L’Esposizioni sarà inaugurata il 13 ottobre e potrà essere visitata fino all’8 gennaio 2017

Roma, Palazzo delle Esposizioni: 16ma Quadriennale di Arte "Altri tempi, altri miti"

  Cultura e Spettacoli  

La Quadriennale d’arte torna al Palazzo delle Esposizioni di Roma con il titolo “Altri tempi, altri miti” per proporre una mappatura delle arti visive contemporanee in Italia.

Promossa e organizzata da Fondazione La Quadriennale di Roma e dell’Azienda Speciale Palaexpo, sostenuta dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, e rinnovata dal Presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma, Franco Bernabè, l’istituzione presenta 10 sezioni espositive ideate da 11 curatori, 99 artisti con 150 opere realizzate per l’occasione o recenti.

La novità di questa edizione è stata la selezione dei curatori svolta da una giuria esterna interdisciplinare sulla base di una call for project: Simone Ciglia e Luigia Lonardelli, Michele D’Aurizio, Luigi Fassi, Simone Frangi, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Marta Papini, Cristiana Perrella, Domenico Quaranta, Denis Viva. Ciascuno di loro ha avuto diversi percorsi formativi e professionali, ma tutti hanno già avuto modo di incidere sul dibattito culturale contemporaneo.

Un programma di eventi collaterali allestiti da musei, fondazioni, gallerie private della Capitale si svolgerà in parallelo a questa grande mostra italiana per dare voce alla pluralità dei linguaggi delle nuove generazioni oltre a promuovere la conoscenza dell’arte contemporanea italiana nelle scuole attraverso un’intensa attività didattica.

Il titolo è ispirato alla raccolta “Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta” (1990) dello scrittore Pier Vittorio Tondelli (1955-1991) considerata un’opera cult, che offre una narrazione per frammenti dell’Italia attraverso una vertiginosa sarabanda di viaggi nella penisola. Analogamente, la 16a Quadriennale è concepita come una mappatura mutevole delle produzioni artistiche e culturali dell’Italia contemporanea ed è articolata in dieci sezioni espositive - affidata a un curatore (in un caso a due) - ognuna delle quali approfondisce un tema, un metodo, un’attitudine, una genealogia che connota i progetti artistici.

Simone Ciglia e Luigia Lonardelli in I would prefernot to/Preferirei di no presentano una selezione di autori esemplificativi di un’attitudine diffusa del fare arte oggi, riconducibile a un sottrarsi, a un resistere a codificazioni identitarie. Michele D’Aurizio con Ehi, voi! propone la ritrattistica come linguaggio tramite cui attraversare le vicende più recenti della nostra arte, per la sua capacità di esprimere una commistione tra sfera individuale e sfera sociale. Luigi Fassi con La democrazia in America invita ad approfondire alcuni aspetti della storia dell’Italia contemporanea attraverso una rilettura del pensiero di Tocqueville. Simone Frangi in Orestiade italiana volge lo sguardo al contesto del nostro Paese nei suoi versanti culturale, politico, economico, con una riscrittura analogica e corale di alcuni nuclei di un lavoro filmico di Pasolini. Luca Lo Pinto in A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti sonda i temi del tempo, dell’identità, della memoria, letti in continua metamorfosi all’interno della relazione tra il singolo e la collettività. Matteo Lucchetti in De Rerum Rurale pone al centro dell’attenzione la ruralità come spazio reale e speculativo nel quale descrivere e re-immaginare il sistema di relazioni tra ambiente naturale e antropizzato, anche nella sua profondità storica. Marta Papini in Lo stato delle cose propone un impianto in progress nel quale la rotazione di artisti molto diversi instaura uno spazio dialettico tra le singole ricerche e tra queste e il pubblico. Cristiana Perrella in La seconda volta individua un nucleo di autori accomunati da un interesse per l’uso di materiali densi di storie già vissute che reinterpretano in insospettabili combinazioni, secondo una poetica della trasformazione. Domenico Quaranta con Cyphoria analizza l’impatto dei media digitali su vari aspetti della vita, dell’esperienza, dell’immaginazione e del racconto. Denis Viva in Periferiche individua nel policentrismo un’originale condizione strutturale del nostro territorio che permea anche la nostra cultura visiva.

Il percorso espositivo è libero e il visitatore - a partire dalla centrale Rotonda che durante la mostra sarà animata da performance, incontri, proiezioni che sono parte integrante dei progetti espositivi di molti curatori - può iniziare la propria esperienza di visita da una qualsiasi delle dieci sale espositive.

Info: Palazzo delle Esposizioni - Via Nazionale 194 Roma - www.quadriennale16.it

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