Dopo le prime ricognizioni dedicate dal museo alla grafica contemporanea (The New Italian Design, Spaghetti grafica e Graphic Design Worlds), in cui sono state rilette modalità, strumenti, scuole, visioni con cui interpretare il design italiano, i curatori di questa quinta edizione hanno scelto di mettere in mostra un corpus importante di opere che fanno emergere la perseveranza con cui la grafica ha accompagnato e accompagna le nostre vite. L’edizione dedicata alla grafica italiana, alla comunicazione visiva e alla loro storia arricchisce e completa il percorso di analisi e valorizzazione del design italiano portati avanti negli anni dal Triennale Design Museum: la grafica, infatti, rappresenta un capitolo fondamentale della storia del design italiano, al centro della cultura visiva del nostro Paese.
Per Silvana Annichiarico, direttrice del Triennale Design Museum, questa è la versione più rischiosa dato che, chissà perché, la grafica è sempre stata percepita come una disciplina di serie B, ancella del più ampio discorso che riguarda la cultura del progetto. Ma ciò che si vede in questa edizione dimostra come la grafica abbia profondamente fatto parte delle nostre vite, costruito immagini, pensieri, slogan entrati nell’immaginario comune.
La mostra è stato un “progetto faticoso” – dice Mario Piazza, uno dei curatori – non solo perché si inserisce in una storia tutta da inventare, che ancora non è stata scritta, decodificata, classificata, ma ancor più perché la grafica, in fondo, è una materia “immateriale, la usiamo in ogni istante della nostra vita ma in realtà ci sfugge” sebbene abbia contribuito a costruire la cultura economica e sociale del Paese.
TDM 5: grafica italiana, inaugurata lo scorso 13 aprile, abbraccia un secolo intero, il Novecento, senza inseguire una restituzione cronologica, partendo, comunque, dalla rivoluzione tipografica futurista, ed offre anche alcune aperture sulla tradizione dei secoli precedenti e sulla produzione più recente, presentando il grande patrimonio di produzione dei graphic designer italiani in tutta la sua sorprendente varietà di manifestazioni.
L’ordinamento si articola per linee tipologiche e per aree di intervento, andando a configurare una mappa dei lavori più significativi: Lettera, Libro, Stampa Periodica, Cultura e Propaganda Politica, Pubblicità, Imballaggi, Identità visiva, Segnali, Film e video.
Non solo manifesti, ma una gamma molto ampia di materiali che va dai caratteri tipografici ai marchi, dalle riviste ai pieghevoli, dagli opuscoli ai volumi delle enciclopedie, dai manuali di istruzioni ai grandi progetti di segnaletica per lo spazio urbano, dalle etichette ai primi esempi di grafica in video. Materiali che restituiscono uno sguardo diretto, immediato, sul lavoro dei graphic designer e svelano, allo stesso tempo, aspetti inediti, poco conosciuti al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti.
Viene così colto il ruolo tecnico-intellettuale svolto dal grafico ed il focus della ricerca e della selezione è spostato da un ambito prettamente di peculiarità e originalità espressiva ad un ambito più ampio che attiene alle dinamiche e ai processi di progettazione. Il grafico appare come regista e manager, testimone e didatta, teorico e artista, operatore artistico e culturale, editore. Al centro c’è la cultura del progetto grafico, la sua tradizione così come si è sedimentata negli anni. Più che leggere la produzione dei graphic designer come un riflesso della cultura o della società italiana, la quinta edizione del Triennale Design Museum ci permette di comprendere in che modo i grafici italiani siano intervenuti nelle vicende del paese e abbiano contribuito a dare forma alla sua realtà economica, sociale e culturale. Figure come Albe Steiner, Franco Grignani, Bruno Munari, Bob Noorda, Armando Testa, Massimo Vignelli, infatti, hanno accompagnato il successo delle maggiori aziende italiane, hanno operato in settori cruciali della vita culturale, e il loro lavoro ha attraversato in modo rilevante i mutamenti politici, economici e sociali dell’Italia del Novecento. I grafici hanno intrecciato rapporti stretti con le avanguardie e le neoavanguardie, hanno partecipato da protagonisti alla stagione della partecipazione politica tra gli anni sessanta e settanta, hanno svolto un ruolo fondamentale nel presentare al pubblico la merce e il design e hanno raccolto la sfida della rivoluzione digitale.
Molto particolare l’allestimento curato da Fabio Novembre: delle pagine bianche di un libro, fuori scala, si convertono in portali attraversabili che aprono il percorso della mostra. Poi si accede a dei cubi, a ognuno dei quali è associato un tema della mostra. Novembre li taglia e li scompone per tracciare un labirinto che articola le sezioni e le sottosezioni della mostra, in cui il visitatore, seguendo il filo cromatico che va dall’infrarosso all’ultravioletto, può comprendere pienamente il senso della luce e della conoscenza. C’è anche un “angolo fumatori” in cui è possibile ascoltare i motivi pubblicitari di alcuni importanti prodotti italiani.
Dopo aver risposto alla domanda “Che Cosa è il Design Italiano?” con Le Sette Ossessioni del Design Italiano, Serie Fuori Serie, Quali cose siamo e Le fabbriche dei sogni, Triennale Design Museum, il primo museo del design italiano, conferma anche in questa occasione la sua natura di museo dinamico, in grado di rinnovarsi continuamente e di offrire al visitatore percorsi inediti e diversificati.
Info: Triennale Design Museum - viale Alemagna 6, Milano - Quinta edizione di Italy: the Graphic Landscape - TDM 5: Grafica Italiana - Direttore: Silvana Annicchiarico - Curatori scientifici: Mario Piazza, direttore di Abitare, Giorgio Camuffo e Carlo Vinti - Progetto di allestimento: Fabio Novembre – 14 aprile 2012/febbraio 2013 – www.triennaledesignmuseum.org – www.triennale.org.
Torna