Il prodotto della Novo Nordisk è già disponibile in Italia

Diabete tipo 2: un matrimonio “combinato” per semplificare la vita di tutti i giorni

  Salute  

Mercoledì 14 febbraio, a Milano, si è svolto l’incontro Diabete tipo 2: un matrimonio “combinato” per semplificare la vita di tutti i giorni nel corso del quale è stato presentato il nuovo farmaco IDegLira (Xultophy), prodotto della azienda danese Novo Nordisk, che, per primo, combina in rapporto fisso insulina degludec e liraglutide, analogo del recettore del GLP-1, in un’unica penna.

Michela Vuga, giornalista scientifica, ha moderato il dibattito fra Antonio Nicolucci, Direttore Coresearch - Center for outcomes research and clinical epidemiology, Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia presso Università degli Studi "G. D'Annunzio" Chieti - Pescara, e Simona Frontoni, Direttore UOC Endocrinologia, Diabetologia e Malattie Metaboliche, Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Il nuovo farmaco, già disponibile in 16 Regioni e presto anche nelle altre, è rimborsabile in classe A dal Servizio Sanitario Nazionale: E’ indicato per gli adulti con diabete tipo 2 per migliorare il controllo glicemico in associazione con medicinali ipoglicemizzanti orali quando questi in monoterapia o in associazione con agonisti del recettore del GLP-1 o con insulina basale non permettono un controllo glicemico adeguato.

Con IDegLira si può, così, intensificare la terapia con una sola iniezione sottocutanea al giorno, a qualsiasi ora ed indipendentemente dai pasti.

Il prodotto, estremamente innovativo, non solo migliora il controllo del diabete, ma riduce sia l’ipoglicemia (eccessiva riduzione della quantità di zucchero nel sangue) sia il peso corporeo rispetto all’insulina glargine.

Il prodotto, quindi, interviene sul fatto che più della metà delle persone con diabete tipo 2 in cura con insulina non ha un buon controllo della malattia.

Ciò accade perché il diabete, per sua natura, è una malattia progressiva e impone che nel tempo la terapia venga opportunamente intensificata associando ai farmaci orali dosi adeguate di insulina, quando necessario per mantenere un buon compenso metabolico, fondamentale per prevenire o rallentare le complicanze a lungo termine, come quelle micro e macrovascolari. - ha chiarito Simona Frontoni - Nella pratica, però, si assiste spesso ad una ‘inerzia terapeutica’, cioè la ritardata o mancata attuazione di una corretta intensificazione della terapia, con conseguente mancato raggiungimento di un buon controllo del diabete.

La ricerca Perceptions of Control (POC), condotta in Italia su un campione di 100 medici e 250 persone con diabete in trattamento con insulina basale, ha dimostrato non solo che ci sono molteplici ostacoli all’intensificazione della terapia, ma anche che gli stessi sono da ricondurre a fattori legati sia al paziente sia a scelte del medico.

Secondo la ricerca POC, le barriere alla intensificazione terapeutica più spesso percepite dal medico comprendono le difficoltà del paziente ad affrontare una terapia più complessa a causa di problemi cognitivi legati anche all’età avanzata (64%), la preoccupazione per le ipoglicemie (45%), soprattutto se il paziente ha un lavoro dove una manifestazione di ipoglicemia può essere pericolosa, e la riluttanza dei pazienti a intensificare il trattamento (35%). - ha spiegato Antonio Nicolucci - D’altro canto una terapia più complicata (44%), il non voler aggiungere ulteriori iniezioni a quelle che già fanno (44%), la preoccupazione per l’insorgenza di episodi di ipoglicemia (19%) e dell’aumento di peso (11%) sono le ragioni che portano il paziente a rifiutare l’intensificazione della terapia.

Secondo le raccomandazioni delle società scientifiche americane ed europee ADA (American Diabetes Association)/EASD (European Foundation for the Study of Diabetes), quando l’aggiunta di insulina basale ai medicinali orali per il diabete fallisce bisogna procedere con una terapia iniettiva combinata con più farmaci. - ha spiegato Agostino Consoli - Tra le possibili strategie di intensificazione, vi è l’aggiunta di una iniezione di insulina ad azione rapida prima del pasto più abbondante o di agonisti recettoriali del GLP-1. In entrambi i casi ciò implica per il paziente l’introduzione in terapia di un’ulteriore iniezione e quindi una gestione più complicata della cura. Con la nuova formulazione IDegLira questo non è più necessario.

Rispetto all’insulina basale, IDegLira si è dimostrata efficace nel trattamento del diabete tipo 2 perché capace di agire tanto sulla glicemia a digiuno quanto sulle escursioni glicemiche successive a tutti i pasti della giornata. E ’inoltre più sicura dal momento che comporta un minor rischio di ipoglicemia e un minor aumento del peso, ed è conveniente perché non aumenta il numero delle iniezioni e dei farmaci. - ha concluso Consoli - Questo fattore è importante perché spesso la mancata aderenza alla terapia è strettamente connessa alla sua complessità.

L’efficacia e la sicurezza di IDegLira sono state già confermate dai risultati clinici provenienti dal vasto programma di sperimentazione clinica DUAL.

In particolare, lo studio clinico DUAL V di fase 3b ha dimostrato che, rispetto ai pazienti trattati con insulina glargine, le persone con diabete tipo 2 in cura con IDegLira hanno ottenuto maggior riduzione dell’emoglobina glicata (HbA1c 1,8% rispetto a 1,1%; p<0,001), una diminuzione del peso corporeo (calo di 1,4 kg rispetto a un aumento di 1,8 kg, con una differenza complessiva di 3,2 kg; p<0,001) e un tasso di ipoglicemie confermate inferiore del 57% (2,2 rispetto a 5,1 eventi per paziente per anno; p<0,001)

E … proprio l’ipoglicemia, vale a dire l’eccessiva riduzione della quantità di zucchero nel sangue, soprattutto quella notturna che si manifesta durante il sonno quando uno è più indifeso, preoccupa in Italia in media 6 persone con diabete su 10. Per coloro che sono in terapia insulinica, infatti, l’ipoglicemia rappresenta una vera e propria sfida, tanto che il 46,5% riporta uno o più episodi in un mese. Questa paura può portare il paziente ad aumentare volontariamente l’assunzione di cibo o modificare la dose di insulina, con il conseguente rischio di compromettere ulteriormente il controllo glicemico.

Le persone con diabete tipo 2 - ha concluso Frontoni - presentano spesso una problematica di sovrappeso e molte addirittura di obesità e con il trattamento insulinico potrebbe verificarsi un ulteriore incremento legato alla terapia, problema che con IdegLira non si verifica.

Giovanni Scotti

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