La mostra è a cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Giulio Paolucci, Alessandra Tiddia

Mart Rovereto e Fondazione Luigi Rovati Milano: la mostra ETRUSCHI DEL NOVECENTO

  Cultura e Spettacoli  

Dal 7 dicembre al 16 marzo 2025 il Mart Rovereto (Corso Bettini, Rovereto - www.mart.trento.it) ospita la mostra ETRUSCHI DEL NOVECENTO, un grande progetto espositivo sulla fortuna che ebbe la cultura etrusca sui moderni e sui contemporanei, organizzata dal Mart di Rovereto e dalla Fondazione Luigi Rovati di Milano.

La mostra conferma, così, la mission del museo Mart che tutela, studia e valorizza un patrimonio di opere e materiali d’archivio.

Il progetto espositivo è curato da un etruscologo (Giulio Paolucci, Fondazione Luigi Rovati, direttore Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona) e tre storiche dell’arte (Lucia Mannini, Accademia delle Belle Arti di Firenze, Presidente Museo Stibbert, Anna Mazzanti, Politecnico di Milano, ed Alessandra Tiddia, Mart di Rovereto).

Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart ha detto: Tutto il Novecento è percorso da una 'febbre etrusca' che va da Martini a Serafini e che indica un percorso non classico, ma espressionistico, deformante dell’arte del Novecento, una vera e propria estetica della deformazione senza tempo.

Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione Luigi Rovati, ha dichiararo: Abbiamo accettato con entusiasmo questa collaborazione con il Mart che consolida la nostra costante ricerca di dialoghi fra il mondo etrusco e gli artisti che nel tempo ad essa si sono ispirati.

La mostra sarà, poi, presentata a Milano dal 2 aprile al 3 agosto 2025 nella sede dellla Fondazione Luigi Rovati (Corso Venezia 52, Milano - www.fondazioneluigirovati.org), confermando, così, l’identità e l’eclettismo della Fondazione che incrocia le epoche storiche e le categorie artistiche, partendo dal nucleo originario della collezione etrusca per arrivare ad opere commissionate ad artisti viventi.

La mostra ETRUSCHI DEL NOVECENTO propone oltre 200 opere con un dialogo tra grandi capolavori dell’arte moderna e reperti archeologici a cui si aggiungono decine di documenti, libri, fotografie, riviste.

I confronti in mostra non si limitano agli aspetti stilistici o alle somiglianze: sono basati, infatti, su documenti e dichiarazioni degli artisti stessi che furono influenzati, parteciparono a “tour etruschi”, visitarono musei e zone archeologiche, scrissero, studiarono o si dedicarono alle “etruscherie”.

La mostra ETRUSCHI DEL NOVECENTO, dunque, racconta di come la civiltà etrusca abbia influenzato, a più riprese, la cultura visiva del secolo breve: a partire dai ritrovamenti archeologici (1916: ritrovamento dell’Apollo di Veio) e dai tour etruschi, organizzati a cavallo tra il XIX e il XX secolo, fino alla Chimera di Mario Schifano, eseguita durante una performance a Firenze nel 1985, in occasione dell’inaugurazione del cosiddetto anno degli etruschi.

Ricordiamo che l’eco di scoperte sensazionali come quella dell’Apollo di Veio (del IV secolo a.C. la scultura in terracotta dipinta, alta quasi due metri, fu ritrovata nel 1916 ed è oggi conservata al Museo di Villa Giulia a Roma) portò alla diffusione di numerosi studi e pubblicazioni e alla ripresa di stili, forme, temi, materiali.

Il sorriso arcaico, gli animali fantastici, la vita e la morte, il culto del popolo misterioso ammaliarono i moderni, affascinati dallo stile denso, sintetico, sincero, “primitivo”.

Tra gli altri, contribuì al “mito etrusco” l’intellettuale di riferimento del primo Novecento, Gabriele d’Annunzio. Negli anni dei suoi viaggi a Volterra, dove ambientò il suo romanzo Forse che si, forse che no, d’Annunzio lavorò all’opera drammaturgica La città morta che andò in scena a Parigi (1898) e a Milano (1901) con l’interpretazione di Eleonora Duse. Nel generale clima di interesse verso l’archeologia e gli scavi, il Vate mise in scena una tragedia ambientata in un tempo sospeso, nel mondo delle ombre, nel quale i protagonisti si muovono tra un repertorio indistinto di copie di opere archeologiche.

Se la cultura di fine Ottocento, erede della tradizione simbolista, è incuriosita da un popolo misterioso che riaffiora dalle tombe dell’Etruria, nel secondo Novecento due celebri esposizioni amplificheranno la portata del fenomeno anche all’estero, raggiungendo artisti del calibro di Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Andy Warhol o registi come Alfred Hitchcock.

Si tratta della Mostra dell’arte e della civiltà etrusca, allestita da Luciano Baldessari a Palazzo Reale a Milano nel 1955, e di Civiltà degli Etruschi, organizzata nel 1985 nell’ambito del variegato Progetto Etruschi che la città di Firenze e la Regione Toscana dedicarono a quello che venne chiamato l’anno degli etruschi.

Oggi, dunque, Mart e Fondazione Luigi Rovati offrono per la prima volta una visione complessiva del vasto e articolato fenomeno che fu la riscoperta della civiltà etrusca nel secolo scorso, attraverso un progetto in due tappe diverse e complementari, da inizio dicembre ad inizio agosto 2025

ETRUSCHI DEL NOVECENTO è anche un catalogo, pubblicato da Johan & Levi Editore con i saggi delle tre curatrici e del curatore e testi di esimi studiosi e studiose come Matteo Ballarin, Fabio Belloni, Martina Corgnati, Alessandro Del Puppo, Maurizio Harari, Claudio Giorgione, Mauro Pratesi, Nico Stringa.

Il display allestitivo, coinvolgente e scenografico, è di Officina delle idee, Torino.

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