Giovedì 26 novembre, a Milano, nella Sala Buzzati, è stato presentato il volume “Qualcosa di bello: una storia italiana di birra 1974/2015” scritto da Piero Perron e Alfredo Pratolongo ed edito da Rizzoli.
In 160 pagine il volume racconta i primi quarant’anni dell'avventura imprenditoriale di HEINEKEN, il gruppo internazionale che, nel dopoguerra, ha portato il proprio marchio anche in Italia, dando impulso e identità a tutto il settore birrario del nostro Paese.
La narrazione delle vicende societarie dei produttori di birra nell'Italia agli albori del boom economico, il percorso attraverso cui HEINEKEN conquista quote di mercato e acquisisce alcuni tra i più famosi marchi di birre italiane, decidendo di valorizzarli è scritta, in prima persona, da un protagonista di questa storia: Piero Perron.
Nella seconda parte, il libro prosegue con la stagione dei grandi eventi e del marketing esperienziale che vede in primo piano i grandi marchi del Gruppo (Heineken, Birra Moretti, Dreher, Ichnusa). Alfredo Pratolongo racconta le scelte strategiche che hanno portato il Gruppo, per primo, a comunicare valori come la sostenibilità e il consumo responsabile, e a valorizzare, con Birra Moretti, la cultura alimentare e birraria nel nostro Paese, dando alla bevanda millenaria la dignità e il ruolo che per molto tempo non le erano stati riconosciuti.
Il volume contiene anche la prefazione a cura di Edwin Botterman, amministratore delegato di HEINEKEN Italia, l’intervista esclusiva a Renzo Arbore, straordinario testimonial di una storica campagna pubblicitaria sulla birra, e circa 150 immagini (di cui molte inedite).
Nel corso dell’incontro, promosso da Heineken, è intervenuto anche Mario Guidi, presidente di Confagricoltura: Siamo pronti a dare il nostro contributo ad una filiera della birra interamente sostenibile; dalle materie prime (orzo e mais), fino alla bottiglia acquistata dal consumatore. In questo senso - ha detto Guidi - c’è grande interesse da parte delle aziende birrarie e Heineken può essere un partner fondamentale in questo percorso, dove la collaborazione tra agricoltura e industria è fondamentale, dato che il 70% della birra venduta e consumata in Italia è di produzione nazionale. C’è ancora spazio per migliorare il nostro contributo ad una filiera della birra tutta italiana. - ha proseguito il presidente di Confagricoltura - Per il luppolo, che finora arriva tutto dall’estero, ci stiamo attrezzando insieme ad Assobirra con un progetto di selezione e caratterizzazione di varietà adatte ad essere coltivate in Italia. Potremmo produrre più malto da orzo nazionale se solo avessimo maggiore capacità di trasformazione in Italia. Ora, per oltre il 60%, è importato da Paesi UE (in primo luogo da Francia e Germania). Ciò non facilita la messa a punto di quella tracciabilità delle materie prime che è alla base di una filiera geograficamente caratterizzata. Occorrerebbe - ha concluso Guidi - una malteria industriale al Nord che possa aggiungersi alle due già operanti nel Centro e nel Sud per aumentare la produzione interna. Noi agricoltori siamo pronti a fare la nostra parte coltivando più orzo distico, anche al Nord, utilizzando le varietà richieste dall’industria.