Non è ancora possibile la diagnosi precoce

Tumore del pancreas: uno dei più aggressivi

  Salute  

Lo scorso 16 novembre, sotto l’egida della Fondazione AIOM, di Salute Donna, FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), Salute Uomo, Fondazione Nadia Valsecchi, Nastro Viola e My Everest, si è celebrata la quarta giornata internazionale sul tumore del pancreas, promossa da 60 associazioni di pazienti, medici e cittadini di 27 diversi Paesi, per migliorare il livello di consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni su questa neoplasia e sottolineare l’importanza degli stili di vita sani per prevenirlo attraverso l'alimentazione, l'attività fisica e la lotta al fumo.

Nelle piazze di Milano (Piazza Gae Aulenti), Verona (Piazza Bra), Roma (Piazza di Spagna ) e Napoli (Piazza Dante), rappresentanti delle associazioni dei pazienti hanno distribuito volantini informativi e, alle 17, hanno lanciato simultaneamente in volo palloncini di color ametista (che simboleggia la speranza e la voglia di lottare) con pensieri di speranza per il futuro nella lotta contro la malattia.

Per questo tipo di tumore, considerato tra i più aggressivi, e per i 5 sotto tipi che sono già stati classificati, purtroppo, non è ancora possibile la diagnosi precoce.

Solo il 7% dei casi viene individuato in stadio iniziale ed oltre la metà dei casi viene individuato quando la malattia è già in fase metastatica. - ha spiegato Giampaolo Tortora, direttore di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona - Anche perché spesso sintomi come dolore allo stomaco, gastrite e cattiva digestione vengono confusi con quelli di altre patologie.

Oggi, in Italia, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari all’8%, superiore rispetto alla media europea (6,9%) e a quella dei paesi dell’Europa centrale (7,3%) e settentrionale (4,8%), ma decisamente inferiore rispetto ai risultati raggiunti in altre neoplasie frequenti come quelle al seno e alla prostata.

Secondo i dati, poi, ci sono meno malati al Sud rispetto al Nord, grazie alla dieta mediterranea ed al consumo di frutta e verdura.

Nuove armi permettono di ottenere un controllo significativamente prolungato della malattia metastatica, inoltre sono caratterizzate da un profilo di tossicità favorevole, per questo possono essere utilizzate anche nei pazienti anziani. - ha continuato Tortora - In particolare nab-paclitaxel, cioè paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle, presenta un meccanismo di trasporto innovativo che sfrutta le nanotecnologie. La molecola, grazie all’albumina, una proteina già presente nell’organismo umano, riesce a superare la barriera stromale del cancro arrivando fino alla radice del tumore: rallenta la proliferazione della malattia e, a volte, può fermarne la crescita.

Per aumentare le diagnosi precoci e cambiare la storia di questo tumore, quindi, è fondamentale rafforzare la collaborazione tra specialisti.

Non è accettabile che alcuni pazienti siano operati in centri che svolgono uno o due interventi l’anno .- ha sottolineato Massimo Falconi, Direttore del Centro del Pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e docente ordinario Università Vita-Salute di Milano - Solo attraverso la giusta competenza si può curare questa patologia. La chirurgia pancreatica è estremamente complessa, infatti meno del 20% dei pazienti è candidabile a un intervento con intento curativo, con una sopravvivenza a 5 anni intorno al 20-30%. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i rischi di gravi complicanze dopo un intervento sono più alti nei centri che eseguono raramente queste operazioni: ad esempio, uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha evidenziato che il tasso di mortalità dopo il più frequente intervento di chirurgia pancreatica (la duodenocefalopancreasectomia, ndr.) è maggiore nei centri ‘a basso volume’, dove la mortalità del 16,3%, rispetto a quelli ‘ad alto volume’, dove la mortalità è del 3,8%.

Cosa vuol dire ad alto volume? Almeno 16 interventi di duodenocefalopancreasectomia all’anno.

All’iniziativa ha aderito anche la Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica): Nel mondo i nuovi casi sono più che raddoppiati in un decennio passando da 144.859 nel 2008 a circa 365.000 nel 2017 e si stima che nel 2020 saranno 418mila. Ogni giorno, a livello globale, ci sono mille nuove diagnosi. Questi dati ci spingono a impegnarci di più sia sul fronte della prevenzione che della ricerca.

L'aumento dei casi di tumore al pancreas, secondo gli esperti, si deve, ovviamente, all'aumento dell'età media della popolazione, ma anche al fumo, cui è riconducibile il 20-30% dei casi, alla sedentarietà e all'obesità, che sono i maggiori fattori di rischio per questa malattia. L'alimentazione, infatti, gioca un ruolo molto importante e potrebbe spiegare la grande differenza geografica osservata per l'incidenza: al Sud, dove si segue di più la dieta mediterranea e vi è un maggior consumo di verdura e frutta, si registrano meno casi di tumore del pancreas rispetto al Nord: - 25% fra gli uomini e -28% fra le donne.

Il 75% degli ospedali italiani che realizzano questo intervento rientra nella categoria “a basso volume”, cioè in quella con minore esperienza, mentre sono meno di 20 i centri in Italia che eseguono più di 13 interventi all’anno.

Anche in Italia è stata confermata la relazione tra esperienza dell’ospedale e rischio operatorio: un’analisi dei dati raccolti dal Ministero della Salute ha mostrato che nel nostro Paese, in un ospedale con poca esperienza in chirurgia pancreatica, il paziente ha un rischio di morire 5 volte maggiore rispetto ai centri con più esperienza. - ha continuato Falconi - Questa analisi ha suddiviso gli ospedali italiani in quattro classi, in base al volume di interventi realizzati. La mortalità operatoria si è ridotta in modo progressivo all’aumentare dell’esperienza della struttura. È, infatti, pari al 12,4% negli ospedali che eseguono 1-5 interventi/anno, al 7,8% in quelli che ne svolgono 6-13, al 5,9% in quelli che ne eseguono 14-51, e solo al 2,6% nei due centri con maggiore esperienza, che sono l'Ospedale San Raffaele di Milano e Policlinico G.B. Rossi di Verona, che effettuano, ciascuno, più di 350 resezioni pancreatiche all’anno.

Così già avviene per il tumore al seno con le Breast Unit, quindi, è opportuno che, anche per il tumore del pancreas, siano presto individuate strutture di riferimento certificate sulla base di chiari parametri: Come quantità, qualità e valutazione puntuale dei risultati clinici, lasciando da parte l'autoreferenzialità - ha aggiunto Falconi - Va anche detto che la decisione di procedere all’intervento chirurgico non può essere affidata al solo chirurgo, ma deve essere condivisa dall’intero team multidisciplinare che normalmente ruota attorno ai bisogni del malato, quindi insieme a radiologo, endoscopista-gastroenterologo, patologo, oncologo/radioterapista. Non raramente una chirurgia poco utile o percorribile alla diagnosi può avere maggiori percentuali di successo se eseguita dopo una chemioterapia cosiddetta neoadiuvante (che precede cioè la chirurgia, ndr.).

Anche quest’anno la Giornata Mondiale è stata l’occasione per accendere i riflettori su questa forma di tumore. - ha evidenziato Rita Vetere, Vice Presidente Salute Donna Onlus - I pazienti hanno bisogno di cure efficaci che diventano disponibili solo incentivando la ricerca medico-scientifica. Attualmente il carcinoma pancreatico riceve meno del 2% di tutti i finanziamenti per lo studio del cancro in Europa. Per migliorare i bassi tassi di sopravvivenza serve una vera e propria chiamata alle armi che vada dalla ricerca alla prevenzione, intesa come attenzione agli stili di vita, fino alle terapie, in stretta collaborazione con le Istituzioni, le altre Associazioni e i clinici.

G- S.

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