“Matisse Arabesque”, l’ampia esposizione di opere di Henri Matisse che si apre alle Scuderie del Quirinale, curata da Ester Coen, con un comitato scientifico composto da John Elderfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, consente di rendersi pienamente conto delle suggestioni che l'Oriente ebbe nella pittura di Matisse. "La révélation m'est venue d'Orient” scriveva, infatti, l’artista nel 1947 al critico Gaston Diehl: una rivelazione che non fu uno shock improvviso, ma - come testimoniano i suoi quadri e disegni - viene da una crescente frequentazione dell'Oriente e si sviluppa nell'arco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni.
Un concetto di Oriente da prendere in senso lato, perché in effetti nell’opera di Matisse si trovano influenze dell’arte africana, sia mediterranea che equatoriale, e poi del Medio Oriente, dell’India, della Cina e del Giappone.
Tutto comincia quando Matisse si iscrive ufficialmente all' École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti. In quegli anni vedrà molto Oriente: visita la vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le diverse mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate all'arte islamica al Musée des Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all'Esposizione mondiale del 1900, scopre i paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto.
Viaggia in Algeria (1906), ne riporta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue tele da lì in poi, in Italia (1907) visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova. La visita alla grande "Esposizione di arte maomettana" a Monaco di Baviera nel 1910 - la prima mostra di arte musulmana che influenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier - sarà il vero spunto per un tipo di decorazione di impianto compositivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. E' a Mosca nell'autunno 1911 per curare l'installazione in casa Schukin di La danza e La musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che il tailleur de lumiere, come lo battezza non a caso il genero Georges Duthuit, è sorpreso da una luce dolce e da una natura lussureggiante che andranno ad accentuare la sua cadenza armonica, musicale: "un tono non è che un colore, due toni sono un accordo".
Il Marocco, l'Oriente, l'Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi.
Matisse non si limita alla pittura ma collabora - come tanti artisti dell'epoca, tra cui lo stesso Picasso - con i Balletti Russi di Diaghilev, e alle Scuderie possiamo ammirare costumi ed abiti di scena per il balletto di Stravinskij Chant du Rossignol, coreografato da Léonide Massine.
La rassegna, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale - Assessorato alla Cultura e Turismo, è organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre.
In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capolavori assoluti - per la prima volta in Italia - dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Pugkin, Ermitage, Pompidou, Orangerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni.
Info, prenotazioni, visite guidate e laboratori: Scuderie del Quirinale, Via XXIV maggio 16, Roma - fino al 21 giugno, da domenica a giovedì 10.00 / 20.00, venerdì e sabato 10.00 / 22.30, ultimo ingresso 60 minuti prima dell'orario di chiusura - ingresso intero € 12,00, ridotto € 9, 50 - tel +390639967500 - www.scuderiequirinale.it.
Ugo Dell’Arciprete
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