Motore Sanità: Il sistema è pronto a ricevere l’innovazione nella cura dei tumori?

26/03/2022


Giovedì 24 e venerdì 25 si è tenuto l’evento ONCONNECTION 2022 Disruptive Innovation in Oncologia, organizzato da Motore Sanità, nel corso del quale i massimi esperti dell’oncologia italiana hanno portato le loro esperienze preannunciando i grandi passi della ricerca scientifica nel garantire una migliore qualità della vita del paziente oncologico.

Le innovazioni dirompenti che caratterizzano l’oncologia sono la terapia targhetizzata e customizzata grazie alla biologia molecolare con il superamento delle terapie solo chemioterapiche ed empiriche, il potenziamento della immunità del paziente per combattere le cellule tumorali (dall’immunoterapia alle CAR), la creazione di vaccini m-rna preventivi e curativi per il melanoma ed il tumore del colon-retto, una diagnostica di precisione per il carcinoma della prostata, la creazione di farmaci agnostici con obiettivo la variante genetica indipendentemente dalla tipologia tumorale.

Il tema principale al centro del dibattito è stato l’oncologia territoriale: la nuova oncologia ospedale/territorio è un cambiamento organizzativo ineludibile che nasce dal cambiamento epidemiologico (cronicizzazione delle patologie oncologiche, età), dal progresso della ricerca scientifica con le nuove tecnologie messe in campo.

Riportiamo allora alcuni passi dei vari interventi.

Giuseppe Longo, Coordinatore GREFO ha dichiarato: Le CAR-T costituiscono un bellissimo modello da tutti i punti di vista. Con l’oncoematologia da una parte e le innovazioni dall’altra, arriveremo a farmaci molto innovativi e potenti. Ma c’è un ma: se noi partecipiamo allo sviluppo del farmaco, anche il farmaco deve costare di meno. Se si crea questa partnership, è chiaro che come sistemi sanitari abbiamo dato un contributo al valore terapeutico di quel farmaco, che ci deve essere riconosciuto. Questo è uno degli aspetti a cui dovremo sempre più pensare in futuro. Ci vuole una Disruptive Innovation per rompere questo sistema.

Franca Fagioli, Direttore SC Oncoematologia Pediatrica e Centro Trapianti AOU Città della Salute e della Scienza di Torino - Direttore Rete Oncologica Pediatrica Piemonte e Valle D’Aosta, ha detto: Le CAR-T, così come dice il Dottor Longo, possono essere un modello. Ma per permetterci un cambio reale, molto importante è anche il ruolo delle Associazioni dei pazienti, che sono parte integrante di tutti quelli che sono i nostri atti terapeutici: dalla gestione alla condivisione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali.

Il cambiamento rappresenta una necessità anche per Gianni Amunni, Direttore Generale ISPRO Regione Toscana che, dati alla mano, ha rivelato: 3milioni e 600mila casi prevalenti oncologici rappresentano una domanda rilevante, ma soprattutto caratterizzata da bisogni assistenziali molto diversi che vanno dall'alta intensità (Car-T) a esigenze più di tipo socio-sanitario. Occorre riorganizzare l'intera oncologia (ora solo ospedaliera) prevedendo nuovi setting assistenziali che vanno dai letti di cure intermedie a case di comunità, fino al domicilio (protetto e assistito) del paziente. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha focalizzato l'attenzione sul tema della medicina territoriale e sempre di più occorre riempire di contenuti e di funzioni i "nuovi luoghi di cura" che si stanno costruendo. L'oncologia è pronta a una nuova organizzazione che prevede nel territorio non solo psiconcologia, riabilitazione oncologica, supporto nutrizionale, cure sintomatiche e palliative, ma anche la delocalizzazione di alcuni trattamenti specifici per la cura dei tumori”.

In oncologia si sta assistendo ad innovazioni mai viste prima: dalla biologia molecolare ai farmaci innovativi, a cambiamenti organizzativi con ricadute di grande impatto favorevole per i malati. - ha chiosato Luigi Cavanna, Presidente CIPOMO - Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri. Nel nostro Paese sono attive reti oncologiche in diverse Regioni, in altre Regioni le reti oncologiche sono in via di implementazione/realizzazione. È fondamentale organizzare la presa in carico del paziente oncologico, date le grandi criticità che la malattia cancro comporta, una presa in carico che sia omogenea e riproducibile su tutto il territorio nazionale e questo è possibile attraverso il modello di rete, solo cosi vi sarà equità di accesso alle cure, continuità assistenziale e ricerca clinica diffusa”.

Convinti dell’importanza delle reti oncologiche anche Pietro Giurdanella e Stefano Moscato, Componenti del Comitato Centrale FNOPI:

L’oncologia territoriale ha bisogno delle Reti oncologiche che svolgono un ruolo prioritario, anche per non determinare situazioni di mobilità regionale per ottenere cure di cui i pazienti dovrebbero usufruire con la massima prossimità. E nelle Reti l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità (IFeC) rappresenta un cambiamento epocale nella cura della malattia oncologica e nella restituzione di una vita quasi normale per milioni di persone che, purtroppo, hanno incontrato nella loro vita il cancro e che desiderano riappropriarsi di una migliore qualità della vita”.

Per Pietro Giurdanella e Stefano Moscato, l’infermiere di famiglia e di comunità in ambito oncologico è garante della risposta assistenziale, secondo un protocollo di intervento, dell’efficacia e dell’appropriatezza delle prestazioni, dell’efficienza dei percorsi assistenziali, dell’ottimizzazione delle risorse, dell’integrazione tra bisogni e realtà assistenziale e dell’umanizzazione dell’assistenza.

Il problema è la carenza di infermieri: per un’assistenza di qualità in tutto mancherebbero, secondo fonti istituzionali, tra i 20 e i 30.000 infermieri di famiglia e di comunità, almeno 6-9000 infermieri per l’ADI. La FNOPI ha messo a punto alcune proposte a breve, medio e lungo termine, con particolare attenzione a residenzialità e alle aree interne e disagiate. La Federazione è pronta a dare soluzioni, ora attende solo di essere ascoltata.

Secondo Valentina Guarneri, Professore Ordinario, Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica, Università di Padova, Direttore UOC Oncologia 2 Istituto Oncologico Veneto - IRCCS, l’innovazione vuol dire anche cambiare il pensiero.

Fare studi clinici che possono portare a risultati importanti è fondamentale, perché esistono molte varianti patogenetiche che causano alterazioni. Lo scenario è in continua evoluzione … Non portare alla rimborsabilità il farmaco, anche se gli studi hanno dato esisti positivi e non c’è tossicità, è un problema.

Di rete ha parlato Rossana Berardi, Presidente Associazione Women for Oncology Italy, Professore Ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche e Direttore Clinica Oncologica Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti Umberto I - GM Lancisi - G Salesi di Ancona:

Vorrei creare una rete tra le strutture e stimolare una rete tra i professionisti per migliorarci e per favorire l’implementazione della ricerca a beneficio dei pazienti. Per quanto riguarda la sostenibilità, dobbiamo rendere il sistema più sostenibile, perché ancora ragioniamo a silos.

Sara Leonardi, Direttore f.f. UOC Oncologia 3 Istituto Oncologico Veneto - IRCCS ha posto l’accento sulla necessità di pensare all’oncologia in modo nuovo, da parte dei clinici:

Oltre a tutto questo avanzamento e a questi nuovi farmaci, è fondamentale che ci sia un avanzamento della mentalità degli oncologi, ma anche di tutte le figure coinvolte. Ci vuole un avanzamento culturale in questo senso. Da ciò deriva l’importanza delle reti e dei centri di inquadramento per dare pari opportunità a tutti i centri. Per quanto riguarda la gestione dei pazienti lungo sopravviventi, oggi noi non assistiamo a un adeguamento di risorse degli spazi e del personale. Più pazienti guardiamo, più ne avremo in follow-up. Occorre farci carico nella maniera più adeguata di questi lungo sopravviventi.

Su quanto sia cruciale gestire problemi e pratica clinica e il ruolo della rete per la gestione dei trattamenti, è intervenuto Carmine Pinto, Direttore Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Centre, IRCCS di Reggio Emilia.

Dobbiamo lavorare per una migliore caratterizzazione di questi pazienti. E su questo va fatto uno sforzo maggiore. Occorre gestire problemi e pratica clinica. Per quanto riguarda il ruolo della ricerca: sono trattamenti che vanno gestiti attraverso una rete. Dobbiamo avere una buona capacità di rete per gestire le tossicità e delle conoscenze di queste tossicità che hanno protocolli molto standardizzati.

L’innovazione è il momento straordinario che l’oncologia sta attraversando, ma non bisogna dimenticarsi che è necessario portarla anche sul territorio.

Secondo Paolo Marchetti, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata Roma, la conoscenza della valutazione dell’oncologia ha compiuto passi straordinari. Tutta questa innovazione richiede un’innovazione importante e una serie di percorsi innovativi, che si deve integrare con la medicina di prossimità.

Filippo De Braud, Professore Ordinario Oncologia Medica e Direttore Scuola di Specialità Oncologia Medica Università di Milano, Direttore Dipartimento Oncologia e Ematoncologia Istituto Nazionale Tumori Milano, ha commentato: Abbiamo studi clinici che spesso non corrispondono alle esigenze dei pazienti e la realtà è quella di andare a cercare la terapia disegnata sul malato. Le mie proposte per le reti oncologiche: occorre definire un sistema Hub e Spoke che non sia visto come classificazione di merito, ma come una opportunità per garantire a tutti di poter operare al meglio sia nel campo dell’assistenza, sia in quello della ricerca.