La scadenza del 31 dicembre 2010 segna il momento di avvio del percorso di valutazione secondo le nuove disposizioni e l

Valutazione del rischio da stress lavoro-correlato

  Novità aziendali   

Gli articoli 6, comma 8, lettera m-quater, e 28, comma 1-bis, del Decreto legislativo n. 81/2008, e successive modificazioni ed integrazioni, prevedono che tutte le aziende dovranno mettersi procedere alla stesura di un Documento di Valutazione del Rischio (DVR) e  trovare le giuste soluzioni per gestire con successo il fenomeno dello stress connesso all’attività lavorativa. Dal 1° gennaio 2011, quindi, le aziende dovranno effettuare la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell'accordo europeo dell'8 ottobre 2004, che definisce lo stress lavoro-correlato come “uno stato … che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti,. Per procedere è opportuno seguire le indicazioni contenute nella Lettera circolare del 18 novembre 2010 e nella Nota del 18 novembre 2010, emesse dal Ministero del Lavoro

Lo scorso 24 novembre 2010, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi Milano Bicocca. oltre 400 psicologi hanno partecipato all’incontro Cos’è la valutazione dello stress lavoro-correlato, organizzato dall’Ordine Psicologi della Lombardia, per fornire a psicologi ed aziende gli elementi per poter valutare lo stress lavorativo. Secondo Mauro Grimoldi, presidente Ordine degli Psicologi della Lombardia, la legge 81/2008 offre una grande opportunità alle aziende italiane, cioè la possibilità di intraprendere una valutazione dello stress lavoro-correlato al fine di migliorarsi e di creare i presupposti per essere più produttive e innovative.

Siccome lo stress lavoro-correlato è un fenomeno complesso, la cui valutazione richiede un approccio basato su metodologie scientificamente provate, le figure professionali più adatte per la sua valutazione, creando un vantaggio reale per i lavoratori e per le aziende stesse, sono sicuramente gli psicologi esperti di organizzazioni lavorative.

A tal fine abbiamo incontrato la Dottoressa Rossella Semplici, psicologa che svolge l’attività di psicologa clinica come libera professionista, è comandata presso l’università di Verona, ha condotto ricerche psico-pedagogiche relative all’età dello sviluppo, è docente ai corsi del Fondo Sociale Europeo - Formazione e sviluppo delle risorse umane ed autrice di numerosi articoli su tematiche psicologiche e mediche pubblicati in riviste, siti specialistici e divulgativi.

Dottoressa, cosa si intende per Stress? Secondo le più autorevoli concezioni – precisa la Semplici - lo stress rappresenta il risultato di una interazione dinamica complessa fra la persona e l’ambiente esterno. Dobbiamo distinguere due tipi di stress: “eustress”, caratterizzato da un livello ottimale di stress che può migliorare le capacità individuali; “distress” o stress patogeno determinato dall’accumularsi di stimoli stressogeni che non si ha la capacità di fronteggiare.

Cosa caratterizza in particolare lo stress lavoro-correlato? È uno stato caratterizzato da elevati livelli di eccitazione ed ansia, spesso accompagnati da senso di inadeguatezza (Commissione Europea) che può ridurre l’efficienza sul lavoro e causare disturbi o patologie severe di natura psicosomatica e psicologica.

Come si manifesta lo stress lavoro-correlato? I più comuni sintomi iniziali si manifestano con disturbi del sonno, affaticamento, irritabilità, problemi di memoria e concentrazione, abbassamento delle difese immunitarie, emicrania, dolori agli arti e alla schiena, caduta della libido, difficoltà digestive e problemi cardio-vascolari.

L’evoluzione può portare a disturbi dell’umore (ansia, depressione), all’abuso di sostanze, a patologie a carico dell'apparato digerente (gastrite, gastroduodenite, ulcera duodenale, colonpatia funzionale) e dell'apparato cardiocircolatorio (aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione).

Sul versante aziendale i costi aumentano in quanto in una organizzazione “stressante” si verificano maggiormente conflitti interpersonali, turnover, assenteismo, problemi disciplinari; diminuisce la produttività e la qualità del lavoro (errori, infortuni); crescono i costi d’indennizzo e/o delle spese mediche; può essere compromessa l’immagine sociale dell’azienda.

La valutazione del rischio riguarda tutti i dipendenti? Per pianificare le misure opportune per eliminare o ridurre il rischio da stress da lavoro è necessario compiere la valutazione dei fattori di rischio per tutti i lavoratori e le lavoratrici, compresi i dirigenti e i preposti. La valutazione si effettua non prendendo in considerazione i singoli lavoratori, ma gruppi omogenei esposti a rischi dello stesso tipo.

Per una corretta valutazione del rischio occorre prendere in esame indicatori oggettivi e verificabili, come indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentele formalizzate dai lavoratori. Occorre poi valutare i contenuti del lavoro, come ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti. Infine occorre valutare i fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio: ruolo nell’organizzazione; autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste)

Come si può concludere la valutazione del rischio? In base alla Lettera-circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 18-11-2010, se “dalla valutazione preliminare non emergono elementi di rischio da stress lavoro-correlato tali da richiedere azioni correttive, il datore di lavoro deve darne conto nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e prevedere un piano di monitoraggio”. Se, invece, emergono elementi di rischio da stress lavoro-correlato, è necessario pianificare interventi correttivi. Se questi si rivelano inefficaci, il datore di lavoro deve procedere ad una indagine più approfondita, valutando la percezione soggettiva dei lavoratori attraverso vari strumenti (questionari, focus group, interviste semi-strutturate).

Come rileva la data del 31 dicembre? La data del 31 dicembre 2010 individua la decorrenza dell’obbligo e deve essere intesa come data di avvio delle attività di valutazione. Nel DVR occorre quindi indicare la programmazione temporale della valutazione e la sua data finale.

E’ proprio necessaria la professionalità di uno psicologo? Ai fini della valutazione dello stress, che deve essere multidisciplinare per poter essere efficace, la figura professionale dello psicologo esperto di organizzazioni lavorative è indispensabile, in quanto ha le conoscenze e le competenze necessarie per aiutare l’organizzazione ad introdurre le misure in grado di prevenire o arginare le situazioni di stress. È auspicabile però andare oltre la “cura e la prevenzione” e occuparsi anche del benessere aziendale, che consiste nel consolidare e ampliare i punti di forza e gli aspetti positivi. Da molteplici studi è confermato che in tali contesti si verifica un aumento della produttività, della competitività e si introducono più facilmente innovazioni nei processi organizzativi.

Giovanni Scotti

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