Una nuova amica: nuovi modelli di famiglia in una società che cambia

19/03/2015


In un momento in cui in Italia si ricomincia timidamente a parlare di diritti delle persone LGBT, e nel mezzo della querelle mediatica tra Elton John e gli stilisti Dolce e Gabbana sulle adozioni per le coppie gay, “Una nuova amica” farà sicuramente discutere.

In realtà qui non siamo di fronte ad una “normale coppia gay”, ma ad una situazione parecchio più complicata. Abbiamo un giovane uomo, David, che fin da bambino amava vestirsi da donna (solo per ammirazione della femminilità, non per attrazione verso i maschi). Sposatosi un po’ per amore e un po’ per rispetto delle convenzioni borghesi, rimane vedovo e sente l’istinto irresistibile di riprendere i suoi travestimenti e di praticarli anche in pubblico. Dall’altra parte abbiamo una giovane donna, Claire, anche lei sposata ma che nell’affetto per la sua migliore amica, Laura, defunta moglie di David, non ha mai voluto riconoscere a livello conscio un fondo di attrazione verso lo stesso sesso.

In una narrazione tutta giocata essenzialmente sulla analisi psicologica dei personaggi, senza volgarità e senza i compiacimenti morbosi che la trama potrebbe far supporre, assistiamo così al maturare del curioso rapporto in cui Claire diventa, se così possiamo dire, l’amante lesbica (e la nuova amica del cuore) della donna nei cui panni David ha ormai deciso di vivere stabilmente.

La vicenda raccontata nel film è sicuramente un esempio estremo di anticonformismo, che difficilmente qualcuno di noi ha incontrato nella realtà. Su questo pensiamo che tutti siano d’accordo. Ma le vere differenze si manifestano nei giudizi che si possono dare della storia: mentre i progressisti, i laici, i liberali diranno “Va bene, se queste due persone sono felici così che male fanno? Perché dovremmo reprimerle?”, non mancheranno certamente i parrucconi e gli integralisti pronti a stracciarsi le vesti per il degrado morale, la rovina della famiglia tradizionale e l’abbandono dei valori non negoziabili.

La posizione del regista (e anche la nostra) è chiaramente in favore del primo dei due approcci, come dimostra anche il finale del film, in stile “e vissero felici e contenti” delle favole.

Certo, il buon esito della storia è ampiamente favorito dall’averla collocata in un contesto di upper class, tra persone aperte, colte e benestanti.

Il film, diretto da François Ozon, è interpretato da Romain Duris, Anaïs Demoustier, Raphaël Personnaz, Isild Le Besco. È in sala dal 19 marzo.

Ugo Dell’Arciprete