Il mondo fino in fondo: una bella opera prima di Alessandro Lunardelli

28 aprile 2014


La metafora del viaggio per raccontare una crescita personale.

Davide e suo fratello Loris, figli di un industriale, vivono ad Agro, un paesino del nord Italia. La mamma, inquieta e insoddisfatta  della vita del piccolo centro, è andata via da anni. I due fratelli lavorano nella fabbrica di famiglia e sono molto diversi. Il primo, trentenne, è integrato nell'azienda di famiglia e nella vita del paese, sposato e in attesa di un bambino, mentre il secondo, diciottenne, è inquieto e soprattutto vive il tormento di una omosessualità non dichiarata. Per seguire in trasferta la sua squadra del cuore a Barcellona, Loris parte con Davide, che qui conosce Andy, cileno ed ecologista convinto, di cui si invaghisce al primo sguardo. Andy invita Davide ad andare con lui a Santiago e il ragazzo istintivamente lo segue. Arrivato in Cile, Davide entra in contatto con il mondo dell'attivismo andando a vivere in una casa-comune gestita da Ana, la ragazza di Andy.  Loris preoccupato si mette sulle sue tracce deciso a riportarlo alla sua vecchia vita.

Da qui una serie di vicende che portano lontano anche fisicamente, in una ricerca dell’autenticità di tutti i personaggi. La Patagonia e i ghiacciai, come meta finale, simboleggiano il desiderio di assoluto, in una struttura da On the road che mette in luce i protagonisti e anche una serie di personaggi minori molto significativi.

L’opera prima, anche se riprende alcune strutture ben note, è fresca e coinvolgente, gli attori bene calati nei loro ruoli, soprattutto Scicchitano, nella sua difficile, timida e tormentata psicologia.