Il film è delicato e languido come un pomeriggio dorato

L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin

  Cultura e Spettacoli  

Èstate, campagna friulana vicina alle rive del Tagliamento. Giacomo (Giacomo Zulian), diciotto anni, sordo fin da piccolo, ha appena superato l’esame di maturità ed è in attesa di sottoporsi a un intervento che gli permetterà di riacquistare l’udito. Stefania (Stefania Comodin) è una sua amica d’infanzia di sedici anni.

I due vanno al fiume per un picnic, percorrendo un sentiero stretto tra rovi e pantani fangosi. Come in una fiaba incantata, i due si smarriscono nel bosco per ritrovarsi poi in un posto paradisiaco, soli e liberi, durante un pomeriggio che sembra durare il tempo di un’estate. Giacomo e Stefania fanno il bagno, scherzano, si provocano come in una lotta danzata nelle acque del fiume, fanno un picnic. Di sera vanno a una festa popolare, salgono su una giostra, ballano. Giacomo biascica parole poco comprensibili mentre Stefania parla pochissimo. Sono vicini, molto vicini.

Come lo sono di nuovo al fiume mentre giocano a tirarsi il fango e ancora su una bicicletta che percorre i grandi spazi aperti al tramonto. Un apprendistato dei sensi: non ci si tocca, eppure si è tutti pelle, respiro e soffio. La sensualità accompagna i giochi da bambini, finché Stefania e Giacomo non sentono che l’avventura, che hanno appena vissuto, non è altro che un ricordo dolceamaro di un tempo perduto.

Una storia d‘amore e d’iniziazione alla vita adulta, dove il presente si mescola al ricordo e il passato risorge con la chiarezza e lo stupore della prima volta. I ricordi non sono solo ciò che ciascuno di noi porta in sé e che improvvisamente ritrova. Sono anche vere e proprie scoperte. Bisogna sapere che noi non vediamo mai le cose una prima volta, ma sempre la seconda. Allora le scopriamo e insieme le ricordiamo.

La macchina da presa segue passo passo i due ragazzi, li pedina.

Solo nel finale entra in scena Barbara (Barbara Colombo), l’altra figura femminile del film.

Gli adolescenti del primo lungometraggio del friulano Alessandro Comodin si sono rivelati gli attori più carismatici del Locarno Film Festival 2011.

L’opera è riservata agli spettatori amanti di un cinema di atmosfere che cercano la delicatezza di un tocco, di un respiro, di un ricordo.

Questa fiaba moderna, girata da Comodin con stile minimalista, è nelle sale dal 20 luglio, dopo essere stato presentato in numerosi festival ed aver ricevuto già molti premi (il Pardo d’Oro a Locarno, il Gran premio della Giuria a Belfort, l’Ovidio d’Argento a Sulmona, il Woosuk Award in Corea, una menzione speciale al Festival dei Popoli del 2011).

GS

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