Planes di Klay Hall

14 novembre 2013


L‘ultima fatica di casa Disney invece di "Planes" potrebbe benissimo chiamarsi "Yes, we can". È infatti l‘ennesima versione del grande sogno americano, quello per cui chiunque, se dotato di qualità personali e grande forza di volontà, può emergere e realizzare le proprie aspirazioni. E se un afroamericano è riuscito a diventare presidente degli Stati Uniti, perchè un piccolo aereo da disinfestazione agricola non dovrebbe poter vincere la gara di velocità intorno al mondo?

Ed è esattamente quello che succede a Dusty in questo film. È un aereo agricolo che non ha mai volato sopra i 300 metri, ma sogna di essere il più veloce aereo da competizione del mondo. Deve superare diversi ostacoli e ha bisogno di scavare nel suo profondo per trovare il coraggio di diventare più di ciò per cui è stato costruito.

Quello di diventare più di ciò a cui sei stato destinato è il tema chiave del film, tema peraltro non nuovo nelle corde della Disney, che l‘ha sviluppato con tutti i tipi di protagonisti: gli esseri umani come Aladdin o Mulan, i mostri di Monsters, la automobili di Cars, e così via.

A contornare il protagonista incontriamo la classica galleria di personaggi: gli amici fedeli, che confortano il protagonista quando è in difficoltà e lo esortano a non mollare, qui impersonati (se possiamo usare questo termine per mezzi meccanici) dalla cisterna Chug e dal carrello elevatore Dottie; il tipo burbero ma sotto sotto di buon cuore, che insegna al protagonista i segreti del mestiere e lo accompagna al successo finale, in questo caso il vecchio aereo militare Skipper Riley; il/la partner sentimentale, a seconda che il protagonista sia maschio o femmina (se possiamo attribuire un sesso ad un aereo!), che per Dusty è la sensuale aereina orientale Ishani.

E così come Topolino ha Gambadilegno e Paperone la Banda Bassotti, anche Dusty ha diritto al suo bravo villain, il campione in carica Ripslinger che non esiterà, quando realizza che Dusty ha le qualità per batterlo, a ricorrere a tutti i trucchi più sleali per sabotarne la corsa e conservare il titolo.

Il 3D in Planes è sfruttato al meglio delle sue potenzialità, perchè il mezzo aereo per sua natura si muove liberamente nello spazio, a differenza dell‘automobile che si sposta solo in 2D sulla superficie terrestre: così le sequenze in soggettiva dei voli di Dusty e degli altri aerei veramente sembrano portare lo spettatore nella cabina di pilotaggio.

Dal punto di vista della tecnica di volo Planes è estremamente realistico, anche se lo spettatore medio difficilmente ha la competenza per poterlo riconoscere. I realizzatori infatti hanno fatto ricorso ad un esperto, Jason McKinley, specializzato nel disegno di effetti di volo per cinema e televisione.

La prima strategia di McKinley è stata: vere dimensioni, vera velocità. "Gli aerei devono essere di dimensioni reali, il contesto deve essere di dimensioni reali e devi far volare l‘aereo alla velocità a cui può effettivamente volare. L‘occhio umano rileva molto bene la velocità: tutti noi abbiamo visto un uccello volare o abbiamo lanciato una palla. Abbiamo archiviato nella nostra mente una biblioteca di movimenti e come tali dovrebbero apparire".

Planes prosegue quindi piacevolmente la storica tradizione Disney: un film tecnicamente ben fatto, con il protagonista in positivo che, superate varie difficoltà, raggiunge il trionfo finale dimostrando che il bene vince sempre e che con coraggio e buona volontà nessuna meta è impossibile. Un film che piacerà ai bambini ma sicuramente non dispiacerà agli adulti che li accompagneranno al cinema.

Ugo Dell’Arciprete