L’UNIVERSITÀ DI PAVIA, IN COLLABORAZIONE CON SIAMS E COOPER CONSUMER HEALTH, HA DATO IL VIA AD UNA RICERCA SOCIOLOGICA SU ASPETTI ANCORA POCO DISCUSSI DELLA SESSUALITÀ MASCHILE. Presentato Eroxon, il trattamento topico
La ricerca: OCCUPIAMOCI DI UOMINI. LA SALUTE SESSUALE MASCHILE FRA TABÙ E DISINFORMAZIONE
Lo scorso 4 giugno, a Milano, sono stati presentati i primi risultati di una ricerca sulla sessualità maschile in Italia, che è realizzata dal gruppo di ricerca del ReconLab del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Pavia, con la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SAMS), fondata nel 1994 ed attiva nello sviluppo delle scienze andrologiche, della riproduzione e della sessualità di coppia, con il supporto di Cooper Consumer HealthCooper, una delle principali piattaforme europee di Healthcare, specializzata nello sviluppo, produzione e distribuzione di una vasta gamma di prodotti per la cura della persona..
La sessualità maschile in Italia è un tema caldo, parte integrante dell’equilibrio fisico e psicologico del singolo e della coppia. Se ne parla ancora in maniera sussurrata al proprio medico curante, perché raramente ci si sente a proprio agio e non rappresenta una consuetudine sottoporsi a visite periodiche con uno specialista, come accade per le donne con il ginecologo. Manca un dibattito pubblico aperto che aiuti a scardinare gli stereotipi e i non-valori legati alla virilità tossica, a favore di una nuova relazione fra individui che incentivi il confronto e il dialogo.
Viviamo in un contesto sociale complesso in cui sono in crescita i problemi legati alla sessualità che minano la salute e la felicità individuale di molte persone, ma, allo stesso tempo, possono essere alla base di comportamenti devianti e violenti di cui, purtroppo, i media rendono conto. In questo senso, dunque, è necessaria una vera rivoluzione culturale che smarchi la sessualità maschile dalle stereotipizzazioni sociali che spesso l’hanno relegata a non poter essere oggetto di discussione e di dibattito.
La disfunzione erettile (D.E.), ad esempio, è ancora un argomento tabù, nonostante comprometta la serenità di molti uomini e delle loro relazioni. Un tema celato ad altre persone e condiviso con andrologi, endocrinologi, urologi e sessuologi solo quando è impossibile evitarlo. La sinergia medico-paziente è ancora lontana dall’essere una consuetudine e la scarsa educazione sessuale in famiglia e a scuola, sin dalla giovane età, non favorisce il superamento di quello che, in Italia, è soprattutto un freno psicologico e culturale. In controluce, suggerisce l’ombra di risvolti comportamentali preoccupanti da parte di chi ne soffre, e - in extremis - conseguenze molto serie, finanche tragiche, che si ripercuotono sulle compagne e sui compagni di vita.
Proprio 25 anni dopo la commercializzazione dei primi trattamenti orali per l’impotenza maschile, sono stati presentati i risultati della ricerca che ha già coinvolto specialisti della salute fisica e mentale, e coinvolgerà persone comuni, per capire a che punto siamo e da dove possiamo partire per scardinare uno dei temi proibiti del nostro tempo.
I risultati della prima fase della ricerca
L’indagine sociologica ha già coinvolto medici specialisti sia della riproduzione maschile e femminile sia della psicologia del singolo e della coppia e coinvolgerà, in una seconda fase, pazienti e partner nonchè centri antiviolenza per comprendere quali tecniche siano applicate per il superamento della mascolinità “tossica” e quali leve possono essere utili per incentivare un dibattito pubblico finalmente libero. Proprio per questo, nell’ultima fase di indagine, saranno condotte anche interviste con i responsabili di alcuni Centri Antiviolenza. In parallelo, attrverso la valutazione di oltre 200 articoli, saranno valutati quali modelli e stereotipi siano proposti ancora dai media, a una generazione di distanza dall’immissione sul mercato delle prime molecole blu che hanno consentito di superare l’impasse dell’impotenza e della sua ricaduta psicologica.
In questa prima fase, il team di sociologi dell’Università di Pavia ha analizzato la letteratura sul tema, passando in rassegna le più autorevoli fonti di scienze sociali, dalle quali emergono tre layer differenti, connessi al concetto di mascolinità nel contesto sociale:
A. Essere uomo dal punto di vista della socialità contemporanea è collegato a valori di egemonia e dominanza, un concetto che emerge ben documentato e argomentato, tra gli altri, negli studi di Carol Harrington dedicati alla mascolinità tossica e che trova ampia conferma anche nel contesto italiano. Diventa critico, quindi, il momento in cui insorge una patologia, una problematica di carattere sessuale, perché mina il principio primo per il quale uomo è sinonimo di forza. Innesca, quindi, nell’individuo che vive una situazione di morbidità un senso di frustrazione personale che si ripercuote nella relazione con gli altri. Lo stato d’animo più comune è la mancanza di percezione della dominanza che porta un uomo ad agire in una delle due modalità seguenti: uno stato depressivo, una sorta di non-azione ed immobilismo, oppure uno stato iperattivo, quindi l’eccesso di reazione per imporre e “sentirsi” ancora dominante.
B. Il secondo layer che emerge dall’analisi sociologica è la remissione del problema: nel tentativo dicontinuare a far parte del gruppo di pari maschi, l’individuo tace la propria patologia o problematica sia nella sfera privata, con il partner, sia nella sfera pubblica per non sembrare debole e disattendere il modello codificato di mascolinità.
C. La conseguenza di questo atteggiamento crea però quello che è un problema essenziale: rischi concreti per la propria salute. “Ci penserò”, “si sistemerà” sono formule quasi “apotropaiche” per tentare di superare quello che si è convinti essere uno stato passeggero, di cui si ignorano cause econseguenze. Meno frequente è la decisione di essere presi in carico dal sistema sanitario, con una - ancora più rara - accettazione di proseguire il trattamento.
Hanno commentato i dati dell'osservatorio “OCCUPIAMOCI DI UOMINI - LA SALUTE SESSUALE MASCHILE FRA TABÙ E DISINFORMAZIONE”, la prof.ssa Rossella Nappi, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia all’Università degli Studi di Pavia, responsabile della SSD Ostetricia e Ginecologia 2 dell’IRCCS Policlinico San Matteo e presidente AGUI (Associazione dei Ginecologi Universitari Italiani), il prof. Emmanuele A. Jannini, ordinario di Endocrinologia e Sessuologia Medica Università di Roma Tor Vergata, presidente Accademia Italiana della Salute della Coppia (AISC) - SIAMS ed il prof. Flavio Antonio Ceravolo, associato di Sociologia e direttore del progetto di ricerca.
Il prof. Ceravolo ha così sintetizzato i punti più interessanti già emersi: La ricerca ha lo scopo di fornire strumenti di conoscenza e di lavoro a chi deve operare nel settore. L’obiettivo è capire come si possa favorire l’accettazione e la presa in carico di un problema di salute sessuale maschile identificando l’origine degli stereotipi machisti che spesso lo impediscono. La salute maschile non deve più essere un tabù, dobbiamo uscire dalle insidie della mascolinità tossica a cui ormai ci siamo abituati. Ogni uomo dovrebbe sentirsi sereno nel parlarne e nell’informarsi. Come sempre in medicina, peraltro, la tempestiva presa di coscienza di un possibile problema può ridurre i rischi di situazioni pericolose e scongiurare condizioni di solitudine e infelicità che sarebbero davvero evitabili.
La prof.ssa Nappi ha aggiunto: La salute sessuale maschile non è appannaggio solo dell’uomo. I partner possono avere due ruoli opposti: vivere il percorso attivamente coinvolti o passivamente trovarsi a subire le conseguenze delle patologie del pene, diventando degli amplificatori dello stress. La differenza sostanziale la fa chiaramente la qualità della relazione. Io mi occupo più da vicino di salute e sessualità femminile da molti anni, e dunque mi piace pensare alla partner come una risorsa e non come un ostacolo sottolineando l’importanza della relazione uomo-donna nel percorso di cura. Quanto più è paritetica, tanto più la mascolinità perde quell’impronta scorretta, deviata e tossica che oggi affligge ancora gli uomini nella nostra società. Le partner possono essere ‘combustibili’ positivi per avvicinare alla prevenzione e alla cura di disfunzione erettile, eiaculazione precoce ecc., proprio per le caratteristiche specifiche delle donne che sono più abituate a discutere le problematiche intime con il ginecologo e dunque hanno maggiore possibilità di comprendere le responsabilità individuali e di coppia nell’insorgenza dei sintomi sessuali.
Il prof. Jannini ha dichiarato: Quando ho scritto "Uomini che piacciono alle donne " (Sonzogno, 2022) volevo dimostrare che l’amore è figlio del tempo che abitiamo, e il nostro è un tempo in cui le donne (per fortuna) si sono ribellate ai vecchi schemi di una coppia centrata sulle dinamiche patriarcali. E gli uomini? Quelli veri, tutt'altro che spaventati da una presunta perdita di virilità, sono coloro che affiancano le compagne nel cammino della vita con rispetto, attenzione e tenerezza. Quegli stessi uomini capaci di chiedere aiuto anche per le loro disfunzioni sessuali, senza per questo temere di perdere la faccia. Ma questi uomini sono ancora troppo pochi. Forse la maggior parte dei miei pazienti continua ancora, più o meno inconsciamente a identificare la propria virilità in un mito di potenza che, tra l’altro, è moneta di basso conio nel territorio femminile. Tra i miei pazienti ci sono poi molti che non hanno un buon rapporto nemmeno con le pillole dell’amore che prescrivo. Queste, d’altra parte, per quanto potenti e sicure, come gli ultimi 25 anni hanno ampiamente dimostrato, non sempre riescono a incontrare i bisogni del paziente e della coppia: sono tanti cui la pillola proprio ‘non va giù’: ne temono (ingiustamente) gli effetti collaterali e la lentezza con cui cominciano a funzionare che viene ritenuta una lesione della spontaneità del sesso. Sono pazienti che chiedono: ‘ma non c’è una crema, un gel che si possa spalmare e che rinforzi rapidamente l’erezione proprio quando ce n’è bisogno?’ ... La storia dei trattamenti per l’impotenza è lunga quanto il mondo: data da quando l’uomo, scendendo dagli alberi, ha perso l’osso penieno, il baculum. Da allora l’erezione è diventata un’ipotesi, non più una certezza. E i maschi si sono trasformati in incerti cercatori dell’osso perduto: sia esso una pillola o un gel.
E l'Eroxon è il trattamento topico (gel) per uomini adulti (di età pari o superiore a 18 anni) con disfunzione erettile.
Eroxon stimola il flusso sanguigno nel pene attraverso un effetto di raffreddamento fisico e, poi, di riscaldamento unico, aiutando a ottenere in 10 minuti e mantenere un’erezione abbastanza duratura per il rapporto sessuale. Eroxon sarà disponibile in farmacia e parafarmacia, senza obbligo di prescrizione medica
Massimo Geromino, General Manager Cooper Consumer Health ha detto: Prendere parte a questa ricerca significa per noi avviare anche in Italia un percorso di conoscenza e informazione dedicato alle patologie della sessualità maschile. Anzi, vogliamo che si torni ad attivare il dibattito e a fare chiarezza su un argomento - erroneamente - considerato tabù nel nostro Paese, e che invece può contare su contributi scientifici importanti e nuove prospettive grazie alla medicina d’avanguardia.
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