E’ in libreria Il mio amico, il nuovo libro (Manni editore, 112 pagine, 13 Euro) di Daniela Matronolaola (Cassino, 1961), docente di ruolo di Lingua e Letteratura Inglese alle scuole superiori dal 1987, che vive e lavora a Roma.
Il volume Il mio amico comprende quattro racconti con un unico protagonista: Mauro, anestesista presso l’antico ospedale sul Tevere, che sa tenere a bada il dolore proprio e quello altrui. L’autrice definisce così Mauro: E’ un domatore del dolore, un soccorritore nato. Completano la raccolta, Cronaca di una sparizione, racconto ferroviario Roma-Parigi sulle tracce di Butor, La modificazione, e il racconto dialogato Il lavoro rende liberi. Quattro racconti caratterizzati da una scrittura che indaga la realtà, spesso difficile e dolorosa, sapendo volgere lo sguardo oltre, mettendo al centro di tutto il sentire e il cuore, senza tralasciare una buona dose di humour. Muoversi sulla scena reale significa compiere un’indagine indomita sull’esistenza, è insieme metodo e oggetto di una interrogazione mai conclusa sulla condizione di tutti i viventi. L’ironia che permea la scrittura di Daniela Matronola è strumento elettivo di distanziamento rispetto alla realtà indagata, è il setaccio che permette di vedere e scostare le qualità secondarie che infestano il quadro rendendolo falsamente misterioso: dunque l’ironia e spesso l’umorismo o l’accorto ragionamento sulla definizione e dopotutto la conoscenza linguistica del mondo sono l’unica via d’accesso alla verità nascosta. E implica lo scavo nella profondità temporale. Il nuovo libro di Daniela Matronola spazia fra la narrativa, il teatro e il reportage. - scrive Andrea Carraro su Succede Oggi - Un lavoro atipico di ispirazione postmoderna, fra Arbasino e Foster Wallace, che spiazza il lettore portandolo direttamente all'interno dei personaggi. Leggendo Il mio amico - ultima, inafferrabile e affascinante, opera di Daniela Matronola - mi chiedevo che tipo di libro fosse, se fossero racconti o breve romanzo di formazione; se fosse abusivo considerarlo soltanto narrativo (sono 3 racconti di quasi solo dialogo fra due personaggi, due amici, che sono l’uno alter ego dell’altro, ed entrambi proiezione dell’autrice, più un lungo racconto-reportage conclusivo) e non anche teatrale. Non che sia necessario saperlo, beninteso, cioè riconoscere il genere letterario cui più si avvicina (romanzo-conversazione di ispirazione postmoderna, fra Arbasino e Foster Wallace, racconto ironico-filosofico alla Diderot, vedi Il nipote di Rameau? …) - si può leggere i 4 racconti al buio, crediamo, lasciandosi semplicemente trasportare dalla lingua ricca, avvolgente, sottilmente ironica, della scrittrice e poetessa romana, abbandonandosi al libero flusso di idee che disegnano con il loro dialogo ininterrotto i due protagonisti, Cesare e Mauro, entrambi medici, uno dei quali anestesista. quasi senza soluzione di continuità, proprio perché entrambi naturalmente divaganti, digressivi, ciarlieri. |
Info: Manni editori - Via Umberto I 47/51, 73016, San Cesario di Lecce (Le) - www.mannieditore.it
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