Il territorio, divenuto la prima meta del turismo in Italia, è stato scelto per l’approdo di un mega gasdotto che dovrebbe portare gas all’Europa dai pozzi dell’Azerbaijan

Spiagge del Salento a rischio

  Ambiente, Sicurezza e Trasporti  

Acciaio e cemento sotto una morbida spiaggia bianca del Salento. 1.900 ulivi divelti. I vigneti del Negroamaro sventrati da un tubo di acciaio e cemento del diametro di due metri. Il rischio incombe sul Salento, il territorio divenuto la prima meta del turismo in Italia, scelto per l’approdo di un mega gasdotto che dovrebbe portare gas all’Europa dai pozzi dell’Azerbaijan. Alla Fiera del Levante inaugurata da Matteo Renzi 40 sindaci del Salento, con il sindaco di Melendugno Marco Potì in testa, hanno manifestato contro il progetto, alzandosi in piedi e applaudendo quando il presidente della Regione Nichi Vendola ha ribadito che la Puglia non è la pattumiera degli altri. Renzi ha detto che si può ancora discutere sull’approdo, ma il ministro dell’Ambiente Galletti, che ha da poco approvato il rapporto di Valutazione Impatto Ambientale, ha detto che l’approdo è ormai stato deciso. Il ministero dei Beni culturali ha espresso parere contrario.

Il gasdotto dovrebbe approdare su un’incantevole spiaggia, la Caciulara San Basilio, a San Foca, una delle cinque marine di Melendugno, sul Mare Adriatico, insignita per ben quattro volte della Bandiera blu e Le cinque Vele di Legambiente e distante appena un chilometro e mezzo dalla riserva naturale di interesse internazionale Le Cesine. Si tratta di una zona ad alta intensità turistica, dove i giovani si sono inventati un lavoro puntando sul turismo e sulla tutela delle risorse naturali, tra numerosi siti di interesse comunitario e un sito archeologico di straordinaria bellezza, Roca Vecchia, la Micene del Salento.

Su appena 500 metri di arenile, che viene puntualmente segnalato dalle riviste di turismo nazionali tra le spiagge più belle della Puglia, ci sono ben tre stabilimenti balneari. E poco distante sorge un residence albergo, Punta Cassano. Tra le dune depongono le uova le ormai rare tartarughe di mare, caretta-caretta.

Responsabile dello scempio è la società TAP AG, il cui azionariato è composto da BP (20%), SOCAR (20%), Statoil (20%), Fluxys (19%), Enagás (16%), e Axpo (5%). La società ha sede a Baar, in Svizzera, e dispone di uffici operativi ad Atene, Roma, Lecce e Tirana.

La TAP AG ha per scopo la costruzione di un Gasdotto Trans-Adriatico (conosciuto con l'acronimo inglese di TAP, Trans-Adriatic Pipeline), che parte dall’Azerbaijan, risparmia, giustamente, le bellissime coste della Grecia, attraversa le montagne a 1.990 metri di altitudine, per arrivare in Albania dalla cui costa dovrebbe immettersi in mare, poggiandosi per 111 chilometri sui fondali del Canale d’Otranto, un mare, avvisano gli esperti, particolarmente esposto alle correnti e a forte rischio sismico. Il gasdotto approderebbe poi sulla spiaggia La Caciulara San Basilio a San Foca. Ma, siccome anche l’occhio vuole la sua parte, il tubo di acciaio ricoperto da cemento armato si immergerebbe sotto la sabbia e le dune con un microtunnel a una profondità di 18 metri. La voragine scavata nei fondali per ottenere l’immersione del gasdotto sarebbe ricoperta da cemento armato e malta.

Allo stato attuale il ministero dell’Ambiente ha approvato il rapporto di Valutazione Impatto Ambientale presentato dalla società TAP con 58 prescrizioni, il ministero dei Beni Culturali lo ha bocciato.

Parla chiaro il contro-rapporto presentato sin dal novembre dello scorso anno dal Comune di Melendugno al Ministero dell’Ambiente, e predisposto da ben 25 esperti tra architetti, ingegneri, geologi, chimici, medici e avvocati, chiamati a mettere a disposizione le loro competenze dal Comune di Melendugno e coordinati dal professore del Politecnico di Bari ingegner Guido Borri: “Abbiamo convocato gli esperti“, spiega il sindaco di Melendugno, Marco Potì, “perché potessero liberare il Comitato No TAP e il territorio dall’accusa di campanilismo o sindrome Nimby [Not In My Back Yard]. C’è un lavoro serio dietro le osservazioni presentate, non potranno dire che siamo degli estremisti incompetenti, ci sono dei grandi professionisti tra le firme del contro-rapporto che svela tutti i punti più controversi del progetto”.

Il gasdotto dopo essere riemerso nella pineta, che sarebbe praticamente rasa al suolo per due ettari, si snoderebbe via terra. Per consentirne il passaggio e creare le zone di sicurezza e la viabilità di emergenza intorno, dovrebbero essere divelti 1900 ulivi secolari, in un paese famoso per la produzione di olio di altissima qualità.

A Melendugno, poi, in località Masseria del Capitano dove ci sono i dolmen preistorici Placa e Gurgulante, sarebbe realizzata la centrale di depressurizzazione, con camini alti dieci metri per smaltire i fumi. Intorno il deserto: 12 ettari di terreno, vasto quasi quanto 24 campi di calcio, dove non sarebbe ammessa alcuna attività. La centrale servirebbe per riportare la temperatura del gas ad un valore di almeno tre gradi centigradi. I Consigli Comunali dei Comuni interessati, con delibere del 14 ottobre 2013, hanno peraltro dichiarato inidoneo il luogo destinato ad ospitare la Centrale di depressurizzazione perché si trova molto vicino ai centri abitati di Melendugno, Vernole e Calimera e perché sorge in una zona non industrializzata, fatta di masserie e uliveti che caratterizzano il tipico paesaggio salentino. Non si indica nel progetto dove si andrebbe ad attingere l’acqua necessaria a far funzionare l’impianto con il grave rischio di prosciugare il già delicato equilibrio delle falde freatiche salentine.

A meno che non ci arrivi volando, il gasdotto attraverserebbe poi anche i vigneti di Negroamaro del Nord Salento per arrivare ad immettere il gas nella centrale SNAM di Mesagne.

Tutta questa opera sarebbe comunque dismessa tra 50 anni o poco più, avvertono gli esperti. La società che intende realizzarla la considera “opera persa”. I tubi di acciaio, ricoperti di cemento armato per un diametro di due metri, saranno abbandonati in balia delle correnti del mare e degli agenti meteorologici, lentamente corrosi e mai smaltiti da alcuno. “Un bel regalo per le generazioni future, i bambini di oggi, per i quali i loro genitori stanno lavorando con grandi sacrifici, inventandosi attività turistiche, nella speranza di consegnare loro una terra migliore!”, commenta Carmen Mancarella, direttore responsabile di Spiagge, rivista di turismo e cultura del Salento.

Alcuni giornalisti e tour operator nazionali e internazionali esperti di turismo sono stati ricevuti dal sindaco di Melendugno e da Alfredo Fasiello del Lido San Basilio sulla spiaggia dell’approdo e hanno commentato e già postato sui loro profili Facebook: “Questo è il paradiso, sarebbe un vero peccato distruggerlo”.

La situazione è tanto più deprecabile considerando che la Regione Puglia non ha opposto un rifiuto assoluto, ma ha indicato alla società TAP la possibilità di far approdare il gasdotto in altre zone costiere già industrializzate, dove l’impatto ambientale sarebbe quindi minimo. Questa è la soluzione più logica, adottata dalla Germania per il gasdotto proveniente dal Mar Baltico e anche in Italia stessa per quelli che arrivano in Sicilia dal Nord Africa. A quanto pare però la società ha rigettato finora la proposta, a causa del modesto aggravio di costi che dovrebbe sostenere per variare il progetto. Ci auguriamo che il Presidente del Consiglio ascolti la voce dei salentini e di tutti gli italiani amanti dell’ambiente, e per una volta tradisca il suo slogan ed eviti di rottamare uno degli angoli più belli d’Italia.

Ugo Dell’Arciprete

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