La stagione della caccia diretto da Roan Johnson

25/02/2019


È passato un anno dalla messa in onda su RAI 1 di “La mossa del cavallo”, il film TV tratto dall’omonimo romanzo storico di Andrea Camilleri, che per molti telespettatori italiani fu la scoperta che il grande scrittore siciliano non è soltanto il creatore di Montalbano (e già qui il termine “soltanto” richiederebbe delle scuse al Maestro, visto che i Montalbano, con dieci milioni di copie vendute e traduzioni in oltre cento lingue, sono un bestseller mondiale).

La serie “C’era una volta Vigata” presenta una ambientazione che rimane quella siciliana prediletta da Camilleri, uno scenario che include sempre delitti e indagini e una collocazione storica che anticipa di un secolo le trame di Montalbano, e si arricchisce ora di un nuovo capitolo con La stagione della caccia per la regia di Roan Johnson. L’immaginifico mondo di Vigata, nato dalla magica penna di Andrea Camilleri, torna dunque protagonista di una nuova avventura televisiva.

Il contesto è quello della Sicilia post-garibaldina, lo stesso che fa da sfondo alla storia del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un mondo che, persi i riferimenti della corte Borbonica, sopravvive cercando di adattarsi ai nuovi tempi ma in realtà mantenendo il più possibile i privilegi e gli onori della storica nobiltà.

Il principe Fabrizio Salina, protagonista del romanzo e del famoso omonimo film del 1963, diretto da Luchino Visconti e interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon, era in effetti un vero nobile, distinto e affascinante. Ne La stagione della caccia troviamo invece una nobiltà molto più “paesana”, con la famiglia dei marchesi Peluso, una nobile stirpe di proprietari terrieri ormai in odore di decadenza, che conservano ancora un certo ascendente sulle campagne circostanti.

La ricca e potente casata viene progressivamente e misteriosamente decimata da un’impressionante successione di morti apparentemente accidentali, successione che ricorda molto quella delle prede in una battuta di caccia. Una mattanza che curiosamente inizia con l’arrivo a Vigata del giovane farmacista Fofò La Matina, figlio del “camperi” dei marchesi Peluso. Senza ovviamente svelare qui cosa accade e chi ne è responsabile, diciamo solo che ancora una volta la trama inventata da Camilleri è assolutamente avvincente, con un fine lavoro di cesello sui personaggi che ruotano nella vicenda.

Al di là dell’aspetto “poliziesco” del racconto, il filo conduttore principale è la critica al patriarcato del tempo, che poi, se si vuole, è la radice di un patriarcato che ancora noi italiani facciamo fatica a metterci alle spalle. Perché il Marchese Peluso si intestardisce a volere il figlio masculo in giovane età, nonostante abbia già una figlia femmina, e si intestardisce in vecchiaia a fare un altro figlio masculo quando il primo muore? Deve mantenere il nome, il suo casato, la sua eredità. Perché Nenè, il truffatore, prova a diventare marito della marchesina Peluso per i soldi? Perché Fofò torna a Vigata? E soprattutto perché la marchesina ‘Ntontò prende in mano le redini della casata? Tutto rientra in quel tema centrale. Sono dei nobili, i Peluso, ancora legati alla terra, al possesso, alla roba. Infatti, oltre all’eredità del “Gattopardo” ci si può riconoscere anche tanto Verga e i racconti di una Sicilia ancora primitiva dove la forza e la violenza giocano un ruolo importante.

La stagione della caccia riporta alla ribalta l’immaginaria cittadina siciliana, resa unica dalla fantasia di Andrea Camilleri, in un’appassionante saga familiare tra brama di potere, omicidi, follia e amori impossibili, tutti paradossi di un mondo nobiliare che comincia a sgretolarsi e che volge inesorabile al declino.

Il film TV, diretto da Roan Johnson, è interpretato da Francesco Scianna, Miriam Dalmazio, Tommaso Ragno, Ninni Bruschetta, Giorgio Marchesi, Alessio Vassallo, Alice Canzonieri e Orio Scaduto.

È in onda su RAI 1 stasera, lunedì 25 febbraio.

Ugo Dell'Arciprete