Il laser a raggio verde guarisce l’ipertrofia prostatica benigna preservando il cuore

Milano, Auxologico: triplice alleanza tra cardiologo, urologo e laser

  Salute  

Martedì 9 febbraio 2016, a Milano, presso l’Auditorium Auxologico all’Ospedale San Luca in Piazzale Brescia 20, l'urologo e il cardiologo hanno annunciato di aver trovato nel laser "a raggio verde” il mezzo più sicuro per guarire l'ipertrofia prostatica benigna (IPB).

L'annuncio è stato dato dal Professor Andrea Cestari, Direttore dell’UnitaÌ Operativa di Urologia e del Centro Avanzato di Urotecnologie Istituto Auxologico Italiano di Milano, dal Professor Gianfranco Parati, Direttore del Dipartimento Cardio-Neuro-Metabolico e della UnitaÌ Operativa di Cardiologia dell’Istituto Auxologico Italiano, Università degli Studi di Milano Bicocca, e dal Professor Patrizio Rigatti, Coordinatore Scientifico dell’UnitaÌ Operativa di Urologia e del Centro Avanzato di Urotecnologie Istituto Auxologico Italiano di Milano.

L'ipertrofia prostatica benigna (IPB) - ha detto il dottor Andrea Cestari - è un problema di rilevanza sociosanitaria, con oltre 40mila interventi chirurgici all'anno, 14.854 ricoveri, una spesa per la terapia farmacologica di quasi 328 milioni di euro e 74.834 giornate di assenza dal lavoro. L’ipertrofia prostatica - ha proseguito il dottor Cestari - è destinata ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione maschile tanto che in Italia si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno, seconda solo all’ipertensione arteriosa.

L’IPB, un disturbo che colpisce fino l'80% degli italiani over 50 anni, incide pesantemente sulla qualità di vita, provocando disturbi che vanno dalla difficoltà a urinare, all’insopprimibile urgenza e frequenza minzionale fino alla ritenzione urinaria che richiede l'urgente ricorso al catetere per lo svuotamento della vescica. Quando la prostata si ingrossa, ostruendo il passaggio dell'urina e i farmaci (antiprostatici e alfa-litici) non sono più sufficienti è necessario asportare chirurgicamente il tessuto in eccesso.

Alcuni pazienti, però, a causa di problemi cardiocircolatori, non possono avvalersi della chirurgia urologica e, quindi, sono condannati al catetere anche per lunghi periodi.

Molte persone affette da IPB - ha spiegato il professor Gianfranco Parati - presentano anche problemi di cuore legati alla circolazione del sangue, all’impianto di stent coronarici (in Italia ogni anno ne vengono applicati 142mila) e di valvole cardiache meccaniche e problemi legati alla fibrillazione atriale. Condizioni queste per le quali devono sottoporsi a una terapia continua con farmaci anticoagulanti e/o antiaggreganti. Per loro ogni intervento chirurgico diventa un problema con rilevante componente di rischio: devono sospendere l'assunzione di farmaci per ridurre i sanguinamenti post intervento esponendosi così al pericolo di complicanze ischemiche a livello cardio e cerebrovascolare.

Oggi la risposta vincente alla critica situazione per gli uomini che devono affrontare un intervento per il trattamento dell’ipertrofia prostatica è rappresentata dall'impiego del "laser verde" (Greenlight) al triborato di litio.

Per i pazienti in terapia con farmaci antiaggreganti e anticoagulanti candidati alla chirurgia dell'ipertrofia prostatica - ha precisato Cestari - è ora possibile intervenire con il laser verde (Greenlight), che consente di non sospendere la terapia antiaggregante e/o anticoagulante nel periodo perioperatorio. Molti di questi pazienti quando si ricorre a tecniche chirurgiche tradizionali, non possono sospendere tale terapia a causa dell'elevato rischio emorragico post-operatorio, un fatto questo che spesso li induce a rinviare l’intervento, con un potenziale peggioramento della funzione vescicale e una possibile compromissione secondaria della funzionalità renale.

Il laser “a raggio verde” è uno strumento che consente di operare in tutta sicurezza migliaia di pazienti in terapia con farmaci anticoagulanti e/o antiaggreganti, fluidificanti del sangue per la prevenzione dei trombi. Rispetto alla resezione transuretrale della prostata (TURP), l’intervento più usato negli ultimi anni, Greenlight, grazie alla istantanea coagulazione dei vasi, evita il sanguinamento, ed è il trattamento laser che consente di operare in assoluta sicurezza questi pazienti ad alto rischio. L'impiego del nuovo laser al triborato di litio, quindi, consente di non sospendere mai, nemmeno per un solo giorno, la terapia “salvavita” (come, al contrario, avviene con le altre metodiche chirurgiche ) ed è indicato anche nei sempre più numerosi portatori di stent coronarci. Inoltre, salvaguarda la potenza sessuale e la continenza urinaria.

Il laser-verde, impiegando una tecnica endoscopica (che non prevede incisioni cutanee di alcun genere) è in grado di eliminare con precisione millimetrica l'eccesso di tessuto prostatico, risolvendo l’ostruzione e ristabilendo una normale minzione. - ha sottolineato Cestari - Il punto di forza del raggio laser al triborato di litio si trova nella sua capacità di effettuare un'istantanea vaporizzazione del tessuto, senza provocare sanguinamento, sia durante l'atto operativo sia nel post operatorio.

Il laser verde è indicato anche nei pazienti con pacemaker, perché evita il ricorso all’elettrobisturi (generatore di onde elettriche che possono interferire con la stimolazione elettrica dei pacemaker cardiaci).

Secondo recenti dati del ministero della Sanità - ha affermato il professor Parati - ogni anno in Italia vengono effettuati 142.000 interventi di angioplastica coronarica con impianto di stent, la quale richiede una successiva terapia antiaggregante aggressiva e prolungata (per incrementare la “fluidità” del sangue e prevenire la formazione di trombi), che va assunta per almeno 12 mesi. Il periodo in cui prestare maggiore attenzione è il primo anno dopo l’impianto. Bisogna avere molta cautela nella gestione del paziente portatore di stent coronarico (in particolare di stent medicato) in occasione di un susseguente intervento. Infatti in caso di sospensione della terapia antiaggregante per ridurre i sanguinamenti, vi è rischio di trombosi. Si calcola che il 10- 20% di questi pazienti nei mesi susseguenti l'intervento possa in effetti avere necessità di un intervento chirurgico di tutt’altro genere. Tra questi una percentuale di rilievo è occupata dalla chirurgia della prostata: problemi prostatici e problemi legati alla circolazione del sangue vengono a trovarsi nella stessa persona. - ha proseguito Parati - Il problema è tanto più rilevante in quanto la popolazione che assume regolarmente anticoagulanti e/o antiaggreganti è in aumento per l'incremento dell'età media e per il conseguente aumento delle persone “portatrici" sia di problemi circolatori sia di problemi prostatici. Nel complesso si ha a che fare non solo con persone alle quali è stato impiantato uno stent, ma anche con pazienti ad elevato rischio cardiovascolare perché diabetici o ipertesi, portatori di complicanze cardio e cerebrovascolari associate a fibrillazione atriale, o con pazienti portatori di valvole cardiache artificiali e quindi con la necessità di assumere farmaci anticoagulanti in modo continuativo. In particolare nel nostro Paese sono oltre un milione le persone che devono utilizzare abitualmente farmaci che facilitano la circolazione del sangue. Da qui il benvenuto a nuove soluzioni tecnologiche, dato che gli interventi chirurgici sono la prima causa di sospensione degli anticoagulanti e degli antiaggreganti in pazienti con patologie cardiovascolari croniche.

La possibilità di utilizzare una fonte energetica come il Greenlight laser, grazie alle sue caratteristiche di vaporizzazione dei tessuti ed alto potere di coagulazione, fa si che anche nei pazienti in terapia anticoagulante/antiaggregante sia possibile una breve caterizzazione ed una precoce dimissibilità dopo l’intervento.

Questo tipo di laser previene l'incontinenza urinaria e preserva la potenza sessuale: il laser, infatti, non causa danni ai nervi deputati all’erezione posti a ridosso della prostata, preserva la fertilità riducendo l’eiaculazione retrograda.

Soprattutto il laser "a raggio verde" evita recidive con la necessità di un secondo intervento a conferma che la metodica offre una reale e definitiva soluzione per l’IPB.

Giovanni Scotti

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