Il ponte delle spie di Steven Spielberg

07/12/2015


La premiata ditta Steven Spielberg - Tom Hanks torna a cimentarsi in un film che, come il precedente Salvate il soldato Ryan, è una celebrazione della forza di volontà con cui gli Stati Uniti d’America fanno tutto il possibile per riportare a casa i propri cittadini in pericolo in qualsiasi parte del mondo.

Il film è ispirato a una storia vera accaduta nel pieno della guerra fredda, quando USA e URSS si fronteggiavano con il reale rischio di scatenare una guerra termonucleare (come il film ricorda in alcune sequenze che potranno sembrare preistoria ai ragazzi di oggi, cresciuti fortunatamente senza questo incubo). Nella continua ricerca di scoprire cosa stesse progettando il nemico, pullulavano le spie da una parte e dall’altra ed era talvolta conveniente per entrambi rimettere la situazione in parità, scambiandosi gli agenti segreti colti sul fatto. Il titolo del film si riferisce al ponte di Glienicke, un ponte stradale di Berlino che supera il fiume Havel collegando la città di Potsdam e quella di Berlino. Essendo posto sulla linea di demarcazione fra la Germania Ovest e quella dell'Est il ponte fu spesso usato per questi scambi, meritando per questo motivo il soprannome di "ponte delle Spie".

Il primo scambio di prigionieri, rievocato in particolare dal film, avvenne il 10 febbraio 1962. Il colonnello Rudolf Ivanovich Abel, nota spia russa, fu liberato in cambio del pilota statunitense Francis Gary Powers catturato in Unione Sovietica dopo essere stato abbattuto nel 1960 con il proprio aereo Lockheed U-2 durante una missione di spionaggio sui cieli russi e dello studente americano Frederic Pryor.

La figura centrale del film, interpretata da Tom Hanks, è l’avvocato James Donovan, incaricato dal governo USA di assumere la difesa di Abel, in ossequio al principio democratico che chiunque abbia diritto ad un difensore nel processo. Donovan, inizialmente restio a farsi coinvolgere in un caso che potrebbe renderlo impopolare ed esporre la propria famiglia al pubblico sdegno e persino al pericolo, ascolta comunque la propria coscienza e alla fine accetta di rappresentare Abel. Mentre prepara la sua strategia di difesa, nasce un legame, fra i due uomini, che si basa sul rispetto e sulla comprensione reciproca. Donovan ammira la forza e la lealtà di Abel, e costruisce una difesa appassionata per impedire che riceva la pena di morte.

Quando la cattura di Powers da parte dei sovietici rende necessario uno scambio sarà di nuovo Donovan ad essere incaricato dal governo USA di negoziare le condizioni. È qui che si innesta la classica componente patriottica statunitense, dal momento che l’avvocato, venuto a conoscenza che è detenuto in Germania Est uno studente americano colpevole solo di essersi trovato dalla parte sbagliata al momento della costruzione del muro di Berlino, sfrutta tutta la sua astuzia negoziale per ottenere anche il rilascio dello studente.

Appare alquanto propagandistica la rappresentazione delle parti in causa, con i tedeschi dell’Est visti come i classici “crucchi”, rigidi ma piuttosto fessacchiotti, e i sovietici disegnati come infidi e violenti (tipica la contrapposizione tra il trattamento umano riservato ad Abel e gli interrogatori disumani subìti da Powers). Fa eccezione la figura di Abel, che raccoglie la stima di Donovan e apparentemente anche quella di Spielberg poiché non è stato altro che un bravo soldato che ha obbedito agli ordini del suo Paese.

Pregevole infine la scenografia, che ricostruisce fedelmente l’America degli anni 50 con i suoi macchinoni tutti cromati e dall’altra parte le ambientazioni tetre della Berlino orientale del dopoguerra.

Il film, diretto da Steven Spielberg, è interpretato da Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Sebastian Koch e Alan Alda. È in sala dal 16 dicembre.

Ugo Dell’Arciprete