Sono necessari il coordinamento multidisciplinare e la riorganizzazione assistenza

Immunoterapia ed evoluzione delle cure per i pazienti con tumore del polmone

  Salute  

Lo scorso 21 ottobre si è svolto il convegno online “iCube - Comunicare il valore dell’innovazione nella cura del tumore al polmone”, promosso ed organizzato da Edra in collaborazione con AstraZeneca.

Gli intervenuti hanno parlato di immunoterapia e della evoluzione delle cure per i pazienti con tumore del polmone, sottolineando l’importanza di un coordinamento multidisciplinare efficiente e di una riorganizzazione dell’assistenza.

Innovazione ed organizzazione, dunque, rivestono un ruolo chiave per garantire una speranza di cura ai pazienti oncologici e per massimizzare l’investimento del sistema in termini di salute. Per le persone colpite da carcinoma polmonare non a piccole cellule, quindi, è necessario assicurare tempestività nella diagnosi e nell’accesso ai trattamenti innovativi, inclusi i farmaci immunoterapici, anche attraverso una riorganizzazione dell’assistenza, sia in tempo di pandemia, sia in una visione di lungo periodo.

L’impatto dell’epidemia COVID 19 ha richiesto una profonda riflessione sulla presa in carico del paziente oncologico e sulla necessità di una riorganizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici con particolare attenzione ai pazienti più fragili che devono necessariamente continuare a recarsi nei centri.

Tra le patologie oncologiche, il focus del convegno è stato rivolto al tumore del polmone anche alla luce della disponibilità di farmaci innovativi, quali le immunoterapie che hanno contribuito a migliorare significativamente l’aspettativa di vita dei pazienti e che presuppongono la collaborazione multidisciplinare tra i professionisti in un setting ospedaliero per assicurare una corretta diagnosi e stadiazione, la continuità di trattamento e il follow up.

Questi aspetti sono particolarmente rilevanti nel tumore del polmone non a piccole cellule localmente avanzato, un setting in cui è perseguibile l’intento curativo e in cui la sinergia tra chemioterapia e radioterapia e l’immunoterapia si sono dimostrate fondamentali per aumentare la sopravvivenza dei pazienti.

Il professor Massimo Di Maio del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, Segretario Nazionale AIOM e Direttore dell'Oncologia dell'Ospedale Mauriziano di Torino ha dichiarato: Lo stadio III del carcinoma polmonare non a piccole cellule è un setting complesso, il cui trattamento non può prescindere dal coinvolgimento di un team multidisciplinare per l’adeguata identificazione e la corretta gestione dei pazienti affetti da questa malattia - ha spiegato Di Maio - In passato solo il 15-30% dei pazienti con tumore polmonare localmente avanzato e non candidabile a chirurgia sopravviveva a cinque anni e nella maggior parte di questi la malattia progrediva allo stadio metastatico. Oggi, i risultati a lungo termine dello studio PACIFIC, che valutava l’impiego dell’immunoterapico durvalumab dopo il completamento della chemio-radioterapia, dimostrano come a quattro anni il 49,6% dei pazienti trattati con il durvalumab sia ancora vivo (con un miglioramento di oltre 13 punti percentuali rispetto alla sola chemio-radioterapia) e che il 35% non sia andato incontro a progressione. - ha concluso Di Maio - Alla luce di questi dati, si conferma la possibilità di perseguire un intento curativo in questo setting di malattia e l’importanza di garantire anche in questa situazione emergenziale l’accesso alla terapia più opportuna per questi pazienti.

Durante la pandemia si sono registrati ritardi nelle diagnosi che potrebbero determinare nei prossimi mesi un aumento dell’incidenza di casi in fase avanzata e della mortalità. Inoltre, sono stati proprio i pazienti in cura con farmaci infusionali, quali le immunoterapie, che non possono fare a meno di recarsi in ospedale, a subire il peso maggiore di questa difficile situazione. Per questo risulta fondamentale che sia mantenuta una ‘buona organizzazione’ anche nello scenario Covid-19 che possa contribuire all’efficienza dei processi di cura e al miglioramento degli esiti massimizzando l’investimento del sistema in termini di salute.

Francesco De Lorenzo, Presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e Past President dell’European Cancer Patients Coalition (Ecpc), ha detto: Il Covid 19 ha rappresentato e rappresenta, tuttora, uno tsunami per i malati di cancro, come dimostrano da una parte i numeri e le statistiche sul mancato accesso ai trattamenti terapeutici e alle diagnosi precoci e dall’atra le proiezioni che prevedono un allarmante incremento di decessi dovuti anche al blocco degli screening. - ha aggiunto Di Lorenzo - Questa seconda fase, purtroppo, con la preoccupazione del contagio, presenta le stesse criticità dei mesi scorsi, nonostante le precauzioni assunte in questo periodo. È, pertanto, necessario non limitarsi più a provvedimenti estemporanei ed occasionali, ma occorre una strategia complessiva per l’oncologia, che tuteli, nel tempo, tutti i diritti dei malati di cancro, nonostante la pandemia.

Quali servizi poter delocalizzare, come poter assicurare continuità di cure ed evitare ritardi, come garantire sostenibilità nei setting di cura, quali politiche sanitarie adottare anche su impulso della pandemia in corso e in una prospettiva di lungo termine, agevolate anche dalla presenza di sistemi digitali efficienti per l’evoluzione del sistema, sono i temi trattati nella tavola rotonda del webinar con Luca Pani dell’Università di Modena e Reggio Emilia e di Miami, esperto di farmacologia, psichiatria clinica e scienze regolatorie, Carlo Riccardi in rappresentanza della Società italiana di Farmacologia (SIF), Americo Cicchetti del Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario (CERISMAS), Claudio Jommi di SDA Bocconi e Francesco Ripa di Meana Presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (FIASO), insieme a Massimo Di Maio e a Francesco De Lorenzo.I partecipanti alla tavola rotonda hanno sottolineato il ruolo del management sanitario, che diventa, dunque, chiave non solo in un momento di emergenza, come quello attuale, ma anche a lungo termine: l’esigenza di trovare soluzioni strutturali e non emergenziali, infatti, è fondamentale per la salute dei pazienti e per l’efficientamento del Sistema Sanitario Nazionale.

Francesca Patarnello, Vice President Market Access & Government Affairs di AstraZeneca Italia (l’azienda biofarmaceutica globale è orientata all’innovazione e focalizzata su scala internazionale nella ricerca scientifica, nello sviluppo e nella commercializzazione di farmaci con obbligo di prescrizione medica per patologie cardiovascolari, metaboliche, respiratorie, infiammatorie, autoimmuni, oncologiche, infezioni e disturbi del sistema nervoso centrale), ha commentato: Nell’emergenza Covid abbiamo imparato che si possono fare le cose in modi diversi, in alcuni casi più semplici, ma che per avere successo serve il coinvolgimento reale e informato di tutti gli interlocutori del sistema salute, inclusi i pazienti. Ora tutte le risorse del sistema andranno concentrate nell’assicurare l’accesso alla prima diagnosi, il regolare inizio della terapia e la continuità di trattamento specie quando esiste un’opzione reale di cura. Ogni sforzo deve essere messo in atto per fare in modo che queste opportunità terapeutiche non siano ritardate perché il tempo perduto in questo caso non può essere recuperato - ha concluso Francesca Patarnello -. La contingenza ci fornisce un’opportunità senza precedenti perché si crei una vera collaborazione tra pubblico privato nell’organizzazione, nella dispensazione delle nuove soluzioni terapeutiche e nell’implementazione delle tecnologie. Noi ci siamo e siamo pronti a guardare sempre in avanti, al futuro delle cure per rendere l’innovazione tale e quindi accessibile ai pazienti.

Nel settore oncologico, in particolare, AstraZeneca offre un portafoglio in rapida crescita di nuovi farmaci per i tumori ai polmoni, alle ovaie, alla mammella e del sangue potenzialmente in grado di trasformare la vita dei pazienti e il futuro dell’azienda. Si parla di sei nuovi farmaci in fase di lancio tra il 2014 e il 2020 ed un'ampia pipeline di piccole molecole e biologici in sviluppo.

Sfruttando la potenza delle sue quattro piattaforme scientifiche (Immuno-Oncologia, Drivers tumorali e resistenza, Risposta al danno del DNA e Farmaco-anticorpi coniugati) e sostenendo lo sviluppo delle combinazioni personalizzate, AstraZeneca si pone come obiettivo la ridefinizione del trattamento antitumorale e l'eliminazione, un giorno, del cancro come causa di morte.

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