L’Appennino Reggiano riserva molti luoghi da scoprire e visitare

Appennino Reggiano: un’oasi di pace e relax

  In viaggio tra gusto e cultura  

Nei giorni scorsi abbiamo visitato l’Appennino reggiano accompagnati da Rachele Grassi di Visit Emilia, referente diretta del tour, e dellp IAT dell’Appennino Reggiano.

L'Appennino reggiano, che occupa circa la metà della superficie della provincia di Reggio Emilia, comprende, nell’Alto Appennino, i comuni di Castelnovo Monti, che è considerato il "capoluogo" di questo territorio, e Ventasso, che, dal 2016, comprende Collagna, Busana, Ramiseto e Ligonchio e Villa Minozzo. Nella fascia del medio-basso Appennino, invece, si trovano i comuni di Vetto, Canossa, Casina, Viano, Baiso, Carpineti e Toano. Quattro Castella, Vezzano sul Crostolo, Albinea, Scandiano, San Polo d'Enza, infine, fanno parte della prima fascia collinare e dell'alta pianura.

I territori di Castelnovo Monti, Villa Minozzo, Busana, Ramiseto, Collagna e Ligonchio sono, in parte, inclusi nel Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.

Il territorio dell'Appennino reggiano è particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico e paesaggistico e si conserva autentico perché ha una bassa densità di popolazione.

Inoltre, non è attraversato da autostrade o ferrovie: gli svincoli autostradali più vicini sono Reggio Emilia e Campegine sull'A1 e Aulla sull’Autostrada A15. L'asse stradale principale è la strada SP63R del Valico del Cerreto, che congiunge Reggio Emilia a Castelnovo Monti e alle provincie di Massa e La Spezia, e collega vari centri.

Alcune strade provinciali permettono il collegamento con la pianura.

Nel comune di Castelnovo ne’ Monti consigliamo una sosta al Bar Turista, sito nel centro del comune, dove si può degustare lo gnocco con il caffè.

Poi si procede senz’altro verso la Pietra di Bismantova: una roccia inconfondibile, dalla particolare forma a nave (lunga un chilometro, larga 240 metri ed alta 300), formatasi all’incirca 15 milioni di anni fa, vale a dire nel Miocene medio inferiore, che si staglia isolata, ben visibile da tutto il territorio dell'Appennino reggiano, con facili sentieri e oltre 300 linee di arrampicata.

Secondo la tradizione Dante Alighieri trasse ispirazione proprio dalla Pietra di Bismantova, che visitò nel 1306, per immaginare la forma del Purgatorio. Di sicuro il poeta la citò nel IV canto del Purgatorio con questi versi: Vassi in San Leo e discendesi in Noli, montasi su Bismantova in cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli; dico con l’ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume.

Ai piedi della rupe sorgono un eremo benedettino, edificato nel 1617, ora santuario mariano, dove sono conservati affreschi risalenti al XV secolo, come la Madonna di Bismantova, cui l’Eremo è dedicato, ed il Centro “Laudato Sii”, dove Rachele Grassi ha approfondito gli aspetti enogastronomici del territorio.

Dal piazzale Dante, dove si trova un ampio parcheggio, si arriva prima all’Eremo, si passa accanto alla fontana dedicata alla Madonna e seguendo le indicazioni per il sentiero Cai si seguono grandi costoni di arenaria, attraversando aree in cui sono evidenti le tracce di grandi frane avvenute in secoli recenti. Più avanti il sentiero si snoda prima in un’area boschiva e da ultimo in un ripido tratto finale che sale intagliato nella roccia. Dal pianoro sommitale si può godere una vista a 360° su pianura Padana, medio ed alto appennino Reggiano.

Nell'alta valle del Secchia di notevole importanza naturalistica e geologica sono le bianche pareti dei Gessi Triassici, antichissime formazioni rocciose risalenti ad un periodo di circa 200 milioni di anni fa.

Le pareti si estendono per circa 10 km lungo l'alta valle del fiume Secchia tra i comuni di Castelnovo ne' Monti e Villa Minozzo, mentre le Fonti di Poiano, la più importante risorgente carsica dell'Emilia-Romagna, con una portata media di oltre 700 l/sec., sono caratterizzata dalla presenza del cloruro di sodio.

Le acque minerali di Poiano, che hanno caratteristiche utili nella cura delle malattie della colecisti, delle disfunzioni epatiche, della stipsi di origine digestiva e dell'obesità, si presentano come una serie di ruscelli e piccoli laghi, dove, soprattutto in estate, si bagnano molte persone. Nei pressi del Ristoro è presente una fontana dove si possono bere liberamente queste acque termali.

L’Appennino reggiano è caratterizzato dalla presenza di pievi e castelli matildici, di cui il più celebre è quello di Canossa.

La casata dei Canossa, lo ricordiamo, raggiunse l'apice con la Contessa Matilde, nel periodo delle lotte per le investiture che culminarono nel famoso episodio di Enrico IV a Canossa, nello storico castello, e con le successive lotte per il possesso del patrimonio Matildico.

Tra i castelli consigliamo di visitare il Castello di Carpineti, che, al tempo della Contessa Matilde, ospitò pontefici, imperatori, re e duchi per la stipula di accordi sulle sorti d'Italia. Il mastio è ancora pressoché integro e si innalza su uno degli speroni rocciosi del crinale del monte Antognano. La struttura del complesso è definita "castello-recinto" con una cinta a pianta irregolare simile ad un trapezio. All'estremità del lato corto meridionale c'è un piccolo ambiente absidato che si configura come un torrione rotondo attraverso il quale si entrava nel castello. All'interno si nota una torre isolata a pianta quadrata, costituita da masselli di pietra ben squadrati. E’ possibile la visita guidata al Castello a cura di Gruppo Storico Il Melograno.

Consigliamo, anche, di visitare il complesso della Pieve di San Vitale, che sorge in un pianoro erboso a circa 4 Km dal Castello, che, secondo la tradizione, era a tre navate, delimitate da absidi semicircolari, separate da due colonnati. Nella sottostante chiesa di santa Caterina. è stata trasportata anche l’antica mensa d’altare di san Vitale.

All’interno di cinque piccole nicchie disposte a croce sulla superficie della mensa erano conservate importanti reliquie: vasetti in vetro apodi, di antica fattura recanti tracce di tessuti e frammenti lignei, latrine plumbee, che ricoprivano i reliquari, (“Legno della croce di Cristo”, “ossa di san Vitale”, …). Dell’antica Pieve, purtroppo, attualmente, è visibile solo il nartece ed un breve tratto del muro perimetrale.

Estesi boschi di faggio ricoprono le montagne tra quota 900 -1.000 m fino ai 1.700-1.800 m. Nelle aree meno ripidi i boschi lasciano il posto a prati e pascoli sfruttati per l'allevamento. Di forte attrazione anche la raccolta, regolata, di funghi, castagne, mirtilli, lamponi e prodotti del sottobosco

Il turismo dispone di un largo potenziale, tuttora solo in parte sfruttato.

Questo tratto dell’Appennino è di forte richiamo per l'escursionismo: la rete dei sentieri, contrassegnata dalla segnaletica CAI di colore rosso-bianco, infatti, si estende tra cime che superano i 2.000 m su un territorio intatto dal punto di vista naturale e protetto dalla presenza del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. In inverno, diverse stazioni sono attrezzate per gli sport invernali, tra cui sci alpino e sci di fondo.

Ma veniamo ai gustosi eccellenti prodotti enogastronomici.

Il prodotto più rilevante è il Parmigiano Reggiano: la produzione dell'Appennino reggiano è contraddistinta da un elevato standard di qualità.

A questo proposito consigliamo di visitare la Latteria San Giorgio, che produce il Parmigiano Reggiano Prodotto di Montagna, prodotto interamente in montagna che supera rigidi controlli di qualità: dall'allevamento (solo alimentazione tradizionale di erba, fieno e cereali) al caseificio, infatti, e senza intermediari, ogni passaggio è accuratamente esaminato per garantire un formaggio genuino, salutare, e prodotto secondo tradizione.

In questo territorio è radicato anche l'allevamento di ovini: la produzione di pecorino, però, oggi, è limitata al mercato locale.

La presenza industriale è limitata e si trova in alcune zone della fascia basso appenninica.

Segno di tale presenza, a Ligonchio, è il percorso panoramico della ex ferrovia ENEL Decauville in val d’Ozola

Dove dormire:

Relais Borgo Vercallo, un luogo dove il tempo non ha importanza, sospeso tra pianura e montagna, tra passato e presente, vera porta di accesso ai tesori dell’Appennino Reggiano.

Questo relais è un riparo sicuro dove il moderno viandante riprende fiato e assapora il riposo. Il relais comprende una dimora principale, elegante e raffinata, che può ospitare fino a 10 persone, e due appartamenti, il “Gelsomino”, perfetto per un soggiorno di coppia, e “L’Ulivo”, dallo stile country chic, che può ospitare fino a 4 persone. Il progetto di valorizzazione del Borgo Vercallo, pronto ad accogliere chiunque desideri allontanarsi dalla frenesia della vita quotidiana e voglia scoprire un’oasi di pace e di estrema tranquillità, nasce da Vittorio Rabboni, imprenditore reggiano, che con la sua società Le Fattorie di Matilde, gestisce il Relais.

Il connubio tra gli antichi muri in arenaria con l’eleganza e la raffinatezza degli arredi del Relais, i cortili e il giardino privato con piscina consentono, inoltre, di organizzare eventi e meeting riservati (ritiri aziendali - corporate retreat - e team building, ritiri e workshop mindfulness, yoga, meditazione e pilates ...)

L’ospitalità del Borgo vuole promuovere l’idea di turismo lento attraverso camminate tra sentieri appenninici, trekking a cavallo, in mountain bike (o e-bike), visite ai Castelli matildici, tour enogastronomici e altre attività volte a riscoprire le tradizioni locali ed il territorio.

Relais Borgo Vercallo è parte di un progetto più ampio, volto alla valorizzazione e promozione di un’esperienza “di viaggio, di gusto e di spirito” lungo la famosissima via Matildica del Volto Santo, che si snoda da Mantova a Lucca lungo un percorso di 285 chilometri attraverso l’appennino Tosco Emiliano.

Info: www.borgovercallo.com

Dove mangiare:

Ristoro Le Fonti di Poiano

Agriturismo Mulino in Pietra: i primi documenti che parlano del Borgo del Mulino in Pietra, risalgono al 1432, e denotano l’antico borgo come oggetto di un passaggio ereditario. Data la sua conformazione, ma soprattutto data la tecnologia delle sue macine a ritrecine o a ruota orizzontale della Fabbrica del Mulino, è possibile che il borgo sia ben più antico del 1400.

Info: https://www.comune.villa-minozzo.re.it/cultura-e-territorio/la-natura/le-fonti-di-poiano/

Rifugio dell’Aquila

La struttura si trova a Ligonchio, nel cuore del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.

Info: www.ilrifugiodellaquila.com

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