La rassegna si presenta come un percorso sul fantastico kleiano diviso in capitoli, nei quali alcuni aspetti fondamentali del suo pensiero e della sua prassi artistica, quali ad esempio il rapporto con la musica e la letteratura, oppure l’approccio all’arte infantile o primitiva, sono esaminati in chiave di raffronto iconografico con l’arte di grandi protagonisti dell’arte del fantastico, come Goya o Piranesi, oppure con immagini tradizionali del filone fantastico, come il Totentanz.
Sono esposte più di cento opere di Klee, provenienti da prestatori pubblici e privati, accompagnate da 50 opere di Francisco Goya, Giambattista Piranesi, Honoré Daumier, James Ensor, Alfred Kubin, Max Klinger, Ernst Kreidolf in gran parte provenienti dalla collezione della Fondazione Antonio Mazzotta.
La collezione della Fondazione Mazzotta possiede in effetti una forte vocazione per l’arte fantastica, riunendo al suo interno l’intera opera grafica di Klinger, Goya, Piranesi, alcune serie di Daumier, Chagall, e più di 40 fogli di Kubin, solo per restare in ambito moderno. Quasi tutti questi artisti sono stati messi in relazione diretta con l’arte di Klee, che a sua volta ha elaborato e teorizzato il proprio mondo figurativo come una sorta di inframondo o “regno intermedio” (Zwischenreich) distaccato da quello reale. “Il mio ardore rassomiglia più a quello dei morti o dei non nati”, scriverà l’artista nei Diari.
La mostra è suddivisa in diversi capitoli tematici che suggeriscono in generale un tracciato biografico, anche se la tradizionale ripartizione dell’opera di Klee (fasi iniziali, Blaue Reiter, Bauhaus, e ultimo periodo bernese), utilizzata dalla maggior parte delle mostre italiane perché la più comprensibile al pubblico, in questo caso farà solo da sfondo.
Gli inizi di Klee si pongono sotto il regno del disegno, della grafica, dell’illustrazione. Caute aperture al “pittorico”, fino al 1911-12, si affiancano alla preponderante produzione di tipo lineare e grafico, in cui Klee esprime la volontà di essere un artista satirico, un moralista che riflette sulla natura umana e sulle strutture sociali. I richiami ai disegni di “Jugend” si mescolano a quelli alla tradizione alta di Hogarth, Goya fino ad artisti più attuali come Klinger (che Klee non amava) o Kubin con il quale Klee più tardi intreccerà una duratura amicizia. Due grandi serie aprono e chiudono la fase iniziale e sono entrambe nel solco della satira. Tanto le Inventionen, le grafiche elaborate tra il 1903 e il 1905, che le illustrazioni per il Candide di Voltaire del 1910-11 esplicano le intenzioni di Klee di usare il disegno come strumento di battaglia. Una battaglia posta sul piano formale, in funzione moderna, ma anche sul piano delle idee, segnando le fasi iniziali dell’approccio all’arte fantastica.
Musica e letteratura sono state sempre considerate come fonti di ispirazione per Klee, anche più della stessa tradizione artistica. Già da tempo è stato individuato e analizzato dagli studiosi un asse del fantastico che collega Klee a musicisti come Mozart e Offenbach e a scrittori come E.T.A. Hoffmann.
Questa sezione si apre con la litografia che riassume in modo completo il nodo teatro-letteratura-musica-fantastico Hoffmanneske Märchenszene (1921), dove il piano non realistico della scena, che va al di là dello stessa finzione teatrale, viene sottolineato dal suo accostamento ai diorami settecenteschi della collezione della Fondazione. Il “linguaggio pitturale ironico-ludico di Klee” (J. Glaesemer, Parigi, 1985-86) si rispecchia nel dimensione giocosa di questi teatrini, la foggia dei cui personaggi, abbigliati nei costumi settecenteschi, è ripresa sottilmente da Klee.
Il mondo artistico di Klee è quindi un “Teatro magico” (Zaubertheater, 1923, 25), dove finzione teatrale e impulso romantico verso il misterioso e l’oscuro si rispecchiano nelle “finzioni” kleiane e nelle sue figure simboliche, come il mago o il demone, ma anche animali favolosi.
L’atmosfera fantastica che fa da sfondo, a volte appena accennato, a volte marcatamente esplicito, all’opera di Klee, trova nel motivo della notte la sua più essenziale manifestazione. Luogo per antonomasia del fantastico, la notte e il notturno (anche come composizione musicale) sovrintendono all’introspezione, mentre l’oscurità favorisce la scomparsa delle forme reali. Le radici artistiche di Klee in questo caso si rifanno alla tradizione romantica e non casualmente il motivo della notte e della luna percorre in maniera significativa tutto il suo lavoro. Nell’ultimo periodo, quello del soggiorno a Berna, dal 1933 al 1940, segnato dalla fuga dalla Germania, dalla malattia, dallo scoppio della guerra e infine dall’approssimarsi della morte, le immagini dell’oscurità assumono una valenza amplificata e spesso le scene notturne alludono alle ombre dell’al di là, evocata dall’artista nei potenti disegni del ciclo Inferner Park, uno sorta di Divina Commedia kleiana, dove non l’inferno viene rappresentato, ma “il processo del morire” (M. Franciscono, 1990).
Il catalogo contiene saggi di Paolo Bolpagni, Carlotta Castellani, Michele Dantini, Christine Hopfengart, Tulliola Sparagni, Barbara Stark.
All´esposizione fanno da cornice una serie di eventi collaterali (concerti e spettacoli) realizzati grazie al contributo del gruppo bancario svizzero Vontobel.
Orario: 10-19,30; martedì e giovedì 10-22.30
Aperta: lunedì 9 aprile e mercoledì 25 aprile 2007 (orario 10-19.30) Chiusa tutti i lunedì e domenica 8 aprile 2007 (Pasqua)
Per informazioni: Infoline 24h/24 e prenotazioni; 02.54913, informazioni@mazzotta.it
Biglietteria: Ingresso: intero € 8,00; ridotti € 6,00/4,50
Torna