FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 9, 7 dicembre 2010

Cultura e Spettacoli, Mostre e Musei

Milano: il Museo del Novecento
Nel cuore di Milano, in piazza Duomo, negli storici ambienti del Palazzo dell’Arengario, dal 6 dicembre si può visitare il Museo del Novecento, nuovo spazio museale del Comune dedicato all’esposizione di opere d’arte del XX secolo

Il Museo del Novecento si estende su una superficie di 8.200 mq di cui 4mila dedicati allo spazio espositivo. Il progetto del Gruppo Rota - composto da Italo Rota, Fabio Fornasari, Emmanuele Auxilia, Paolo Montanari e Alessandro Pedretti - ha realizzato la riorganizzazione e il restauro del Palazzo dell’Arengario in perfetta armonia con le opere, modellando gli spazi in funzione del grande patrimonio della città.

Il Museo del Novecento, nato dalla trasformazione del Palazzo dell’Arengario, rappresenta una delle più grandi opere europee dedicate alla cultura. – spiega il Sindaco di Milano, Letizia Moratti – Un luogo prestigioso, nel cuore della città, dove poter conoscere e approfondire l’arte del Novecento ammirando le grandi collezioni che Milano ha ereditato e costruito nel  tempo  incrementando  le  Civiche Raccolte milanesi. Un patrimonio della città che con questo museo diventa opportunità di conoscenza per tutti. Collezioni  importanti all’interno di un edificio che è parte della storia del XX  secolo – prosegue  il Sindaco Moratti – destinato a diventare un punto di  riferimento per i milanesi rafforzando l’identità di Milano e, allo stesso tempo, il suo prestigio internazionale a livello culturale.

In mostra ci sono quattrocento opere, tutte appartenenti alle Civiche Raccolte Artistiche del Comune di Milano: una collezione imponente che trova casa al Palazzo dell’Arengario. Un percorso complesso ed articolato, che parte dal Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo studiato da un comitato scientifico di altissimo livello, creato ad hoc per lo spazio milanese, presieduto da Massimo Accarisi, Direttore Centrale Cultura, e da Claudio Salsi, Direttore Settore Musei del Comune di Milano, coordinato da Marina Pugliese, Direttore del Museo del Novecento, e composto da Piergiovanni Castagnoli, già direttore della GAM di Torino, Flavio Fergonzi, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Udine, Lucia Matino, ex Direttore delle Raccolte d’Arte, Antonello Negri, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano, e Vicente Todolì, già Direttore della Tate Modern di Londra.

Per arrivare allo straordinario percorso alla scoperta dell’arte del XX secolo e, in modo particolare, delle correnti che hanno fatto grande la città di Milano, si percorre la rampa elicoidale, realizzata al centro dell’Arengario e si superare l’opera di Pellizza da Volpedo, dipinta tra il 1898 e il 1902. Prima di immergersi nel Futurismo, movimento che si è sviluppato proprio a Milano a partire dal 1909, si attraversa un’ampia sezione dedicata alle Avanguardie internazionali della collezione Jucker, acquisita dal Comune di Milano nel 1992 e di cui numerose opere sono presenti, oltre che in questa prima parte, in altre sezioni del museo.

La prima grande sala del Museo del Novecento, detta “delle Colonne”, è dedicata, con criterio monografico, a Umberto Boccioni, con una collezione unica al mondo che comprende il manifesto pittorico del futurismo Elasticità (1912). Quindi una sezione interamente dedicata al Futurismo con opere di Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Ardengo Soffici, Achille Funi, Fortunato Depero, Mario Sironi. La sezione si chiude con Natura morta con squadra di Carrà del 1917 che anticipa i cambiamenti di linguaggio del dopoguerra. La sezione dedicata a Boccioni è la prima di otto monografie che vedono protagonisti Giorgio Morandi, Arturo Martini, Giorgio de Chirico, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Marino Marini.

Passato il Futurismo e le sale monografiche di de Chirico, Morandi e Martini, ci si immerge nel Novecento italiano con l’arte degli Anni Venti e Trenta, con opere di Mario Sironi, Carlo Carrà, Virgilio Guidi, Piero Marussig, Felice Casorati, seguono l’Arte Monumentale e Antinovecento con opere tra gli altri, di Renato Birolli, Aligi Sassu, Massimo Campigli, Scipione e Filippo De Pisis. Chiude la manica lunga del secondo piano una sezione di opere degli anni trenta di Fausto Melotti e di astratti comaschi. A Lucio Fontana è stato dedicato il salone della torre dell’Arengario. La sala è stata progettata come un’enorme opera ambientale allo scopo di allestire il soffitto del 1956 proveniente dall’Hotel del Golfo di Procchio all’Isola d’Elba, concesso in deposito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché la Struttura al neon (1951) di proprietà della Fondazione Fontana e i Concetti spaziali degli anni Cinquanta. Da qui, ultimo piano della torre dell’Arengario, ci si affaccia su piazza del Duomo. Una vista panoramica di 180 gradi che permette di osservare la piazza e la Cattedrale. Successivamente, al terzo piano, si trova una sala dedicata ad Alberto Burri e alle opere degli anni Cinquanta dei maggiori maestri italiani quali Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli, Osvaldo Licini, Tancredi Parmeggiani, Carla Accardi. La sezione conclusiva, oltre 1200 metri quadri situati nella manica lunga al secondo piano di Palazzo Reale e collegati all’Arengario da una passerella sospesa, è dedicata agli anni Sessanta e termina con senza titolo (Rosa nera) del 1964 di Janis Kounellis. Passata la passerella aerea si incontra una Scultura d’ombra (2010) realizzata ad hoc per il museo da Claudio Parmiggiani. Quindi segue una grande sezione riservata all’Arte Cinetica e Programmata anticipata da Aconà Bicombì di Bruno Munari e seguita da una serie di opere di Enzo Mari, Getulio Alviani, Dadamaino e opere e ambienti degli artisti del Gruppo T: Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi e Grazia Varisco. Segue la sala dedicata alle nuove figurazioni dal Realismo esistenziale alla Pop Art con Valerio Adami, Bepi Romagnoni, Franco Angeli, Alik Cavaliere, Enrico Baj, Emilio Tadini e Mimmo Rotella, con Decisioni al tramonto (1961) e una selezione di artisti della Pittura Analitica con opere di vari artisti tra cui Rodolfo Aricò, Claudio Verna e Giorgio Griffa. La fine del percorso espositivo è dedicata all’Arte Povera e a Luciano Fabro in omaggio al quale è stato ricreato, per allestire un nucleo di opere degli anni sessanta, l’ambiente Habitat ideato per il Pac nel 1980. Presenti in questa sezione Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini, Mario Merz, Giuseppe Penone, Jannis Kounellis, Giovanni Anselmo e Gilberto Zorio. A lato la sezione dedicata a Marino Marini: questa collezione è stata trasferita dalla Galleria d’Arte Moderna di Villa Reale all’Arengario, in coerenza con il patrimonio artistico novecentesco valorizzato nel Museo del Novecento.

Il Museo del 900 è sostenuto da Amichae - Associazione Milano Cultura Heritage Arte Educazione - che già sostiene le Civiche Raccolte Storiche della Città di Milano attraverso attività di mecenatismo a livello nazionale e internazionale.

Come già avviene all’estero in molti musei, anche al Museo del Novecento c’è il ristorante,  realizzato, in questa occasione, dagli architetti Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli. Il ristorante è un omaggio al periodo “Decò”: una Hall, a tavoli bassi, poltroncine e divani con una decorazione alle pareti a fondo nero; un Bar che, data la grande altezza, è costituito da elementi alti, in legno laccato di nero o rivestiti di specchio, che si slanciano verso il soffitto e ricordano le architetture metafisiche di De Chirico e Carrà servendo a ospitare gli oggetti utili per il servizio; una Sala ristorante, omaggio a Loos, rivestita con pannellature di legno dorato e specchi invecchiati e un soffitto a cassettoni che danno un’illusione di uno sfondamento dello spazio; una Galleria aperta sulla cucina con pannellature in lacca rossa degli anni Trenta e un bancone dove si può mangiare; il Dehors, che si trova oltre il bar all’interno della grande loggia affacciata su Piazza del Duomo, studiato come una struttura in ferro e vetro, essenziale, per non turbare l’equilibrio dell’architettura di Portaluppi. La gestione del ristorante è affidata a Giacomo Bulleri e alla sua famiglia, forte dell’esperienza degli altri due ristoranti, “Giacomo” e “Giacomo Bistrot”, che sono emersi sulla scena culinaria meneghina per la qualità del cibo e per l’attenzione al decor e per la flessibilità degli orari. La famiglia Bulleri propone, oltre a quelli suoi classici, alcuni piatti di veloce esecuzione, adatti ad un pranzo leggero dopo una visita al museo o lo shopping in centro, senza dimenticare il pesce fresco che propone con maestria da tanti anni. Un posto di riguardo è dedicato al menu del Novecento, piatti rigorosamente presi dalla tradizione milanese leggermente riveduti. Il ristorante è aperto 7 giorni su 7 e vi si accede dalla rampa eleicolidale senza dover passare per il museo.

Info: Museo del Novecento - Via Marconi 1, Milano -Lunedì 14.30 / 19.30, Martedì, Mercoledì, venerdì e domenica 9.30 / 19.30, Giovedì e sabato: 9.30 / 22.30 - ingresso gratuito fino al  febbraio 2011 – tel 0288444061 - 02.0202 - www.museodelnovecento.org - Catalogo Mondadori Electa.