Il nuovo film di Laurent Tirard, prodotto da Fidélité Productions, distribuito da BIM e già presente nei cinema dallo scorso 6 maggio, costruisce un periodo non noto della vita di uno dei più importanti autori teatrali del mondo

“Le avventure galanti del giovane Molière”: un film che non è una biografia e non racconta del suo teatro, ma è una summa, buffa ed elegante dei suoi personaggi

  Cultura e Spettacoli  

Nel 1644, la compagnia teatrale del ventiduenne Molière (Romain Duris) finisce in bancarotta. Imprigionato per debiti, il giovane attore e commediografo esce dalla galera e scompare per un periodo di tempo che da sempre è rimasto avvolto nel mistero per biografi e storici del teatro francese.

Il film narra la storia ipotetica di quel buco nero della vita di Molière e immagina che in quel periodo egli avesse incontrato le persone che poi sarebbero diventate fonte di ispirazione di molti suoi personaggi.

Secondo Tirard e Grégoire Vigneron, l’altro sceneggiatore del film, Molière sarebbe stato tirato fuor di galera da un ricco e stolto borghese gentiluomo, un arrivista mecenate, Jourdain (Fabrice Luchini) ed invitato a trascorrere un periodo a casa sua per istruirlo nell´arte di scrivere e recitare così da poter impressionare con un poema da salotto e sedurre una giovane nobildonna, Céliméne (Ludivine Sagnier), bella e saccente.

Per non insospettire Elmire (Laura Morante), la moglie di Jourdain, il giovane Molière si finge, inizialmente, un prete incaricato dell´istruzione della figlia minore dei Jourdain. Ben presto, però, cade vittima del fascino di madame Jourdain, più grande di lui, ma molto attraente, fiera, intelligente e sicura di sé.

E così Molière le confessa la propria identità … madame Elmire cede ..., ma sarà proprio lei a mostrare al giovane Moliére la via da seguire.

Il regista ha spiegato che “.. si potrebbe immaginare che sono un grande ammiratore di Molière e desideravo fare questo film da molto tempo, ma non è così. Il progetto è nato per caso. Al momento dell’uscita di Mensonges et Trahisons, il mio primo lungometraggio, mi sono reso conto che quello che pensavo fosse un film originale, un po’ nuovo, era solo un altro film sui trentenni. Mi ricordavo di aver letto con piacere Il Misantropo a scuola, ma nulla di più. Perciò ho ricominciato a leggerlo e, grazie all’esperienza e alla maturità, l’ho apprezzato molto di più. All’improvviso mi è venuta voglia di leggere Molière. Ho scoperto Le intellettuali che non conoscevo affatto. Ho amato tutto di questa commedia. Al di là della magia delle parole, le situazioni erano universali, senza tempo e Molière le restituiva con un forte senso della natura umana. Come fare una scelta? Come fare un adattamento? Il Misantropo non mi bastava, nemmeno Le intellettuali. Allo stesso tempo ho cominciato a leggere delle biografie di Molière. Per arrivare a un progetto soddisfacente, Grégoire Vigneron, il mio cosceneggiatore, ed io dovevamo metabolizzare quello che Molière aveva scritto e la sua storia personale allo scopo di poter mettere tutto insieme. Volevamo far incontrare l’autore e la sua opera. Questo film doveva avere lo spirito delle opere di Molière e, allo stesso tempo, rispecchiare il nostro punto di vista su di lui.”

Giovanni Scotti

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