La risposta arriva dal nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani

Come sta cambiando il “cuore freddo” delle Alpi italiane?

  Ambiente, Sicurezza e Trasporti  

Lo scorso 22 maggio l’Università degli Studi di Milano e Levissima - l’acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina - hanno resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani per capire lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

L’ambizioso progetto è stato realizzato dall’Università degli Studi di Milano e da Levissima in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l’obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.in collaborazione con Ev-K2-CNR e il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano.

Nonostante sia tutt’ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l’incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l’incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. - spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca - La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell’inverno 2012-2013. E’ chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.

In sintesi questi i dati del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni ’50 ad oggi: i ghiacciai presenti sulle montagne italiane sono 896 (erano 824) e coprono una superficie di 368 kmq (erano 609 kmq), pari a quella del Lago di Garda. I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 kmq della Valle d’Aosta, agli 88 kmq della Lombardia, agli 85 km2 dell’Alto Adige per arrivare ai 3,2 kmq del Veneto e agli 0,2 kmq del Friuli-Venezia Giulia. Ricordiamo che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un’unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 kmq di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 kmq), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un’area superiore ai 10 kmq: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d’Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest’ultimo, che detiene il primato, rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 kmq; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l’Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.

I ghiacciai, che rappresentano da sempre un’importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, sono diventati, in questi ultimi anni, il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l’importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l’impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti.

Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l’alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l’Università degli Studi di Milano dal 2007, con l’obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito www.levissima.it.

Info: www.levissima.it.

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