Infezioni Correlate all’Assistenza: è nata l’Associazione Parlamentare per la Tutela delle persone con Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino

03/04/2021


Mercoledì 31 marzo, in diretta streaming dal Senato, in collegamento fra esponenti politici, esperti e rappresentanti di società scientifiche, è stata conferita la Medaglia di Rappresentanza del Capo dello Stato: con questa onorificenza il Presidente della Repubblica ha voluto dare la propria adesione al progetto #ALLEAMICI, un’alleanza tra pazienti, dirigenti, operatori sanitari ed istituzioni per ridurre le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA).

Nel corso dell'evento sono stati presentati i dati di una ricerca sulle infezioni, che si possono contrarre in ambito sanitario, che è stata promossa e realizzata dall’Associazione Nazionale per i Pazienti con Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (AMICI Onlus), che ha recentemente lanciato la Campagna informativa sulle ICA per favorire una nuova consapevolezza per affrontare questi rischi tutti uniti: chi necessita di una cura e chi della cura ne ha fatto una professione, una missione.

Il Sottosegretario di Stato al Ministero della Salute, Pier Paolo Sileri, ha sottolineato che la sensibilizzazione e la prevenzione siano le armi per combattere le ICA. Corrette pratiche di prevenzione, che passano da rinnovati e adeguati protocolli, potrebbero, infatti ridurre di circa il 50% l’occorrenza nel percorso assistenziale, migliorando anche l’impatto economico sul SSN.

Il fenomeno ICA ed il Covid - Secondo dati di Cittadinanzattiva ogni anno in Italia circa il 5-8% dei pazienti che si recano in ospedale o nei centri diagnostici contraggono delle ICA. Si tratta di 450-700 mila casi: 1 paziente su 15 contrae un’infezione durante un ricovero ospedaliero, 1 su 100, invece, la contrae nell’assistenza domiciliare. Sempre nel nostro Paese, i decessi causati da ICA si stimano in circa 10 mila all’anno. Per la stessa causa, in Europa si contano circa 37 mila decessi all’anno, mentre sono 110 mila i decessi per cui le ICA sono una concausa di morte. Le ICA sono causate tradizionalmente soprattutto da: Candida, Clostridium difficile, Enterococchi, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus epidermidis. In netta ascesa la Tubercolosi multiresistente. Ha fatto, ovviamente, il suo ingresso il Covid, infezione che sta circolando in ogni ambiente sanitario. Circa l’80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere. Tuttavia, negli ultimi quindici anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle batteriemie e delle polmoniti. L’aumento delle infezioni sistemiche è la conseguenza di un graduale aumento dei fattori di rischio specifici, in particolare l’uso abbondante di antibiotici e di cateterismi vascolari.

La ricerca AMICI Onlus - Guendalina Graffigna, Direttrice EngageMinds HUB, Università Cattolica, ha illustrato la ricerca, realizzata nei primi mesi del 2021, da AMICI Onlus per capire come sia percepito il problema ICA da tutti coloro che sono coinvolti, vale a dire Pazienti, Operatori Sanitari e Dirigenti della sanità.

Pazienti: considerando l’intero campione di 1.139 persone, 154 (il 14%) ha riportato di aver contratto un’ICA nel corso della vita; in esattamente la metà dei casi (73 su 143 rispondenti), l’ICA ha causato un prolungamento dei tempi di degenza, per la maggior parte dei casi superiore ai 7 giorni. L’87% del campione ritiene che vi sia un’attenzione maggiore alle misure igienico-sanitarie dopo l’emergenza Covid, mentre il 41,2% ritiene di sentirsi abbastanza o molto esposto al rischio di contagio da Covid durante gli esami di controllo. L’87,3% ritiene che siano necessarie misure preventive più rigorose al di là del Covid. Il 74,6% ritiene che i propri medici si sentano esposti al rischio di contagio da Covid durante il loro lavoro.

Operatori Sanitari (Medici, Infermieri e altre figure professionali): L’81.5% del campione complessivo di 1048 persone, riconosce che le ICA sono un aspetto grave o molto grave nell’ambito dell’assistenza; il 69,3% ritiene che il livello di consapevolezza sia basso (30,1%) o normale (39,2%). Solo il 2,4% ritiene che vi sia una consapevolezza molto alta. Esclusi i 563 partecipanti che non sono informati, degli altri 238: 104 (il 44%; 13% sul totale) hanno indicato che annualmente è previsto uno stanziamento di risorse per il contrasto delle ICA; in 134 (il 56%; 17% sul totale) hanno indicato che non è previsto. Per la maggioranza dei rispondenti (75%) il Covid ha aumentato la portata delle ICA in ospedale e l’emergenza ha incrementato la consapevolezza del personale sanitario sulle ICA molto (25,7%) o abbastanza (48%). Per l’89% sono necessarie misure preventive più rigorose. Nella maggior parte dei casi (64%) l’emergenza Covid ha determinato l’adozione di misure specifiche. Su 505 rispondenti, il 4% si sente molto esposto in quanto non ha disponibili i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale); il 18% abbastanza, in quanto non ha ricevuto l’adeguata formazione. La maggior parte si sente poco (68%) o per nulla (10%) esposto.

Dirigenti sanitari: la maggior parte del campione di 143 dirigenti (il 93%) ritiene che il problema sia grave (38%) o molto grave (55%). La percentuale tra gli operatori sanitari era leggermente più bassa (81,5%). Per la maggior parte dei rispondenti (54%) il livello di consapevolezza è alto o molto alto. Tra gli operatori, la percentuale che riportava una consapevolezza alta o molto alta era solo del 30% circa. Su 113 rispondenti, 66 (58%) hanno indicato che non sono previste misure e standard di sicurezza per la prevenzione. Secondo la maggior parte dei rispondenti, 27 su 45, è in crescita il trend nello stanziamento di risorse finalizzate al contrasto delle ICA negli ultimi 5 anni. I rimanenti 18 hanno indicato un trend stabile, e nessuno ha indicato un trend in decrescita. Il 73% dei dirigenti che hanno risposto alla domanda ritengono che il Covid abbia aumentato la gravità delle ICA nell’ambito dell’assistenza ospedaliera molto o abbastanza. Nell’80% dei casi, il Covid ha determinato l’adozione di misure specifiche per la prevenzione delle ICA. La maggior parte dei rispondenti (94%) ritiene che siano necessarie misure preventive più rigorose abbastanza (56%) o molto (38%). Le percentuali sono molto simili a quelle degli operatori sanitari.

La Campagna AMICI Onlus - AMICI Onlus, dunque, ha promosso la Campagna #ALLEAMICI per sensibilizzare l’opinione pubblica, i pazienti e i loro caregiver, gli operatori sanitari e le istituzioni su questo problema. Il messaggio chiave della Campagna è: “ANCHE LA FIDUCIA E’ CONTAGIOSA”. AMICI Onlus intende, così, promuovere una nuova consapevolezza per affrontare questi rischi tutti uniti: Ha allora creato gli #ALLEAMICI con i Pazienti (immunodepressi, fragili e cronici) e i loro Caregiver; i Professionisti della Salute (Medici, Infermieri, ecc.); i Direttori Sanitari e i Direttori Generali; i Responsabili delle Istituzioni politiche e amministrative. Vengono coinvolti tutti insieme, per combattere le infezioni attraverso maggiori informazioni e descrizioni di comportamenti virtuosi e di procedure da seguire per evitare le contaminazioni negli ospedali e nei centri diagnostici. A breve l'Associazione distribuirà materiali informativi (brochure e leaflet) negli ospedali e nelle strutture sanitarie per informare sia i pazienti siae tutti gli addetti su come prevenire e ridurre le ICA. Intanto segnaliamo che è già disponibile sul sito www.amiciitalia.eu una sezione dedicata alla Campagna di AMICI Onlus sulle Infezioni Correlate all’Assistenza.

L'Associazione ha confermato che già numerose Società Scientifiche hanno concesso il loro patrocinio all’iniziativa: ANOTE-ANIGEA, FIASO, FNOPI, HCRM, IG-IBD, INSH, SIMG.

L'Associazione ha precisato che la Campagna viene realizzata con il contributo non condizionante di 3M e Amgen.

Enrica Previtali, Presidente di AMICI Onlus, ha detto: Il problema è in gran parte dovuto alla mancanza di informazioni sulla prevenzione delle ICA. Per questo motivo AMICI Onlus, ha deciso di promuovere la Campagna informativa sulle ICA, - ha aggiunto Previtali - La nostra Campagna si rivolge quindi a tutti i malati MICI, che sono prevalentemente immunodepressi e quindi a forte rischio ma, alla luce della pandemia per Covid-19, anche a tutta la popolazione italiana fragile per età o perché soffre di altre patologie. Questo lavoro vuole essere la base per la costruzione di nuove regole e procedure di comportamento in grado di prevenire il fenomeno e arginarlo nel prossimo futuro. Un grande obiettivo sarebbe la istituzione di una Giornata Nazionale contro le ICA.

L’Associazione Parlamentare per la Tutela delle persone con Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa - La Senatrice Maria Alessandra Gallone ha detto: A livello istituzionale vogliamo essere vicini ai pazienti affetti da Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (MICI), che in Italia sono circa 250 mila. Sul piano delle Infezioni Correlate all’Assistenza sappiamo che il 13% costretto al ricovero o a effettuare esami diagnostici contrae ICA e che a causa di queste infezioni, quasi la metà dei pazienti ricoverati subisce un prolungamento della degenza ospedaliera. Ma non sono solo le ICA il rischio per questi malati. Per interessarci ai loro problemi e trovare delle soluzioni abbiamo dato vita allAssociazione Parlamentare per la Tutela delle persone con Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa, alla quale hanno aderito già tanti parlamentari.

Il Sottosegretario Pier Paolo Sileri ha aggiunto: La nascita di un gruppo interparlamentare così ampio sulle MICI faciliterà i percorsi legislativi e tutta l’opera di sensibilizzazione per ciò che ancora manca per quanto riguarda le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali nel cui ambito, in base agli studi fatti, si dimostra che 4 pazienti su 10 ritengono l’offerta socio-assistenziale, l’aiuto psicologico e quelli che sono i percorsi terapeutici non rappresentativi del gold standard ed è quindi necessario sicuramente fare qualcosa di più. Oltre alla ricerca scientifica, servono anche la formazione e un'opera di prevenzione. Poi, chiaramente, bisogna investire per rimborsare, al di là dei farmaci routinari, gli integratori e altre terapie a tutti gli effetti, per le quali attualmente non esiste il rimborso. Quindi, sarà necessario creare un fondo cospicuo, da poter rimpinguare ogni anno, e credo che sarà fondamentale per questo gruppo interparlamentare agire con la prossima finanziaria, presentando emendamenti, ma anche forzando il governo a compiere un atto per favorire quello che è il percorso di diagnosi, cura, assistenza e formazione che ruota intorno a questi pazienti

Info: www.amiciitalia.eu.