Deloitte: presentata l’European CFO Survey

13/07/2023


Nei giorni scorsi, durante la quarta edizione dello European Economic Policy Forum - CFO Conference, che si è tenuta a Bruxelles, al Parlamento Europeo, è stata presentata l’European CFO Survey, l'indagine sul sentiment di quasi 1400 Chief Financial Officer (CFO), vale a dire i direttori finanziari delle più grandi aziende europee: il 34% dei CFO europei, oggi, si sente più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda; il 63% dei CFO europei prevede un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi, mentre il 19% teme una diminuzione. La quota di chi prevede un calo si è molto ridotta a partire da settembre 2022 (32%); il 47% dei CFO italiani prevede un aumento dei margini operativi, il 37% del capex e il 33% investirà in nuova forza lavoro. Le principali sfide secondo i CFO italiani sono l’aumento dei costi (del lavoro, delle materie prime, energetici), l’incertezza dello scenario economico, il rischio recessione e una generale riduzione della domanda causata dall’inflazione. Le aree strategiche su cui i CFO italiani investiranno sono la trasformazione digitale, l’efficientamento energetico, l’adozione di un piano di sostenibilità, la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione

Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte in Italia, ha dichiarato: I persistenti rischi bellici e geopolitici, i timori per le prospettive economiche, la carenza di manodopera, l'inflazione elevata e il costo del lavoro hanno messo alla prova i CFO europei. Ma nonostante queste sfide, il ritorno a un diffuso ottimismo tra i CFO è un ottimo segnale per l'economia europea.

La fiducia delle imprese in Europa, quindi è molto migliorata: le aziende europee sono meno preoccupate riguardo ai rischi legati alla crisi energetica e all’inflazione che, nella precedente edizione della Survey, facevano temere il peggio.

Oggi, con un saldo netto del +8% (56 punti percentuali in più rispetto all’edizione autunnale della survey), dunque, i CFO europei possono essere definiti come cautamente ottimisti. In particolare, il 34% dei CFO intervistati si sente più ottimista rispetto a sei mesi fa sulle prospettive finanziarie della propria azienda: 21 punti percentuali in più rispetto a settembre 2022.

Il sentiment è migliorato in tutti i Paesi intervistati, ma non in Italia: qui i CFO con una prospettiva meno ottimista rispetto al futuro (27%) sono ancora in percentuale leggermente superiore ai i “più ottimisti” (21%) e il saldo netto rimane negativo (-6%). In Spagna, invece, la quota degli ottimisti è pari a quella dei pessimisti, per un saldo netto pari allo 0%, mentre in Germania ci sono più CFO ottimisti (40%) che pessimisti (27%). A livello settoriale, dalla ricerca risulta che i CFO del settore automobilistico sono di gran lunga i più ottimisti (47%), seguono quelli del settore viaggi e turismo (42%). Diversa la situazione nel settore retail, dove solo il 26% dei CFO si dice ottimista.

Nonostante uno scenario ancora contrassegnato da incertezze e rischi, i CFO europei sono più fiduciosi sui parametri chiave delle loro aziende: il 63% prevede un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 19% teme un calo. Inoltre, si registra un saldo netto positivo del +10% per quanto riguarda i margini operativi e, un miglioramento di ben 48 punti percentuali rispetto alle fosche prospettive dell’autunno passato. Inoltre, anche se i costi di finanziamento sono aumentati, il 37% dei CFO europei prevede di aumentare le spese in conto capitale nei prossimi 12 mesi, mentre una quota inferiore, pari al 24% conta di ridurle.

A livello settoriale, le imprese più intenzionate ad aumentare le spese in conto capitale sono quelle del settore energetico, le utilities e quelle del settore minerario (saldo netto di +38%), ma anche quelle dei servizi professionali e alle imprese (+36%). Le imprese del commercio al dettaglio (+4%), invece, e il settore delle costruzioni (+4%), con i tassi d'interesse che penalizzano i prestiti ipotecari e i prezzi degli immobili, mostrano scarsi segnali di voler aumentare la spesa per investimenti.

La ripresa delle prospettive di guadagno e di investimento delle imprese si riflette anche sulle loro intenzioni in termini di assunzioni. Sebbene la maggioranza relativa delle aziende (46%) non preveda alcuna variazione nei livelli di organico, più di 1 su 3 (35%) prevede di assumere. Le intenzioni di assunzione sono più forti nei settori dei servizi aziendali e professionali (+52%) e del turismo e viaggi (+45%). Solo il settore del commercio al dettaglio prevede di ridurre (-5%) il numero di dipendenti. In Italia e Spagna il 33% dei CFO intende aumentare la propria forza lavoro nel corso del prossimo anno, mentre in Germania tale percentuale arriva al 30%.

La maggior parte dei CFO europei, pari al 65% degli intervistati, continua a ritenere alto il livello di incertezza finanziaria ed economica esterna, ma questa cifra è notevolmente inferiore rispetto all'81% registrata in autunno. Il saldo netto, pari a +62%, è vicino alla media storica. Con il persistere delle tensioni geopolitiche, quasi la metà (+47%) delle imprese europee prevede di espandere la propria presenza in Europa occidentale e in Nord America (+41%) - una tendenza che accomuna anche l’Italia, i cui CFO prevedono di aumentare gli investimenti soprattutto in Europa occidentale (55%) e Nord America (47%). L'Africa, il resto dell'Asia e la Cina, invece, attualmente risultano meno attraenti per le aziende europee, probabilmente a causa delle difficoltà delle catene di approvvigionamento globali.

Anche se negli ultimi mesi i problemi legati alla supply chain si sono attenuati, l’esigenza di ripensare la supply chain continua a tenere occupati i CFO. Per mitigare le difficoltà legate a questo problema, la metà dei CFO ha dichiarato di fare un uso maggiore degli strumenti di pianificazione digitale, mentre il 40% punta sulla la diversificazione dei fornitori e delle rotte di distribuzione, il 38% su una maggiore collaborazione con i fornitori e il 34% su stress test di scenario. Così, oggi solo l'11% delle aziende europee intervistate dichiara di non aver intrapreso o di non avere intenzione di intraprendere alcuna azione sulla supply chain e le aziende i cui CFO hanno dichiarato di aver affrontato il problema valutano le loro prospettive finanziarie in modo più ottimistico rispetto a quelle che non hanno affrontato il tema.