La mostra può essere visitata fino al 15 giugno 2014

Milano, Triennale: La RAI racconta l’Italia

  Cultura e Spettacoli  

Dopo il successo di Roma, è arrivata a Milano la mostra “1924- 2014 La Rai racconta l’Italia”, che ripercorrere i 90 anni della radio e ai 60 anni della tv pubblica. Nella curva A della Triennale di Milano, fino al 15 giugno, la rassegna celebra una delle più importanti istituzioni culturali del Paese ricordando gli eventi più importanti raccontati dai giornalisti della Rai e i programmi più significativi della storia del servizio pubblico.

L’esposizione, nata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, e con il sostegno di Eni e di Intesa Sanpaolo, si avvale della partecipazione e collaborazione di Piero Angela, Piero Badaloni, Andrea Camilleri, Bruno Pizzul, Arnaldo Plateroti, Emilio Ravel, Marcello Sorgi, Bruno Vespa e Sergio Zavoli, ed è a cura di Costanza Esclapon, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne della Rai, Alessandro Nicosia, Presidente di Comunicare Organizzando e di Barbara Scaramucci, Direttore di Rai Teche.

La tv e la radio sono stati i più potenti strumenti di comunicazione in tutto il mondo e nel nostro paese. - ha detto Claudio De Albertis, presidente della Triennale - La Rai è stata determinante per la crescita civile e culturale del Paese.

La Rai ha portato il mondo in casa degli italiani, facendoli entrare in un’idea di futuro inimmaginabile prima, divenendo specchio delle loro vicende, narrandone la vita quotidiana e costituendo non solo un servizio pubblico ma un vero e proprio patrimonio nazionale. Attraverso la televisione e la radio, la RAI ha veicolato informazione, cultura e svago nelle case, esprimendo anche i sentimenti unitari della nazione e identificandosi con la sua crescita culturale e civile. Essere un servizio pubblico non significa “solo” custodire i documenti più rappresentativi della storia di un paese, ma farli diventare memoria viva. Questo è l’obiettivo che si propone la mostra: raccontare la storia di un’istituzione e contemporaneamente la storia del nostro immaginario collettivo, attraverso i simboli che tutti riconosciamo, i programmi che abbiamo seguito, i volti che ci hanno tenuto compagnia e le pagine di storia che abbiamo condiviso con trepidazione, gioia, dolore, curiosità. I grandi cambiamenti sociali, culturali, scientifici dei quali l’Italia e il mondo sono stati protagonisti rivivono nelle sezioni di questa esposizione non in maniera celebrativa e didascalica ma con la vitalità e la pregnanza che i documenti audiovisivi sanno restituire, offrendo allo spettatore la possibilità di confrontarsi interattivamente con il passato, il presente e il futuro, verso il quale i media devono continuamente proiettarsi per non perdere di vista le sempre diverse esigenze della comunicazione e dell’informazione.

La storia della Rai è anche la cronaca della storia del Paese. - ha ricordato Costanza Esclapon, direttore comunicazione e relazioni esterne della Rai e curatrice della mostra - Il nostro desiderio è che il visitatore passeggiando tra le sezioni della mostra possa sentirsi dentro la storia - ha spiegato - rivedersi e scoprirsi partecipe di una storia collettiva attraverso e con il proprio bagaglio di ricordi e di emozioni ma con uno sguardo al futuro.

Tutto questo è illustrato non solo attraverso programmi, filmati di eventi particolarmente significativi, telegiornali, annunci, servizi, programmi, quiz, tribune politiche, ma anche con documenti d’archivio, fotografie d’epoca, opere d’arte della ricca collezione Rai (Guttuso, De Chirico, Casorati, Nespolo, Cremona, Campigli, Turcato, Vedova e molti altri), copioni e testimonianze manoscritte di chi ha attivamente partecipato e vissuto la straordinaria avventura iniziata il 27 agosto del 1924, giorno dell’atto costitutivo dell’Unione Radiofonica Italiana U.R.I. e gli anni di attività dall’URI all’EIAR fino alla RAI.

La sezione dal titolo “la Rai: una bella impresa italiana”, che apre la mostra, testimonia l’origine e la nascita dell’azienda attraverso il racconto figurato di materiali d’archivio, verbali, ordini di servizio (come quelli emanati dal Direttore dell’Eiar durante il ventennio fascista, tra cui quello in cui si dispone l’uso del “voi” o del “tu” al posto del “lei” nelle trasmissioni) e materiali di promozione (molti ideati da Erberto Carboni, designer e illustratore che produsse una quantità immensa di opere grafiche per la Rai), un racconto per simboli degli anni di attività dall’URI all’EIAR fino alla RAI.

Un racconto delle origini in cui trova spazio, grazie alla collaborazione del Museo della Radio e Televisione di Torino, un set televisivo degli anni Settanta realizzato con strumenti e apparati originali (televisori, microfoni, giraffe, telecamere, un rullo per i titoli funzionante) per raccontare il “dietro le quinte” dei programmi che hanno fatto la storia della televisione italiana. Nello spazio “museale” sono esposti anche memorabilia e inediti come i bozzetti originali dei costumi per “Giovanna, la Nonna del Corsaro Nero”, alcune tavole illustrate raffiguranti alcuni personaggi per “I quattro moschettieri” di Nizza e Morbelli, il copione manoscritto originale del film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli” (1978), il Leone d’oro di Gianfranco Rosi attribuito a Venezia per il film Sacro Gra.

Una ricca selezione di costumi di scena particolarmente rappresentativi cattura lo spettatore a metà del percorso espositivo. La relazione tra moda e costume permette contemporaneamente sia di evocare le fondamentali icone della nostra tv che di visualizzare l’evoluzione dello stile italiano dai primi Anni Sessanta a oggi.

I sessant’anni della Televisione italiana sono articolati in otto sezioni, otto canali tematici, ciascuno curato da un testimonial. Sergio Zavoli racconta la storia dell’Informazione; Emilio Ravel quella dello Spettacolo; di Cultura parla Andrea Camilleri e di Scienza Piero Angela. La sezione Politica è affidata a Bruno Vespa, la Società a Piero Badaloni, l’Economia ad Arnaldo Plateroti e lo Sport a Bruno Pizzul. Ogni curatore in video spiega al visitatore il senso della sezione affidatagli. Il pubblico vede così scorrere la Storia della Rai e dell’Italia attraverso una ricca selezione tematica di contributi audio-video e programmi integrali, godibili attraverso comode postazioni interattive di facile consultazione che vedono il coinvolgimento di Rai Teche e del Centro Produzione Rai di Roma.

Una sezione a parte, una mostra dentro la mostra, curata da Marcello Sorgi, è dedicata alla storia della Radio narrata attraverso la voce dei protagonisti e molti materiali inediti. Qui trovano casa nove postazioni tematiche interattive che offrono al visitatore una selezione di novanta anni di programmi radiofonici, una colonnina interattiva del Radiocorriere, cimeli come l’Uccellino dei programmi radiofonici, documenti come il libretto contenente le “Norme per la redazione di un testo radiofonico”, scritto da Carlo Emilio Gadda nel 1973.

Rispetto all’edizione romana, la mostra si è arricchita di due nuove sezioni: la prima è dedicata alla “Domenica sportiva”, la trasmissione più longeva al mondo ancora in onda, e la seconda al laboratorio di fonologia musicale di Milano, progettato e realizzato in corso Sempione dal fisico Alfredo Lietti, di cui si sono serviti musicisti come Luciano Berio e Bruno Maderna.

A chiusura del percorso espositivo una sezione tematica documenta l’attività del CRIT-Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della Rai la cui istituzione risale al 1930. Partendo dalle origini della progettazione si arriva al domani, raccontando il futuro della tecnologia di casa Rai.

Dopo Milano, la mostra andrà a Napoli e a Torino.

Il catalogo della mostra, a cura di Costanza Esclapon, Alessanro Nicosia e Barbara Scaramucci, è edito da Skira editore e Rai Eri.

Info: Triennale di Milano - Viale Alemagna 6, 20121. Milano - tel +39.02724341 - info@triennale.org - www.triennale.org.

Giovanni Scotti

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