AAll’UOC di Odontoiatria dell’Ospedale Sacco il dottor Mario Ghezzi ha dato vita al progetto “Assistenza odontoiatrica per malati di Alzheimer”

L’odontoiatria per il paziente con demenza

  Salute  

L'Alzheimer è una malattia di cui si sa ancora poco: non ci sono cure, ma solo farmaci che possono attenuarne alcuni sintomi. La presa in cura di questi pazienti dovrebbe essere integrata a tutti i livelli di assistenza sanitaria, sociale e familiare, con la corretta formazione delle famiglie e dei caregivers (badanti).

Un aspetto fondamentale per i malati di Alzheimer è sia il recupero sia il mantenimento della salute orale. Con il progredire della malattia neurologica, infatti, i pazienti perdono non solo la capacità di comprendere perché e come lavare i denti, ma anche la destrezza manuale necessaria per farlo. Ad un certo punto della loro vita i pazienti non lavano più i loro denti e i familiari e i caregiver non sono preparati a farlo al loro posto.

Diverse patologie di interesse odontoiatrico colpiscono i malati di Alzheimer, tutte conseguenti alla insufficiente igiene orale ed alla trascuratezza: carie dentarie molto diffuse, gengive infiammate, protesi dentali che perdono i supporti.

Ne conseguono dolori, che spesso il paziente non riesce a comunicare ed i familiari faticano ad interpretare, difficoltà di masticazione con possibilità di sviluppo o aggravamento di malnutrizione e disidratazione.

Importante da questo punto di vista è quanto si sta facendo all’UOC di Odontoiatria dell’Ospedale Sacco dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, diretta dalla dottoressa Antonella Sparaco: il dottor Mario Ghezzi, referente per le demenze dell’UOC, con il supporto dell’Associazione Alzheimer Milano, ha dato vita al progetto “Assistenza odontoiatrica per malati di Alzheimer”, un progetto pensato proprio per questi particolari pazienti.

Parlando con i familiari abbiamo capito che questi pazienti, di fatto, sono esclusi dall’assistenza odontoiatrica, pubblica e privata. - ci ha detto il dottor Mario Ghezzi - I familiari e i caregivers non sanno a chi rivolgersi; anche l’odontoiatra di famiglia spesso non se la sente di curare questi pazienti. - ha proseguito il dottor Ghezzi - Per noi questo è un campo nuovo: anche in letteratura, a livello europeo, si è cominciato solo negli ultimi anni a parlare di questi pazienti. Le ricerche sono orientate a comprendere i bisogni di questi malati e a come operare, al fine di individuare delle linee guida che ancora non ci sono, ma che sarebbero molto utili per gli odontoiatri.

I familiari possono attivare il servizio contattando il numero Pronto Alzheimer: 02-809767 (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00). La prima visita odontoiatrica , quando possibile, viene fatta al domicilio del paziente, in presenza di un familiare e del caregiver: in un ambiente in cui il malato di Alzheimer è più tranquillo ed è, quindi, più facile stabilire con lui un rapporto, un dialogo anche attraverso l’atteggiamento che il clinico deve avere nei confronti della persona. - precisa il Dr. Ghezzi - Il tempo che dedicheremo agli aspetti relazionali non sarà mai tempo sprecato, ma investito per il successo terapeutico e di sostegno alla persona ed alla famiglia.

A domicilio si possono eseguire non solo la visita, ma anche semplici interventi come estrazioni di denti mobili, presa di impronte per riparazione o preparazione ex-novo di protesi rimovibili.

Le successive sedute e per interventi più complessi e meno agevoli o che richiedono le attrezzature dello studio, possono essere effettuate in ospedale.

Il lavoro relazionale iniziato a domicilio - prosegue il dr. Ghezzi - dovrà continuare in ambulatorio per la serenità del paziente ed il suo affidamento, per il tempo concesso dalle sue riserve mentali e fisiche. Si tratta di un impegno che richiede doti di pazienza, capacità di reggere lo stress emotivo (il risultato non è mai scontato), fantasia oltre che preparazione professionale e capacità tecniche.

E’ una sfida di umanità e sensibilità prima che professionale

Spesso le bocche sono così devastate - ha aggiunto il dottor Ghezzi - che non si può pensare di eseguire trattamenti protesici complessi ed articolati, né tanto meno conservativi in pazienti, che non sarebbero in grado di prendersi cura del proprio cavo orale. Gli interventi sono condotti solo in anestesia locale (n.b. una anestesia generale potrebbero causare un peggioramento irreversibile dello stato cognitivo, già compromesso) o con una sedazione a respiro spontaneo, che, in questi pazienti, potrebbe essere di grande aiuto e meno rischiosa.

L’auspicio è che l’esperienza positiva dell’UOC di Odontoiatria dell’Ospedale Sacco di Milano, tutta catalogata in un ricco ed articolato data base, possa essere un valido strumento per un lavoro in rete con gli ambulatori di odontoiatria di altre strutture ospedaliere così da ampliare l’assistenza dei malati di Alzheimer.

Parallelamente il Dr. Ghezzi ha intrapreso da alcuni anni un programma di formazione per le persone che a titolo professionale o personale sono a contatto con questi malati collaborando con le Federazione Alzheimer Milano e l’Università degli Studi di Milano.

Giovanni Scotti

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