Il film è interpretato da Roberto Herlitzka, Olivia Magnani, Galatea Ranzi

ARIA di Valerio D’Annunzio

  Cultura e Spettacoli  

Passate le sequenze iniziali, con flashforwards da guardare con attenzione perché poi si ricollegheranno alle sequenze finali, la narrazione si apre con una delle più classiche scene di perbenismo zuccheroso: una bella famiglia patriarcale riunita intorno alla tavola natalizia.

Ma come abbiamo visto anche in altre occasioni cinematografiche (ad esempio Parenti serpenti di Monicelli) l’apparente armonia che regna nella famigliola nasconde dei drammi interiori che di lì a poco ne provocheranno il disfacimento.

In questo caso il problema è originato dal capofamiglia, Giovanni, rispettato ed acclamato pianista e professore di conservatorio. Giovanni è un uomo nato nel corpo sbagliato, maschio nel corpo e donna nell’ anima. In un alternarsi di scene nel presente e ricordi (o a volte sogni) nel passato, riviviamo il suo percorso che lo porta già da bambino a giocare indossando gli abiti della madre e impiastrandosi le labbra con il suo rossetto, con comportamenti un po’ tollerati e un po’ repressi dai genitori.

Arrivato all’adolescenza, Giovanni riesce almeno ad opporsi alle aspirazioni del padre giudice, che vorrebbe anche il figlio dedito agli studi di legge, e fa valere la sua propensione per le attività artistiche, diventando come detto un valente pianista. Ma è sul piano della vita interiore e sentimentale che Giovanni, condizionato dal perbenismo e dalle convenzioni della società circostante, si trova impossibilitato ad assecondare il suo sentirsi internamente donna, tanto che, quando una compagna di studi gli fa capire di provare attrazione per lui, il protagonista accetta di avviare con lei una relazione che poi si trasformerà in matrimonio e darà vita alla famiglia apparentemente felice.

Però il tarlo della finta normalità continua a rodere da dentro e alla fine spinge Giovanni ad un drammatico outing, che lo allontana per sempre dalla famiglia, ma gli consente, come dice lui, di uscire dall’apnea in cui era vissuto per tanti anni e tornare finalmente a respirare l’aria a pieni polmoni.

Nonostante il tema difficile, il film si snoda sempre con grande delicatezza e credibilità, in una Trieste mitteleuropea che fa bene da sfondo alla società tranquilla e benpensante in cui il protagonista si muove. Da notare anche le musiche, con il pianoforte onnipresente che, oltre ad intervenire ovviamente nelle scene in cui Giovanni esercita la sua arte, fa quasi costantemente da contrappunto a tutto il film con i delicati accordi creati da Giovanni Allevi.

Volendo trovare il pelo nell’uovo, una piccola critica si può fare all’abbinamento degli attori: l’attore che impersona Giovanni, Roberto Herlitzka, pur offrendo un’ottima interpretazione, ha un aspetto troppo anziano rispetto alle attrici che dovrebbero essere la moglie (più o meno coetanea, erano compagni di scuola) e la madre.

Nel complesso un bel film, consigliabile a chi al cinema ama riflettere e provare sentimenti, sicuramente non a chi nei film cerca adrenalina, sparatorie e inseguimenti in auto. Morale finale: non fidatevi troppo delle presunte conversioni alla “normalità” sessuale, probabilmente anche il Luca di Povia, che era gay e poi ha incontrato lei, tra una ventina di anni farà il suo bravo outing e lascerà lei per un lui. E allora meglio non iniziarlo nemmeno un rapporto basato sull’ipocrisia.

 

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