La Legge n. 247/07 contiene le norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l´equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale.
Con l’entrata in vigore del provvedimento è scaduto il bonus, per i dipendenti che, pur avendo maturato il diritto al pensionamento d’anzianità, vi hanno rinunciato decidendo di continuare a lavorare ed è stato cancellato lo scalone Maroni, previsto dalla Legge 23 agosto 2004, n. 243.
Dal 1° gennaio 2008 i lavoratori dipendenti possono andare in pensione con 58 anni di età e 35 anni di contributi.
Poi dal 1° luglio 2009 si passerà al sistema misto di età e quote, per cui:
- dal 1° luglio 2009 al 31 dicembre 2010 si dovrà raggiungere quota 95 (sommando età anagrafica e contributi versati), ma con almeno 59 anni di età
- dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2012 sarà necessario arrivare a quota 96 con almeno 60 anni di età
- dal 1° gennaio 2013 si passerà a quota 97, con età minima a 60 anni.
I lavoratori autonomi continueranno ad andare in pensione un anno dopo i dipendenti, partendo da 59 anni nel 2008 fino a 62 con quota 98 dal 2013.
Chi avrà maturato 40 anni di contributi potrà lasciare il lavoro con quattro finestre annuali, invece delle due previste dalla legge Maroni:
- dal 1º luglio se risultano in possesso dei previsti requisiti per l’accesso al pensionamento di vecchiaia entro il primo trimestre dell’anno
- dal 1º ottobre se risultano in possesso dei previsti entro il secondo trimestre
- dal 1º gennaio dell’anno successivo se risultano in possesso dei previsti requisiti entro il terzo trimestre dell’anno precedente
- dal 1º aprile dell’anno successivo se risultano in possesso dei previsti requisiti entro il quarto trimestre dell’anno precedente.
Il taglio dei coefficienti di trasformazione (il moltiplicatore che contribuisce a determinare l´assegno previdenziale) è stato rinviato al 2010, ma sarà triennale e automatico e non decennale come prevedeva la legge Dini. Una apposita commissione deciderà i nuovi parametri sui quali tagliare i coefficienti.
I lavoratori impegnati in mansioni usuranti continueranno ad andare in pensione con 57 anni di età e 35 di contributi. È prevista una delega al Governo per l´individuazione degli aventi diritto. Per la definizione dei lavori notturni continuano a valere, come parametro di riferimento, le 80 notti del Decreto legislativo n. 66/03.
Giovanni Scotti
Torna