FOCUS ON LINE - RIVISTA N° 5, 16 marzo 2008

Cultura e Spettacoli, Mostre e Musei

La Forza del Bello - L’arte greca conquista l’Italia
Una grande mostra di scultura antica a Palazzo Te a Mantova

La nuova grande mostra di Palazzo Te La forza del bello. L’arte greca conquista l’Italia, nata da un’idea del Professor Salvatore Settis, messa a punto con l’aiuto di Maria Luisa Catoni, Francesco De Angelis e Paul Zanker, è stata curata da Salvatore Settis con Maria Luisa Catoni e la collaborazione di Lucia Franchi e dello staff del Centro di Palazzo Te.

Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, la mostra, che apre il 29 marzo, è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Archeologici, dal Comune di Mantova, dal Museo Civico di Palazzo Te e dalla Regione Siciliana, sostenuta dalla Regione Lombardia Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, dalla Fondazione Banca Agricola Mantovana e dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te, con il contributo di Banca Agricola Mantovana e Eni.

L’esposizione, che si avvale dell’allestimento di Andrea Mandara, si propone di illustrare narrativamente, con una scelta di oltre cento opere di straordinario impatto visivo, provenienti da tutto il mondo ed esposte per la prima volta contemporaneamente nelle Sale di Palazzo Te e nelle Fruttiere, la storia della presenza dell’arte greca sul territorio italiano, di centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo. Pur non essendo questa una vicenda lineare, si sono individuate tre fasi successive e ben caratterizzate, corrispondenti, ciascuna, a una sezione della mostra. Si propone così un racconto storico attraverso opere di altissima qualità estetica.

Nella prima fase (VII-II sec. a.C.) l’arte prodotta nelle città greche dell’Italia meridionale e della Sicilia s’intreccia con quella prodotta in Grecia e importata non solo dai Greci d’Italia, ma anche da altri popoli della Penisola, specialmente gli Etruschi, che ne sono conquistati e prendono a imitarla. Fra le culture durevolmente sedotte dall’arte greca spicca quella di Roma, cui è dedicata la seconda parte dell’esposizione (III sec. a.C. - IV sec. d.C.). I Romani non solo saccheggiano e raccolgono opere d’arte greca, ma attraggono artisti greci a lavorare per loro in Italia, e delle opere più celebrate vogliono copie “in serie”, a ornare case, palestre e giardini. Questa “moltiplicazione” dell’arte greca e l’eco duratura che essa lascia nelle opere degli scrittori romani, ne ha assicurato la fama e ha costruito le premesse per la sua ricerca e riscoperta dal Medio Evo all’Ottocento, tema della terza parte della mostra. A un’idea quasi favolistica dell’arte greca perduta si affianca, dal Quattrocento in poi, l’importazione di sculture dalla Grecia; rinasce il collezionismo di scultura antica e, nell’assiduo tentativo di ricostruire l’antica narrazione storica dell’arte, si impara a distinguere gli originali dalle copie, mentre dal suolo italiano spuntano nuovi originali greci.

Questa sequenza narrativa vuole far emergere alcuni tratti costanti del gusto che ha radicato l’arte greca nelle culture d’Italia: dall’una all’altra sezione si inseguono dunque, con la forza potente del richiamo visivo, i grandi temi che segnano i meccanismi della ricezione. E´ infatti su questa base che nasce, dal Settecento in poi, lo studio “scientifico” dell’arte greca, partito con l’antiquaria italiana e culminato nell’archeologia tedesca. La presenza dell’arte greca in Italia diviene così la matrice e il lievito di un processo di riscoperta e conoscenza storica ancora in corso.

Il catalogo della mostra è curato da Maria Luisa Catoni e edito da Skira: contiene l’introduzione e un saggio di Salvatore Settis e altri scritti di Maria Luisa Catoni, Francesco De Angelis, Stefano De Caro, Franco Ferrari, Valerio Neri, Cecilia Parra, Giuseppe Pucci, Anna Maria Reggiani e Paul Zanker. La realizzazione delle schede è stata curata da Lucia Franchi.

L’esposizione avrà un importante seguito nella mostra che si terrà in Sicilia nell’estate del 2009, in cui si metteranno a confronto le opere realizzate dagli artisti delle colonie greche in Italia con quelle coeve realizzate dagli artisti della Grecia e dell’Anatolia. Per dimostrare l’affascinante ipotesi di un modello policentrico di sviluppo dell’arte greca, in cui le opere prodotte in Grecia e in Italia non siano contrapposte in termini di “centro” e “periferia”, ma confrontate come esperienze parallele, intrecciate, suscettibili di mutua influenza.

La mostra di Palazzo Te rappresenta dunque un appassionante viaggio a ritroso, alle radici della nostra cultura. I capolavori selezionati da Settis e Catoni e richiesti con tenacia da Palazzo Te, ci consentono di ammirare opere straordinarie, cariche di quella bellezza insieme etica ed estetica, guardata, cercata e fissata durevolmente nel marmo o in pittura dagli artigiani greci, che hanno segnato in modo determinante molta dell´arte e  numerose poetiche artistiche successive.