Il Calendario Epson 2020 "Eden in Urbe" è firmato da Tancredi Mangano

Epson: il calendario 2020

  Cultura e Spettacoli  

L’azienda giapponese Epson, leader mondiale nell'innovazione con soluzioni pensate per connettere persone, cose e informazioni con tecnologie proprietarie che garantiscono efficienza, affidabilità e precisione, ha dedicato anche l’edizione 2020 del Calendario alla fotografia italiana: quest'anno Tancredi Mangano racconta il paradiso perduto, protagonista di Eden in Urbe.

Eden in Urbe, il calendario 2020, infatti, è il nuovo omaggio di Epson alla fotografia italiana nell'anno del ventennale del progetto Calendario, che, dal 2001, racconta i grandi interpreti dell'immagine e la loro visione artistica attraverso le fotografie stampate con la tecnologia della società giapponese sino a creare un vero e proprio oggetto da collezione.

Epson, azienda totalmente dedicata ed immersa nel mondo delle tecnologie digitali, quindi, sceglie ancora una volta un oggetto cartaceo di lunghissima tradizione proprio nel momento del grande cambiamento epocale nella storia, nell'economia, nella società, nella cultura: a questo oggetto fisico, infatti, Epson rimane assolutamente fedele.

Il Calendario Epson 2020 è una narrazione della città per immagini secondo un inedito punto di vista: l'autore opera un completo ribaltamento della prospettiva che dà origine a una nuova rappresentazione della natura nel contesto urbano, sino a rendere invisibile la città stessa. La vegetazione, infatti, rappresentata nella sua dimensione primigenia, quasi selvaggia, diventa la protagonista in un contesto urbano in cui gli edifici appaiono come intrusi. Gli alberi si prendono la scena e ritorna il colore con la delicatezza cromatica di una stampa giapponese o con la precisione minima di un intreccio lavorato a china; le costruzioni e i palazzi invece appaiono sullo sfondo, anonimi ed estranei, spesso solo intuibili.

Nelle 12 foto del calendario 2020 la città di Milano è descritta attraverso un dialogo tra ambiente naturale ed umano secondo una prospettiva inusuale che si richiama alle origini, quando, cioè, la natura era incontaminata.

Il mio lavoro è nato osservando una realtà che di solito sfugge allo sguardo di chi vive in una città come Milano: l'idea era di rappresentare un luogo in cui la vegetazione è capace, nonostante gli innumerevoli ostacoli, di recuperare una dimensione quasi incontaminata. - spiega Tancredi Mangano - Dopo qualche giorno di lavoro ho cominciato a invertire la prospettiva in cui noi abitualmente ci muoviamo: ho iniziato a fotografare gli alberi facendo in modo che fossero gli edifici ad apparire come intrusi. E l'ho fatto in appena due mesi, a ribadire come oggi l'alternarsi delle stagioni sia frutto più dello sguardo e della memoria che di un reale avvicendarsi nel tempo.

Lo sguardo dei grandi fotografi italiani diventa, così, immagine concreta grazie alla tecnologia di stampa fotografica Epson, che traduce su carta la visione artistica dell'autore: tutte le foto del calendario sono prodotte con stampanti, carte e inchiostri Epson e descrivono in maniera precisa i dettagli e le variazioni cromatiche degli scatti originali, grazie all'elevata tecnologia di stampa, oggi uno standard di qualità riconosciuto nel settore della fotografia internazionale. Il risultato è un Calendario da collezione a tiratura limitata: solo 800 copie numerate caratterizzate da immagini accurate e precise, stampate in originale e incollate a mano per ogni mese dell'anno.

Il progetto del Calendario Epson, che compie vent'anni, è nato dall'idea di offrire un tributo alla grande fotografia italiana e, nello stresso tempo, dimostrare, in modo tangibile e con esempi prestigiosi, la qualità della stampa fotografica Epson. Negli anni ogni Calendario ha raccontato non solo l'autore, ma anche una storia, un sentimento, un impegno concreto, una visione del mondo.

Roberta Valtorta, storica e critica della fotografia, parla così del Progetto Calendario Epson: … È straordinario osservare come un'azienda totalmente dedicata, anzi immersa nel mondo delle tecnologie digitali, abbia fatto cadere la sua scelta su un oggetto cartaceo di lunghissima tradizione proprio nel momento del grande cambiamento epocale nella storia, nell'economia, nella società, nella cultura, segnato dal passaggio da un millennio a un altro, e a questo oggetto fisico sia rimasta assolutamente fedele. … Ed ecco l'anima dei calendari Epson: tutti questi diversi elementi compongono un insieme che tende a restituire non una descrizione della realtà che ogni giorno viviamo, ma a porre davanti ai nostri occhi dei mondi immaginari, fortemente poetici, idealmente astratti, che alludono al sogno, forse anche al ricordo, ma che soprattutto ci dicono che l'immagine non è la realtà.

Massimo Pizzocri, amministrare delegato di Epson Italia, ha detto: In questi vent'anni abbiamo sempre lavorato con fotografi di prestigio che ci hanno permesso non solo di dare concretezza alle loro immagini, ma anche di raccontare, in qualche modo, il mondo di Epson, laddove questo percorso è diventato comune. La visione di ognuno, sia essa artistica o di impegno concreto, magari per la salvaguardia del Pianeta, ha trovato nella nostra tecnologia lo strumento per dare vita a bellezza, precisione di racconto, potenza comunicativa delle loro immagini. E di tutto questo siamo felici e fieri.

Questi i fotografi italiani che negli anni hanno reso il Calendario un vero capolavoro artistico: 2001 - Giorgio Lotti. Luce, colori, emozioni (Perdute nelle sfumature del blu, onde del mare o stoffe vellutate, fotografia o pittura. L'immagine gioca sulla compresenza di diverse possibili letture, mettendo in evidenza un tema centrale della fotografia: l'ambiguità della rappresentazione); 2002 - Franco Fontana. Paesaggio immaginario (Sotto l'apparenza di un paesaggio visto con i nostri occhi, si nasconde un luogo irreale creato attraverso l'elaborazione tecnologica e il montaggio. L'immagine si nutre di finzione e assolve al compito di dare corpo a una realtà che non esiste); 2003 - Mario De Biasi. Immagini che contano (Cinque anatre galleggiano sull'acqua lievemente increspata, leggere. Come per magia, come in una favola, l'acqua è dorata: la texture meravigliosa rimanda alla lavorazione di un raffinato gioiello, e invece ad agire è solo la luce, generatrice della fotografia); 2004 - Giovanni Gastel. La realtà immaginata (Una o tre pere? Una strana matrioska raccontata in modo esplicito? La stessa pera che si muove e cambia forma? L'immagine propone un gioco sapiente completamente basato sulla composizione e sulla gestione del colore, caldo e invitante); 2005 - Mimmo Jodice. Mare (Nella purezza di un bianco e nero cristallino, il mare si offre in modo essenziale, fuori dalla storia e da ogni tipo di tempo. La fotografia mostra solo l'alta linea dell'orizzonte e la grande distesa d'acqua animata dalla luce, che con l'acqua sembra coincidere); 2006 - Ferdinando Scianna. Allo specchio (Pare una finestra e invece, appare presto evidente, è uno specchio quello che sta al centro dell'immagine. Una realtà virtuale viene a trovarsi in un ambiente reale, qui sintetizzato nel grigio della superficie materica. Ma fisicità e virtualità sono entrambe reali.); 2007 - Gian Paolo Barbieri. Eleganza naturale (La bellezza straordinaria e insuperabile delle forme della natura, l'esattezza della geometria e delle tessiture sono qui esaltate e sottolineate da una ripresa rigorosa fondata sul contrasto tra chiaro e scuro, tra linee nette e morbidi contorni); 2008 - Gianni Berengo Gardin. Poesie italiane (Gli esili tronchi degli alberi spogli, il disegno dei rami sottili, le macchie nere tondeggianti laddove non vi è neve sembrano segni su uno spartito musicale. Nello scarno paesaggio invernale cogliamo i ritmi della natura. Questo ci mostra il fotografo); 2009 - Massimo Vitali. Paesaggi umani (Le figure colorate piccole e piccolissime dei bagnanti, adulti e bambini, si staccano dal fondo di un'acqua di mare e di una terra resi chiari, quasi bianchi dall'intervento dell'artista. In questo paesaggio il mondo è rappresentato dagli uomini che lo abitano); 2010 - Vittorio Storaro. Scrivere con la luce (Più immagini sovrapposte creano una narrazione inventata eppure possibile. Gli occhi della donna parlano dell'importanza della visione, la figura che si allontana e inizia il suo viaggio ci dice che il racconto è appena iniziato. Non sappiamo che cosa ci sia oltre la luce); 2011 - Gabriele Basilico. Dentro la città (La città è un enorme organismo in crescita che si struttura nel tempo secondo tipologie costruttive diverse. In fotografia la veduta è un modo molto efficace per restituire la complessità della realtà storica urbana, abbracciata in un ampio sguardo); 2012 - Maurizio Galimberti. Passato contemporaneo (La struttura architettonica viene indagata, quasi ispezionata, in ben ottanta immagini, ciascuna slittata rispetto alle altre che la precedono o la seguono. La sensazione che ne deriva è quella di un dubbio ossessivo tra ripetizione e variazione); 2013 - Stefano Unterthiner. Equilibri naturali (Meravigliosi cigni selvatici dalle zampe nere e dal becco giallo e nero si stagliano, con i loro corpi candidi, su uno sfondo altrettanto candido. Sembrano pensieri di figure apparsi all'improvviso in una immagine che non sappiamo se fotografata o disegnata); 2014 - Luca Campigotto. Scenari (La città ripresa di notte e resa cromaticamente omogenea si mostra nelle sue strutture perfette, nel suo stesso progetto. Il reticolato regolare delle finestre, la verticalità assoluta delle architetture parlano di una civiltà tecnologica e algida); 2015 - Renato Marcialis. Luci e ombre (Sontuose piante di radicchio trionfano nel loro rosso e bianco in una immagine di decisa impostazione classica. Magistrali colpi di luce e una composizione curata e basata su pochi elementi rimandano a una splendente natura morta seicentesca); 2016 - Francesco Radino. Aure d'Oriente (Come in un sogno, ecco apparire in primo piano la struttura inaspettatamente geometrica e un poco minacciosa dei rami scuri e come tra loro collegati di un albero, quasi macchina e quasi animale, al di là del quale, leggero, si annuncia un paesaggio chiaro); 2017 - Andrea Pistolesi. Senza confini (In un formato orizzontale allungato percepiamo la grandiosità del paesaggio naturale, fatto di terra, acqua, cielo, e vento che muove le nuvole. Nell'immagine la linea dell'orizzonte riveste un ruolo importante poiché taglia in due parti l'immagine e insieme il mondo); 2018 - Cristina Omenetto. Terre di passo (Una sfinge dai colori delicati e cangianti si ripete sovrapponendosi a se stessa. Questo meccanismo di sovrapposizione parla di uno stato d'animo e di un sentimento di sé nel paesaggio, la trasparenza dell'immagine parla di pensieri e di ricordi); 2019 - Fabiano Ventura. Testimoni del tempo (La neve diventata ghiaccio e poi acqua, l'immensità e la forza di una natura che ci ha preceduti sulla faccia della terra conferiscono all'immagine grande dignità e autorevolezza. Così, la montagna mostra le sue forme importanti, le sue materie antichissime); 2020 - Tancredi Mangano. Eden in urbe (Un'immagine basata sugli opposti, nella quale le stanche foglie autunnali di un albero si contrappongono alla texture regolare di un muro di città. Il caldo marrone della natura vegetale entra in contrasto con il colore freddo grigio-azzurro della struttura costruita dall'uomo).

Info: www.global.epson.com - www.epson.eu - www.epson.it

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