Per mio figlio, la disperazione di una madre in cerca di vendetta

22/11/2016


La perdita di un figlio, ancor più se si tratta di un figlio unico, è sicuramente una delle prove più dure che possa mai capitare ad una persona, e il cinema non ha mancato di rappresentare una simile tragedia.

Nanni Moretti, con il suo "La stanza del figlio", ha puntato soprattutto a rappresentare i risvolti intimi nella vita e nella psicologia dei due sfortunati genitori. Questo bel film del regista francese Frédéric Mermoud intreccia invece alla toccante vicenda personale della madre una avvincente storia di suspense, che tiene lo spettatore sulla corda per tutta la prima parte della pellicola in attesa di scoprire come potrebbe attuarsi la vendetta che la donna vuole prendersi, e che non manca di sorprendere nella parte finale con una serie di imprevedibili colpi di scena.

Protagonista indiscussa del film, presente in scena praticamente dalla prima all’ultima sequenza, è Emmanuelle Devos che interpreta una scrittrice svizzera di mezza età, Diane Kramer, che ha un’unica ossessione: trovare il conducente dell’auto che ha investito e ucciso suo figlio adolescente, devastandole la vita.

Con l’aiuto di un investigatore privato, Diane raccoglie alcuni indizi che la portano verso il principale sospettato: una donna bionda che era al volante di una berlina color caffè. Con una valigia e poche cose, decide di trasferirsi nella cittadina dove è stata segnalata un’auto del tipo di quella incriminata. Dopo giorni di ricerca, Diane risale all’identità della proprietaria dell’auto: Marlène, misteriosa ed elegante titolare di una profumeria del centro.

Da quel momento, sullo sfondo dei paesaggi ovattati e inappuntabili delle cittadine sulle sponde del lago di Ginevra, Diane inizia ad insinuarsi silenziosamente nella vita di Marlène. Tra le due donne si stabilisce un rapporto personale, che Diane cerca di sfruttare per trovare conferme alla colpevolezza di Marlène e creare la situazione adatta per attuare la sua vendetta.

Ma proprio il clima di confidenza creatosi tra di loro porta Marlène a rivelarsi a Diane con tutte le sue debolezze di donna alle soglie della terza età, insicura ormai della propria presa affettiva sul compagno più giovane. Attraverso una serie di drammatiche rivelazioni Diane capisce che Marlène, lungi dall’essere stata colpevole della morte del figlio, è a sua volta vittima di guai familiari quasi peggiori di quello che ha colpito Diane.

Anche "Per mio figlio", come già aveva fatto Moretti, si chiude con l’entrata in scena della fidanzatina del figlio scomparso, che sembra riportare un po’ di calore e voglia di vivere nei genitori affranti per la perdita. È curioso notare come entrambi i film ruotino intorno alla scomparsa di un figlio maschio, come se anche tra noi, popoli ormai “politicamente corretti”, esistesse ancora nel subconscio il pregiudizio che fa ritenere più grave la perdita di un figlio maschio, pregiudizio che ha provocato e provoca ancora una strage di neonate femmine in tanti paesi del terzo mondo.

Il film, diretto da Frédéric Mermoud, è interpretato da Emmanuelle Devos, Nathalie Baye, David Clavel, Diane Rouxel, Samuel Labarthe, Oliver Chantreau.

È in sala dal 17 novembre.

Ugo Dell’Arciprete