Bologna: Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione

10/04/2019


Domani, giovedì 11, e dopodomani, venerdì 12 aprile, al Palazzo dei Congressi di Bologna, si svolgerà la XVI edizione del Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIA), che, ieri, a Palazzo Giureconsulti di Milano, è stato presentato alla stampa da Renato Pietro Ricci, Presidente AIAC, Massimo Zoni Berisso, Vicepresidente AIAC, e da Roberto De Ponti, Presidente eletto AIAC.

Nel corso del Congresso oltre 1000 aritmologi e cardiologi provenienti da tutta Italia parleranno, in particolare, di dispositivi sempre più sofisticati e monitoraggio a distanza, grazie ai quali l’aritmologia italiana sta vivendo la sua rivoluzione 4.0 con l’obiettivo di curare aritmie complesse in una popolazione che invecchia.

La telemedicina, infatti, dimezza la mortalità, riduce le ospedalizzazioni del 39%, il numero di visite in ospedale del 50% ed i costi sanitari del 60% …, ma non è ancora codificata e quindi non è rimborsata dal Sistema sanitario nazionale.

Il progressivo incremento dell’aspettativa di vita e con essa della prevalenza di malattie croniche, hanno favorito un notevole aumento delle aritmie, anomalie del battito del cuore che interessano oltre mezzo milione di italiani over65 (4 su 100) e che costituiscono una delle cause più frequenti di accesso al Pronto Soccorso o di ricovero in cardiologia (circa il 13% dei ricoveri).

L’identificazione precoce di gravi patologie come la fibrillazione atriale o lo scompenso cardiaco possono interrompere questo meccanismo, prevenendo l’insorgenza di situazioni critiche e le conseguenti ospedalizzazioni. - dichiara Renato Pietro Ricci - In questo senso il telemonitoraggio rappresenta un vero e proprio strumento di cura per i pazienti con dispositivo cardiaco impiantabile come pacemaker e defibrillatori e in generale per il paziente cardiopatico poiché, grazie ad una osservazione continua, permette una pronta reazione terapeutica.

Il Congresso Nazionale si focalizza quest'anno sul tema delle aritmie cardiache nell’anziano e sul tema della morte improvvisa che, con circa 40.000 decessi l’anno (uno ogni 13 minuti), rappresenta il 40% delle morti cardiovascolari e il 10% di tutte le cause di morte.

La fibrillazione atriale è una delle aritmie più frequenti nella popolazione anziana poiché è strettamente correlata all’invecchiamento della persona e quindi del suo cuore. Il 12% degli over 80, infatti, soffre di questa patologia che aumenta di 5 volte il rischio di ictus cerebrale. - commenta Massimo Zoni Berisso - Programmi di ricerca sistematica della fibrillazione atriale silente (un killer silenzioso) permettono di avviare una terapia anticoagulante precoce nei soggetti a rischio e prevenire l’ictus. Per quanto riguarda la prevenzione della morte improvvisa, una valutazione del profilo di rischio nei soggetti che hanno superato un infarto o affetti da scompenso cardiaco permette di identificare coloro che beneficeranno dell’impianto di un defibrillatore a scopo preventivo.

Per combattere efficacemente i disturbi del ritmo cardiaco è importante una tempestiva diagnosi che ognuno può fare anche da solo, misurando il proprio battito cardiaco al polso. Un’aritmia è un’anomalia nella frequenza o nel ritmo del battito cardiaco, in cui il cuore può battere troppo veloce (tachicardia con battito superiore ai 100 battiti al minuto); troppo lento (bradicardia con battito inferiore ai 60 battiti al minuto) o con un ritmo irregolare.

Quando il battito è irregolare è il caso di rivolgersi al proprio medico e, per i dovuti approfondimenti, all'aritmologo, figura principale di riferimento. - dichiara Roberto De Ponti - Gli esperti delle aritmie possono fare molto nel trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco, che frequentemente complicano l’iter di patologie cardiovascolari quali l’ipertensione arteriosa, l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, ma che a volte interessano anche i cuori apparentemente sani. Il trattamento delle aritmie cardiache è oggi possibile con ottime probabilità di successo utilizzando terapie ampiamente consolidate, sia farmacologiche che tramite dispositivi come l’impianto di pacemaker o di defibrillatore o l’ablazione con catetere.

Al XVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione i cardiologi si confronteranno anche sulla morte improvvisa nello sport amatoriale e agonistico.

La morte improvvisa tra gli sportivi, che ha recentemente occupato le pagine delle cronache, è un fenomeno che riguarda atleti in cui sono normalmente già presenti delle condizioni predisponenti allo sviluppo di aritmie come malattie congenite o genetiche (ad esempio la cardiomiopatia ipertrofica e la cardiomiopatia aritmogena), - afferma Renato Pietro Ricci - Diversi studi hanno dimostrato che in queste persone, l’incidenza di morte improvvisa è più alta rispetto ai sedentari affetti dalle stesse patologie perché lo sforzo massimale prolungato e l’attivazione del sistema nervoso simpatico possono agire da trigger dell’aritmia e scatenare l’evento fatale.

L’Italia, tuttavia, è oggi un paese all’avanguardia in tutto il mondo nei programmi di screening cardiologici negli atleti, grazie a normative molto severe introdotte fin dal 1982.

Grazie all’ECG in prima battuta, strumento principe ancora oggi per identificare precocemente eventuali anomalie, e a tecniche più sofisticate come la risonanza magnetica, si è riusciti a ridurre nel nostro Paese l’incidenza della morte improvvisa negli sportivi dal 3,6 allo 0,4 per 100.000 per anno, un livello inferiore rispetto a quello dei sedentari non sottoposti a screening” conclude Ricci.