Adrenoleucodistrofia: con la diagnosi precoce si possono salvare bambini

01/10/2019


Dal 17 al 21 settembre, ad Atene si è svolto il 13° Congresso della European Pediatric Neurology Society, nel corso del quale sono stati presentati i dati aggiornati ed incoraggianti dello studio Starbeam sui pazienti affetti da adrenoleucodistrofia cerebrale legata all’X (X-CALD) trattati con Lenti-D™, la terapia genica sperimentale di bluebird bio

L’adrenoleucodistrofia, lo ricordiamo, é una grave malattia metabolica rara (incidenza stimata 1:20.000), dovuta a mutazioni del gene ABCD1 che causano l’alterata funzione della proteina trasportatrice degli acidi grassi a catena molto lunga (VLFA) nei perossisomi, provocandone l’accumulo in numerosi tessuti , in particolare il sistema nervoso centrale, il midollo, i nervi periferici e le ghiandole surrenali. Determina la degenerazione progressiva della mielina, tessuto fondamentale sia a livello del sistema nervoso centrale sia quello periferico. Questa patologia si manifesta con tre fenotipi principali: forma cerebrale infantile (X-CALD), la più grave e devastante, il cui esordio varia dai 3 ai12 anni, ed è caratterizzata da sintomi neurologici severi e progressivamente ingravescenti, fino allo stato vegetativo se non riconosciuta e trattata tempestivamente; forma Adrenomieloneuropatia (AMN), che, invece, ha un esordio in età adulta, con sintomi a lenta progressione che possono includere ipostenia, spasticità e disturbi minzionali; la sindrome di Addison isolata (insufficienza corticosurrenalica) che può essere il segno d'esordio prima della comparsa dei sintomi neurologici, o può rimanere l'unico sintomo dell’ALD.

E’ importante, però, fare diagnosi precoce per le adrenoleucodistrofie che sono rare, ma troppo spesso sono anche sottodiagnosticate o diagnosticate troppo tardivamente, - spiega la dott.ssa Isabella Moroni, medico di Neuropsichiatra Infantile della U.O.C. Neuropsichiatria Infantile, Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico C. Besta

La dottoressa Isabella Moromi è stata la responsabile scientifica di un recente convegno nazionale assieme al Dr. Ettore Salsano, neurologo della U.O. Neurologia X -Malattie Degenerative e Neurometaboliche Rare - Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico C. Besta ed alla Dr.ssa Anna Ardissone, neuropsichiatra Infantile - U.O.C. Neuropsichiatria Infantile - Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico C. Besta.

Abbiamo organizzato un convegno nazionale presso il nostro Istituto - dice la dott.ssa Isabella Moroni - proprio per focalizzare l’attenzione ed ampliare le informazioni in modo completo ed aggiornato su una patologia estremamente complessa ed eterogenea, che causa grave e progressiva disabilità sia quando si manifesta in età pediatrica che in adulta, e che richiede il coinvolgimento di diversi Specialisti.

Il gene che causa l’adrenoleucodistrofia è localizzato a livello del cromosoma Xq28; pertanto i soggetti maschi sono affetti, mentre le femmine portatrici possono manifestare sintomi di entità variabile in età adulta.

L’unico trattamento sinora disponibile per arrestare la progressione della forma cerebrale infantile, che spesso insorge verso i 3/5 anni, è solo il trapianto di cellule staminali midollari, efficace esclusivamente nelle fasi molto precoci di malattia con criteri specifici e ristretti, prima che i pazienti presentino sintomi neurologici o diffusione delle alterazioni della sostanza bianca cerebrale, mentre è documentato che il trapianto non è in grado di modificare la storia naturale della malattia quando effettuato tardivamente”.

Al convegno presso l’Istituto Besta erano presenti medici chirurghi specialisti in Neurologia, Neuropsichiatria Infantile, Endocrinologia, Pediatria, Medici e Pediatri di Base, Biologi, Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, Fisioterapisti, Infermieri ed Infermieri Pediatrici.

In sintesi è stato confermato che occorre un approccio multidisciplinare e che è indispensabile saper fare una diagnosi precoce per approntare i trattamenti in modo tempestivo.

Nel corso del convegno è stato ribadito come sia importante predisporre il trattamento dell’insufficienza corticosurrenalica e prevenire scompensi metabolici nei soggetti con Sindrome di Addison; allargare lo screening familiare dei soggetti a rischio per fornire counselling genetico ed eventuale diagnosi prenatale; monitorare nei pazienti affetti l’insorgenza di segni o sintomi neurologici e delle alterazioni radiologiche per avviare tempestivamente le procedure per il trapianto; approntare i possibili trattamenti sintomatici e riabilitativi nei soggetti adulti.