Diabete e Covid: l’importanza della prevenzione

14/11/2020


Mercoledì 11 novembre 2020 si è svolta la conferenza stampa “Diabete e Covid. L’importanza della prevenzione", organizzata da Diabete Italia Onlus e da Motore Sanità.

Il diabete, lo ricordiamo, è una patologia con cui possiamo convivere e che si può prevenire, ma è fondamentale una maggiore informazione e consapevolezza da parte di tutti i cittadini.

In Italia, circa il 3% delle persone tra i 35 e i 69 anni ha il diabete ma non sa di averlo.

Anche e soprattutto in questa epoca, condizionata dall’emergenza sanitaria. indotta dalla diffusione del Covid 19, non bisogna, naturalmente, abbassare la guardia: la prevenzione, la diagnosi e la cura del diabete, ovviamente, debbono continuare anche in questo periodo, pur se possono risultare più difficoltose: le persone con diabete, lo ricordiamo, devono misurare costantemente la glicemia e devono rivolgersi in caso di dubbi al proprio medico di fiducia e allo specialista.

Paolo Di Bartolo, Direttore della Rete Clinica di Diabetologia dell’AUSL della Romagna e Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), la più grande società scientifica della diabetologia italiana, ha dichiarato: Le persone che soffrono di diabete non hanno un rischio aumentato di incontrare il virus, se naturalmente rispettano tutti i giusti comportamenti di prevenzione, ma hanno un rischio di maggiore gravità della malattia in caso di contagio. I diabetici, quindi, sono da considerarsi persone più fragili anche perché spesso esprimono un'età avanza e altre patologie ponendoli una posizione di rischio in caso di contagio. I pazienti diabetici, però, oltre a tutti i comportamenti come il mantenere il distanziamento sociale, indossare la mascherina, ed evitare assembramenti, non devono abbassare la guardia nei confronti della loro malattia. - ha concluso Paolo di Bortolo - Nonostante le difficoltà che in questo periodo stanno riscontrando nel rimanere in collegamento con il sistema sanitario, quindi, devono continuare a tenere alta la guardia sul controllo glicemico, devono continuare ad aderire alla terapia e devono continuare a fare attività fisica e perseguire le norme alimentari. Deve essere chiaro che un conto è andare in contro al virus con un buon livello glicemico ed un altro affrontarlo con un diabete profondamente decompensato in partenza.

Stefano Nervo, Presidente dell’associazione Diabete Italia, che, dal 2002, raggruppa i vari stackeholder del mondo del diabete nel nostro Paese, ha detto: Dal diabete non si guarisce, quindi ci si chiede perché ogni anno il paziente deve andare dal medico specialista per vedere rinnovati dei piani terapeutici che nella stragrande maggioranza sono identici di anno in anno. Il rinnovo è certamente un'occasione di controllo da parte dei medici, ma si potrebbero mettere in atto controlli più specifici e comunque tenere in considerazione che questi piani debbano essere rinnovati solo nel caso in cui debbano essere modificati.

Riccardo Schiaffini, Dirigente Medico I Livello UOC Diabetologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -IRCCS, ha affermato: La cura delle patologie croniche anche durante questo periodo di emergenza Covid-19 deve rimanere una priorità. In particolare dobbiamo assicurare ai bambini e adolescenti con diabete una adeguata continuità nelle cure e nell’assistenza. Inoltre, come SIEDP abbiamo voluto sottolineare che i bambini e gli adolescenti con diabete non debbono essere discriminati nel percorso tortuoso di frequenza scolastica. Dobbiamo garantire loro sicurezza e vigilanza, ma d’altra parte è necessario che proseguano nel loro percorso di crescita sociale e culturale.

Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità, ha dichiarato: In questo periodo drammatico è assolutamente necessario lanciare un appello ai direttori di ospedali, ASL e regioni di tenere aperti i centri diabetologici in collaborazione con i MMG, PLS e Farmacie del territorio per permettere ai pazienti diabetici di usufruire dell'assistenza necessario ad un controllo efficace della glicemia essendo i medesimi più sensibili alle complicanze del coronavirus.