" in omaggio a Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia. L'appellativo "Veneto", usato solo dopo la battaglia del 1918, fu ufficializzato insieme al conferimento del titolo di città, con Regio Decreto n. 1765 del 22 luglio 1923.

La città di Vittorio Veneto continua, ancora oggi, a dimostrare una certa bipolarità, in quanto Ceneda e Serravalle, nonostante la vicinanza, hanno identità storiche ben distinte.

A Serravalle consigliamo di visitare il Duomo di Santa Maria Nova, in cui sull’altare maggiore si trova la pala Madonna con Bambino in gloria e santi Andrea e Pietro di Tiziano Vecellio, che rivela tutto il suo genio nella luminosità dei cieli, nell’intensità dei volti, nei panorami sfumati; il centro storico formato da piazze e viuzze con ai lati stupendi palazzi cinquecenteschi affrescati, portali scolpiti, logge, trafori a merletto, che rimandano alla tradizione veneziana, fra i quali spicca Palazzo Minucci De Carlo, un edificio, che per dimensioni e stile, emerge in modo quasi prepotente rispetto a quelli adiacenti, che costeggiano uniformemente la strada principale della città, imponendosi, Questo palazzo è una vera grotta di Ali Babà: è uno scrigno di oggetti esotici, documenti, fotografie, tappeti, arazzi, argenti, giade, porcellane, legati alla personalità, eclettica e misteriosa di Camillo De Carlo, che, lo ricordiamo fu non solo un militare, insignito della medaglia d’oro di guerra, ma anche diplomatico, spia, pilota di aereo, viaggiatore e grande collezionista.

Rimanendo nel territorio, consigliamo di scoprire anche alcuni borghi più piccoli e meno famosi di Vittorio Veneto, ma ricchi di storie e personaggi affascinanti, come, ad esempio Colle Umberto, dove nacque Ottavio Bottecchia, l’unico italiano che ha vinto per due volte il Tour de France nel 1924 e nel 1925, indossando la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Ogni anno la manifestazione “inseguendo Bottecchia” gli dedica una giornata, ripercorrendo i luoghi topici, come la casa, il monumento, alcuni percorsi ciclabili che attraversano i panorami rilassanti del paese, tra ville di nobili veneziani, limonaie e abitazione rustiche.

Tra un borgo e l’altro si distende una natura splendida, dolce e curata, dove si coltivano viti e ulivi.

Da cui proviene l’ottimo olio della cooperativa di piccoli e medi olivicoltori della Pedemontana Trevigiana Tapa Olearia, le cui strutture produttive sono a Cavasso del Tomba e Vittorio Veneto. L’olio extravergine della Pedemontana Trevigiana è controllato e garantito dalla TAPA OLEARIA in tutte le fasi di produzione (filiera), vale a dire dalla raccolta delle olive, alla frangitura, al confezionamento. Questo olio trevigiano è di colore verde-oro con modeste variazioni del giallo e fruttato di varia intensità. L'acidità non supera i grammi 0,3 per 100 grammi di olio (Info: www.tapaolearia.it).

Il frantoio è proprio a fianco di una ex filanda che ospita il Museo del Baco da Seta, che documenta attraverso strumenti, attrezzature, pubblicazioni, filmati e foto d'epoca, una delle principali risorse economiche presenti a Vittorio Veneto dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del XX, l'allevamento e lavorazione del baco da seta (Info: www.museobaco.it).

Per gli appassionati di storia consigliamo anche la visita del Museo della Battaglia, dotato delle più moderne tecnologie, che permette attraverso le diverse sezioni (La Trincea, L'armeria, L'occupazione, Dalla Battaglia al Mito, Memoriale dei Cavalieri di Vittorio Veneto), distribuite sui tre piani dell'edificio, di scoprire le varie testimonianze di quella che fu ricordata come La Grande Guerra che si concluse proprio a Vittorio Veneto (Info: www.museivittorioveneto.it/museo_della_battaglia.html).

Dai vigneti si ricava invece un vino speciale, il Torchiato di Fregona DCCG, un vino passito facente parte della denominazione Colli di Conegliano, prodotto con 3 tipologie di vitigni: Glera, Verdiso e Boschera. I comuni, in cui sono dislocati tali vitigni (Fregona, Sarmede e Cappella Maggiore), sono sempre ben areati, grazie ai flussi d’aria provenienti dalle montagne vicine: ciò permette di contrastare diverse malattie della vite e muffe ed i coltivatori possono diminuire i trattamenti chimici.

La Cooperativa Piera Dolza, formata da sette soci, è un vero esempio di quella imprenditoria veneta, che sfida le difficoltà, non si scoraggia e supera gli ostacoli.

Il prodotto di punta della Cooperativa Piera Dolza è un vino passito, dolce e vellutato, ottimo come pre e fine pasto (Info: www.torchiato.com).

Precisiamo che Piera Dolza non è un nome femminile, ma è la definizione in dialetto veneto di “pietra dolce”, la speciale pietra tenera e bionda, così diffusa da queste parti, che oggi ritroviamo in portali e stipiti dei palazzi più importanti.

La Piera Dolza si può scoprire nelle famose Grotte del Caglieron di Fregona, già “luogo del cuore Fai”: questo complesso consta di una serie di cavità, parte delle quali di origine artificiale e parte di origine naturale. E’ una profonda forra incisa dal torrente Caglieron su strati alternati di conglomerato calcareo, di arenarie e di marne del Miocene medio (da 16 a 10 milioni di anni fa). Le grotte sono spettacolari cave di pietra, sostenute da enormi colonne inclinate anche oltre i 45 gradi, scavate dall’uomo proprio per sostenerne le volte. Il percorso pedonale di passerelle e ponti si snoda tra grotte, cascate, alte parecchi metri con grandi marmitte alla base, e vecchi mulini. La visita permette di comprendere quanto duro fosse il mestiere del cavatore di pietra: si comprende, così, come il Veneto, oggi una delle regioni italiane più economicamente avanzate, fosse, un tempo, una terra povera e di emigrazione. L’attività estrattiva, che risale al 1500 e, forse, anche prima, forniva il materiale per la costruzione di stipiti, architravi, ecc., che si possono ancora osservare sulle vecchie case e i palazzi di Vittorio Veneto e dintorni.

Cavallo di battaglia di Agricansiglio (ora latteria Soligo) è il formaggio di Grotta, prodotto solo con latte proveniente esclusivamente dai produttori associati del Cansiglio e Prealpi Trevigiane. Viene fatto stagionare un minimo di 60 giorni all’interno della Grotta del Formaggio o di San Lucio. (Info: www.prolocofregona.it).

Per gli appassionati della natura, consigliamo, infine, una escursione al Bosco del Cansiglio: nella sua piana, all’alba si può ascoltare il bramito dei Cervi, ammirare i branchi e vedere la valle risvegliarsi circondata dallo spettacolo di colori del foliage dei faggi.

Il Cansiglio, con il resto del Veneto, passò sotto la protezione della Repubblica di Venezia nel 1420. Con la conquista di Costantinopoli, nel 1453, da parte dei Turchi, il bosco del Cansiglio aumentò di importanza. Nel 1548 fu nominato il primo responsabile della foresta, un magistrato “sopra legne e boschi” e il bosco del Cansiglio prese il nome di “Bosco da reme” o “Bosco dei Dogi”: era diventato un bene da proteggere e preservare quale fonte per la produzione di legname per l’Arsenale di Venezia. Per contrastare le flotte turche, fu necessaria una evoluzione dell’architettura navale: per trasportare più soldati e cannoni più grossi erano richieste galee di maggiori dimensioni, anche la lunghezza dei remi doveva essere maggiore. I faggi erano gli alberi più adatti per questo tipo di remi: tronchi privi di nodi, molto lunghi e grossi, sopra i 50 cm di diametro, per cui dovevano avere circa 120-140 anni. Se ora il 95% della vegetazione della riserva del Cansiglio è costituita proprio da faggi, è il risultato della gestione attiva svolta dall’uomo. All’interno della foresta fu vietato, alle popolazioni locali, il pascolo e la raccolta del legname. Per favorire il mantenimento dell’area gestita dalla Serenissima, e le attività di raccolta del legname, il bosco fu suddiviso con l’installazione di cippi lapidei recanti una sigla imposta dal Capitano dei Boschi che governava l’area.

Nella piana si trova l’Azienda Agricola Malga Filippon, immersa nei verdi pascoli del Cansiglio, la cui giornata inizia prima dell’alba con la mungitura delle vacche e prosegue con la cura di tutti i suoi animali(manze da latte, vacche, da latte, maiali, polli, galline, asini) e termina con la seconda mungitura alla sera: il latte Bio del Cansiglio viene, poi, trasformato dal Centro Caseario dell’Altopiano Tambre Spert Cansiglio. Ottime colazioni e piatti preparati con cura, con i prodotti freschi e genuini dell’azienda. Ci si può anche dormire (le camere sono 5, ognuna con un suo stile (Info: www.agriturismofilippon.it).

Dove dormire

Relais Althea

L'Azienda Agricola Althea, vero gioiello incastonato nel cuore dei vigneti del Conegliano Valdobbiadene, è stata fondata da Marika Drusian nel 2003, acquistando e reimpiantando a nuovo i primi ettari di vigneti nella tenuta Ru de Confin, vicino a Vittorio Veneto (TV). Nel 2006, poi, è diventata operativa la cantina di vinificazione. Oggi l'Azienda, che lavora le uve coltivate nei 13 ettari di proprietà producendo vini bianchi, rosati, rossi e prosecchi, ha anche un relais di 7 stanze, con centro benessere e piscina, ed un agriturismo di 5 stanze (Info: www.relaidsalthea.it)

Dove mangiare:

Ristorante Le Macine

La struttura, lambita dalle acque del fiume Meschio (sorge, infatti, nel “muscolo vitale” della città) conserva nel ponte d’ingresso le antiche pietre delle macine ed ospita, oggi, il ristorante Le Macine, che risale al ‘700. (Info: www.hotelristorantelemacine.it).

Giovanni Scotti

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