Smetto quando voglio, film di esordio di Sidney Sibilia

5 febbraio 2014


Se arte di arrangiarsi e precariato giovanile sono due specialità tutte italiane, non poteva che essere ambientato a Roma questo divertente film. Smetto Quando Voglio parte dalla purtroppo tragica realtà dei senza lavoro per mostrare come, con un po' di fantasia e sfruttando le proprie doti culturali, si può avere successo. Almeno fino a che ...

Pietro Zinni ha trentasette anni, fa il ricercatore ed è un genio. Ma questo non è sufficiente. Arrivano i tagli all'università e viene licenziato. Cosa può fare per sopravvivere un nerd che nella vita ha sempre e solo studiato? L'idea è drammaticamente semplice: mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker. Macroeconomia, Neurobiologia, Antropologia, Lettere Classiche e Archeologia si riveleranno perfette per decretare il successo della banda.

Qui però non si tratta di una banale banda criminale, dedita a rapine o a truffe. L'idea geniale è di fare qualcosa che formalmente non costituisce reato: spacciare una sostanza stupefacente "legale". Quasi nessuno sa che in Italia una droga, per essere definita tale, deve essere censita nell'elenco ufficiale delle molecole illegali del Ministero della Salute. Se una molecola non è in quella tabella allora non è considerata illegale. Solo nel 2012 in Italia sono state scoperte oltre 240 nuove sostanze. Le forze dell'ordine non possono fare altro che aggiornare in continuazione l'elenco.

Così i nostri ricercatori falliti sfruttano le loro conoscenze accademiche per creare una nuova sostanza, che il passaparola dei consumatori individua subito come il non plus ultra dello sballo. Il successo è immediato e deflagrante, arrivano finalmente i soldi, il potere, le donne e il successo, ma il problema sarà gestirli. Una cosa è infatti trafficare in laboratorio per creare le pasticche, altra cosa muoversi nel sottobosco dello spaccio frequentato da delinquenti veri (anche se poi il più pericoloso di questi riserverà una vera sorpresa, che qui non sveliamo).

La prima fonte di ispirazione del film, racconta il regista, è stato un trafiletto su un quotidiano che titolava "Quei Netturbini con la laurea da 110 e lode". In pratica si parlava di due ragazzi laureati in filosofia con tanto di master, che lavoravano per l'AMA, la società che si occupa della pulizia delle strade a Roma. Due Netturbini che all'alba, mentre spazzano il marciapiede, discutono della Critica della Ragion Pura. Era la primavera del 2010, e quell'immagine era una sintesi di quello che stava accadendo in quei giorni. Le prime pagine dei giornali erano piene di articoli sui tagli alla ricerca, e sulle conseguenti manifestazioni di ragazzi che per una vita avevano sempre e solo studiato e che ora si ritrovavano, quasi quarantenni, senza un lavoro e senza una prospettiva. Nessuno sembrava accorgersi del paradosso che le persone più intelligenti del paese venivano messe ai margini. E se avessero deciso di ribellarsi? E se a delinquere adesso fossero le menti più brillanti in circolazione?

“Smetto quando voglio” prende simpaticamente il dramma sociale come pretesto per una commedia acida e parodistica, nel migliore filone della commedia all'italiana. Ne è venuta fuori una sorta di Soliti Ignoti al tempo di Ocean's Eleven, con l'appropriato sottotitolo "Meglio essere ricercati che ricercatori...".

Il film, interpretato da Edoardo Leo, Valeria Solarino e Neri Marcorè, è in sala da domani 6 febbraio 2014.

Ugo Dell’Arciprete