Mia e il leone bianco di Gilles De Maistre

15/01/2019


Si può dire che Mia e il leone bianco, prima ancora di essere un film, è la forte cassa di risonanza di un paio di messaggi ecologisti, l’appello a salvare le specie a rischio di estinzione e quello contro la crudeltà e l’insensatezza della caccia. Il legame che nasce tra la giovane Mia e il leone Charlie infatti non è solo la storia dell’affetto tra un ragazzo e il suo pet preferito, come il cinema ci ha fatto vedere già tante volte, da “Torna a casa Lassie” a “Belle & Sebastien”.

Charlie è forse destinato comunque a salvarsi, soprattutto perché la sua particolare pelliccia albina lo rende una importante attrazione per i turisti, ma non così gli altri leoni “normali”, cresciuti nell’allevamento del padre di Mia. Questi sono destinati a diventare bersagli per il barbaro gusto di sedicenti amanti della caccia grossa, facoltosi borghesi pronti a pagare grosse cifre per l’emozione di uccidere un leone. Tutto ciò naturalmente a debita distanza e con alle spalle la protezione di rangers pronti a uccidere la bestia qualora il turista faccia cilecca; se, come capita nel film, uno di questi “coraggiosi” cacciatori si trova davvero faccia a faccia con un leone, rischia quanto meno un infarto.

Detto quindi del messaggio sociale veicolato da Mia e il leone bianco, che viene evidenziato con cifre impressionanti nei titoli di coda, resta da dire che la trama si basa sul rapporto quasi fraterno che la giovane Mia instaura con Charlie e che la porta a vivere un’incredibile avventura. Rapporto che in realtà presenta una evoluzione non chiaramente spiegata dal film, visto che all’inizio Mia, adolescente da poco rientrata in Sudafrica da Londra con i genitori e il fratello Mick, detesta la vita nella casa isolata nella savana e non apprezza per niente il piccolo leone albino che suo padre porta a casa. Mentre di solito sono proprio i cuccioli, con il loro aspetto tenero, a conquistare la simpatia dei bambini (e anche degli adulti), curiosamente Mia fa un percorso inverso e si affeziona a Charlie tanto più quanto più questo cresce.

La passione di Mia per il suo leone bianco diventa così intensa da spingerla prima a disobbedire al padre che, per la sua stessa incolumità, le aveva vietato di continuare a giocare con l’animale nel suo recinto, e poi addirittura a lanciarsi in una rischiosissima scarpinata solitaria nel mezzo della savana per accompagnare Charlie fino ad una riserva naturale dove sarebbe stato al sicuro dal pericolo di essere destinato anche lui alla caccia addomesticata dei turisti.

L’unico aiuto a Mia durante il suo viaggio verso la riserva viene dal fratello Mick, protagonista anche lui di una strana evoluzione psicologica: dapprima compagno di giochi di Mia, a un certo punto l’affetto fraterno scompare completamente quando Mick, invitato dalla sorella a giocare con il leone, si ferisce gravemente e deve intraprendere lunghe cure mediche. Poi però la vicenda ci riporta di colpo ad una situazione in cui la complicità tra i fratelli è massima, e Mick asseconda l’avventura di Mia, assistendola telefonicamente senza tradire il suo segreto se non quando il viaggio verso la riserva sta per finire.

Comunque, come detto, il focus principale del film non sono certo le giravolte caratteriali dei protagonisti, quanto la bellezza dei panorami africani, lo spirito di avventura e il messaggio protezionistico. Mia e il leone bianco è un film sicuramente adatto ai bambini, che infatti erano numerosi e felici alla proiezione della prima. E per finire con una battuta, complimenti alla Telecom sudafricana per la copertura di campo: Mia riesce a parlare al cellulare con il fratello anche in mezzo al nulla della savana più sconfinata!

Il film, diretto da Gilles De Maistre, è interpretato da Daniah De Villiers, Langley KIRKWOOD, Mélanie LaurenT e Ryan Mac Lennan. Come non mettere poi tra i protagonisti il leone bianco, che nella realtà si chiama Thor e non Charlie?

Il film è in sala da giovedì 17 gennaio.

Ugo Dell’Arciprete