Il film è interpretato da Rebecca Hall, Alan Rickman e Richard Madden ed in sala dal 2 ottobre

Una promessa di Patrice Leconte

  Cultura e Spettacoli  

Interessante come l’ambientazione storica e geografica possa dare un volto completamente differente alla trama simile di due film. Abbiamo visto recentemente uscire in sala Il Pretore, film tratto dal romanzo di Piero Chiara, dove troviamo un personaggio importante, con moglie molto più giovane, che invita un giovane aiutante ad abitare in casa con lui per averlo più vicino come collaboratore, e alla fine l’aiutante soppianta il titolare nelle grazie della moglie.

In questo bel film franco/belga, Una Promessa, tratto da Il viaggio nel passato di Stefan Zweig, la situazione di base è simile, ma la declinazione è assolutamente agli antipodi. Tanto Il Pretore ritrae in modo salace l’atmosfera provinciale, pettegola, tutta vizi privati e pubbliche virtù dell’Italietta fascista, quanto Una Promessa ci mostra un clima severo, asburgico, dove l’amore che nasce tra i due giovani rimane del tutto platonico fino alla morte dell’anziano marito e anzi ben oltre.

Una Promessa è un film che ricorda parecchio le atmosfere del grande Morte a Venezia di Visconti, e non solo per la perfetta coincidenza di ambientazione temporale, negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra. A fronte di alcune scene legate agli avvenimenti del mondo esterno (lì l’epidemia di colera, qui lo sviluppo dell’acciaieria Hoffmeister), il cuore del film sono le lunghe scene d’interno, i dialoghi tra i tre protagonisti fatti spesso più di sguardi che di parole, il lento maturare del sentimento che lega il giovane Friedrich a Lotte, una splendida Rebecca Hall.

Mentre all’inizio è lui che s'innamora appassionatamente ma non osa rivelare i suoi sentimenti, poco alla volta nell’opprimente casa borghese s'insinua un intrigo romantico, fatto di sguardi e silenzi, senza che trapeli mai una sola parola o un gesto d'amore. Quando il proprietario annuncia la sua intenzione di inviare il giovane segretario in Messico per gestire le sue miniere, la reazione scioccata della moglie rivela al giovane che anche lei è segretamente innamorata - un sentimento che non può esprimere in presenza del marito malato.

Al momento della partenza di Friedrich Lotte gli fa una promessa: al suo ritorno, dopo i due anni trascorsi in Messico, sarà sua. Separati dall’oceano, i due si scambiano lettere appassionate attendendo il giorno in cui potranno finalmente riunirsi. Purtroppo, alla vigilia del suo ritorno in Germania, scoppia la Prima Guerra Mondiale. Tutte le linee marittime fra l'Europa e il Sudamerica vengono sospese, come anche i servizi postali.

È soltanto otto anni dopo, con milioni di morti e l'Europa in macerie, che l'esule rientra in patria e dalla donna che lo sta aspettando. Anche in questo frangente però la rigida educazione asburgica fa sì che l’incontro sia molto più riservato degli abbracci e baci appassionati che si sarebbero probabilmente scambiati due innamorati italiani nella stessa situazione.

Benchè lo sfondo storico della vicenda sia quello drammatico della guerra, il film sembra quasi stendere un velo pietoso sulle sue conseguenze tragiche, mostrandoci di tutti quegli anni solo la lunga e man mano più scoraggiata attesa di Lotte, priva di notizie dell’amato. L’unico elemento che alla fine riporta lo spettatore alla realtà storica, alla triste consapevolezza che i guai dell’Europa erano lungi dall’essere finiti, è l’incontro dei due innamorati con un corteo di cittadini tedeschi impoveriti e delusi per la sconfitta che già marciano sotto le svastiche invocando la rinascita della grande Germania.

Traspare chiara dal film la sensazione di cambio epocale provocato dalla Grande Guerra, con la fine del mondo ovattato delle corti imperiali e l’affacciarsi di quello che sarà il nostro mondo moderno. Questo grazie anche all’ottima ricostruzione dei costumi, con la protagonista Lotte che passa dagli iniziali severi vestiti ottocenteschi ai cappellini a cloche stile charleston.

Ciliegina sulla torta è l’accompagnamento musicale affidato, in più di una scena, alla meravigliosa Sonata per pianoforte n. 8 Op. 13 di Ludwig van Beethoven, nota con il titolo di Patetica, che veramente riflette a meraviglia le atmosfere del film.

Ugo Dell’Arciprete

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