Franco Califano appartiene a quel gruppo di personaggi pubblici che hanno raggiunto la loro notorietà non tanto per le loro qualità professionali, anche se elevate, ma piuttosto per i loro comportamenti da “voglio una vita spericolata”. Fabrizio Corona fa ottimi servizi fotografici e Vittorio Sgarbi scrive eruditi libri di storia dell’arte, ma nell’immaginario collettivo sono ben più noti per le loro imprese mondane.
Così Califano, che al suo ruolo di cantante e compositore ha affiancato ripetute disavventure giudiziarie insieme ad un profilo da playboy, sempre presentato come un disincantato amante latino, un po' cinico, un po' romantico, protagonista di migliaia di conquiste femminili.
Nel 1972 viene arrestato per possesso di stupefacenti, caso in cui fu coinvolto anche Walter Chiari. Inizia così una serie di problemi legali che lo accompagneranno nei successivi due decenni e che diventeranno parte integrante del suo personaggio.
Nel 1983 Califano viene arrestato dai Carabinieri che irrompono nella sua villa ad Acilia con l'accusa di porto abusivo di armi e traffico di stupefacenti non a scopo di lucro. Finisce in carcere insieme al noto conduttore televisivo Enzo Tortora (poi assolto con formula piena e caso emblematico di mala giustizia). Durante quest'ultima esperienza carceraria Califano compone l'album Impronte digitali, che si basa soprattutto su esperienze di quel periodo. Nel processo è stato infine assolto "perché il fatto non sussiste". Califano lo ricorderà ripetutamente nei suoi libri e nelle sue interviste.
La sua attività artistica ha visto diversi successi come cantante (la canzone più nota è probabilmente “Tutto il resto è noia”) anche se non tutti sanno che i maggiori riconoscimenti sono venuti a Califano come autore di canzoni cantate da altri interpreti italiani, prima fra tutte “Minuetto”, il grande successo di Mia Martini rimasto in alta classifica per tantissime settimane.
Il film “Non escludo il ritorno” si concentra sugli ultimi anni di vita dell’artista, quando il suo fisico, minato da un tumore e provato dagli eccessi di una vita sregolata, mostrò i segni del decadimento finale.
Assistiamo così alla fase in cui Califano si alternava tra le ultime conquiste femminili, l’affetto di alcuni ammiratori e collaboratori fedeli fino all’ultimo, le esibizioni spesso in tono minore che il suo impresario riusciva ancora a procurargli e per contrasto le speranze di nuovi grandi successi nei maggiori teatri internazionali. In effetti l’ultimo grande concerto fu tenuto il 18 marzo 2013 al Teatro Sistina di Roma, pochi giorni prima della morte sopraggiunta il 30 marzo.
“Non escludo il ritorno” è quindi un lungo e particolare viaggio che ci fa conoscere un Franco Califano inedito, del quale solo i pochi intimi che lo frequentavano conoscevano le sfumature. Un viaggio per dimostrare che le persone possono commettere errori e prendere strade sbagliate ma possono anche trovare la forza di risalire, cercando uno spiraglio di allegria dalle vicende più amare. A volte non conformarsi alla regola può portare all'allontanamento dalla società che ci circonda, ma è la scelta migliore per rimanere se stessi.
Il film, girato da un regista che, oltre che fan di vecchia data, è stato un personale amico di Califano, costituisce un bel ritratto biografico di una persona che ha avuto e ha tuttora tantissimi ammiratori. A loro soprattutto farà piacere andare a rivedere il loro idolo, benissimo interpretato da Gianfranco Butinar, e riascoltare alcuni dei suoi pezzi migliori.
“Non escludo il ritorno”, diretto da Stefano Calvagna, è interpretato dallo stesso regista, dal citato Gianfranco Butinar e da Enzo Salvi, Franco Oppini, Nadia Rinaldi, Saverio Vallone e Giulia Scardola. Esce in sala il 6 novembre.
Ugo Dell’Arciprete