Arezzo: un progetto per l’inserimento lavorativo delle persone affette da disagio psichico

4 dicembre 2013


La Asl 8 di Arezzo ha dato vita ad un importante progetto di formazione per l’Utente Facilitatore, realizzato con la collaborazione di Perfomat S.r.l. e il supporto incondizionato di Roche S.p.A., nato con l’intento di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di utenti con problemi di salute mentale, grazie all’acquisizione di competenze specifiche e spendibili.

Oggi la cura del paziente con patologie mentali – commenta Enrico Desideri, Direttore Generale della Asl 8 Arezzo - non può più limitarsi alla gestione dei sintomi più fastidiosi ed evidenti. L’approccio moderno si basa sul considerare il reinserimento lavorativo e sociale quale parte integrante della cura con l’obiettivo di condurre i pazienti verso il ripristino della funzionalità normale. Si tratta di percorsi a lungo termine che richiedono risorse e competenze che il settore pubblico, da solo, non può sostenere e che traggono notevoli benefici dalla collaborazione con il settore privato .

Gli interventi di occupazione assistita possono produrre sostanziali risparmi e ridurre il rischio di ospedalizzazione, riducendo dunque i costi diretti a carico del Servizio Sanitario. Sono ormai noti gli effetti benefici legati al miglioramento della sintomatologia sul processo di recupero della malattia mentale associati all’occupazione degli utenti psichiatrici stabilizzati attraverso trattamenti adeguati. - afferma Giampiero Cesari, Responsabile della Salute Mentale Adulti, Distretto di Arezzo – Un aspetto importante è l’acquisizione di competenze specifiche utili a trovare e mantenere un lavoro. Esperienze nazionali ed internazionali di programmi di training e addestramento delle abilità sociali e l’inserimento supportato nel mondo del lavoro, rappresentano degli interventi di eccellenza e di provata efficacia nell’inserimento sociale dei pazienti con malattia mentale e aiutano ad abbattere il pregiudizio che offusca l’accettazione da parte della società di questo gruppo di persone.

Non solo vantaggi sul contenimento dei costi diretti, ma anche benefici su quelli indiretti legati ai condizionamenti che intervengono sulle persone che si prendono cura del paziente psichiatrico. Si tratta il più delle volte di familiari costretti a modificare il proprio stile di vita in funzione della persona malata. – afferma Dorinta Cocca. dell’Associazione Vivere Insieme – Molti riducono le ore di lavoro o abbandonano il proprio impiego per mancanza di tempo. Progetti come questo rappresentano una speranza per tutti coloro che vivono con una persona affetta di disturbo mentale, un ritorno alla vita per il malato e per i propri cari.

Per questo motivo la Asl 8 ha sviluppato un progetto rivolto agli utenti del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) per favorirne realmente l’inserimento lavorativo, tenendo in considerazione le attitudini dei pazienti stessi, il fabbisogno locale in ambito lavorativo e la possibilità che gli utenti possano contribuire attivamente nel processo di cura di altri utenti afferenti alla struttura.

La fase formativa di 244 ore, suddivise in lezioni teoriche (120 ore), supporto all’apprendimento individualizzato (24 ore) e tirocinio (100 ore) è iniziato lunedì 2 dicembre nell’ambito delle strutture che costituiscono il Dsm (strutture ambulatoriali, di ricovero, strutture residenziali e semiresidenziali). Al corso partecipano 17 utenti che diventeranno Facilitatore Sociale, da impiegare, poi, in forma di volontariato, retribuito in attività di sostegno ad altri utenti che afferiscono al Dsm di Arezzo. L’Utente Facilitatore fungerà da vera e propria cerniera tra i servizi sociosanitari e il contesto sociale dell’utente, accompagnerà gli altri pazienti nel loro percorso di inserimento lavorativo, facendo un’attività di tutoraggio per valorizzare e potenziare le capacità del singolo.

Dopo le prime esperienze di formazione-azione, come quelle organizzate a Pisa e La Spezia, possiamo dire oggi che il facilitatore svolge un importante ruolo di mediazione rispetto agli altri pazienti. – dichiara Diana Gallo, Presidente Associazione L’Alba e docente Performat - Li aiuta, infatti, ad usufruire con fiducia delle opportunità di cura e a comunicare con sincerità i proprio reali bisogni ai medici, cosa che spesso risulta difficile a causa delle barriere legate al rapporto medico-paziente, spingendoli così ad essere al centro della cura per riappropriarsi del proprio percorso di vita. La professionalità che si acquisisce rappresenta inoltre un esempio costante per l’utente stesso del fatto che è possibile guarire e di quanto sia importante auto-determinarsi attraverso la riattivazione delle abilità sociali e la ricostruzione di una rete amicale.