Un’indagine della Doxa rileva che le malattie della tiroide sono molto diffuse, ma solo 1 italiano su 5 le conosce

Ipotiroidismo: una malattia facilmente curabile con l’ormone sintetico della tiroide

  Salute  

Appena 1 italiano su 5 conosce le malattie della tiroide, che colpiscono milioni di nostri connazionali: è questo il primo dato che emerge dall’indagine Doxa, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana di età superiore a 15 anni e promossa da IBSA Farmaceutici Italia Srl.

La tiroide è la ghiandola endocrina, a secrezione interna, posta in prossimità della laringe e della trachea che produce gli ormoni che regolano il metabolismo e la funzionalità di tutti gli apparati del corpo. Un adeguato livello di ormoni tiroidei nel sangue è assicurato da un corretto apporto di iodio, con la dieta, e dal buon funzionamento di un sistema di controllo rappresentato dall’ipofisi, una ghiandola posta al centro del cranio che produce il Tyroid Stimulating Hormone (TSH), e dall’ipotalamo, una piccola formazione posta al di sopra dell’ipofisi, che produce il Tyreotropine Realising Hormone (TRH). L’alterazione dell’equilibrio degli ormoni tiroidei è indicativa di un mal funzionamento della tiroide. La funzionalità tiroidea è facilmente valutabile attraverso esami di laboratorio che identificano il dosaggio degli ormoni TSH, FT4 e FT3. Anche in assenza di sintomi indicativi di una malattia della tiroide, le analisi della funzione tiroidea sono comunque utili in tutte le donne che hanno compiuto 50 anni, nei neonati (per lo screening dell’ipotiroidismo congenito) e in particolari condizioni di rischio, per esempio in caso di precedenti interventi chirurgici sulla tiroide o di malattie tiroidee in famiglia, in presenza di un gozzo o quando si assumono alcune medicine (per esempio litio o amiodarone). L’analisi si esegue, inoltre, come controllo di routine per valutare l’efficacia di una cura con ormoni tiroidei.

L’ipotiroidismo da solo, la patologia tiroidea più diffusa, riguarda il 5% della popolazione italiana, un dato analogo, ad esempio, a una malattia come il diabete, giustamente oggetto di una grande attenzione sociale. Tra gli intervistati dalla Doxa il 51% ha affermato di conoscere le malattie della tiroide ed in molti di loro è ancora presente un’immagine da vecchie tavole anatomiche, con gozzi enormi, che non si vedono più, e occhi sporgenti, simili alle immagini cinematografiche di Marty Feldman.

L’ipotiroidismo è ritenuto una malattia seria e limitante solo dal 7% degli italiani mentre in realtà 1 paziente su 3 dichiara di soffrire di importanti disagi fisici. Una malattia apparentemente facile da riconoscere viene in realtà diagnosticata nella maggior parte dei casi molto tempo dopo l’inizio dei primi sintomi, giustificando l’appellativo di “malattia insospettabile”, proprio perché si pensa all’ipotiroidismo solo dopo aver escluso tutte le altre possibili malattie. Anche i dati sulla prevenzione inducono a riflettere, con il 70% degli italiani che dichiara di non aver mai fatto un controllo della funzionalità della tiroide.

Quando la tiroide non funziona, tutto l’organismo va in sofferenza. - spiega Aldo Pinchera, studioso di fama internazionale, Professore Emerito di Endocrinologia, Università di Pisa - La tiroide contribuisce a regolare i processi metabolici, la contrattilità cardiaca, il tono dei vasi, i livelli di colesterolo, il peso corporeo, la forza muscolare, il trofismo della pelle e dei capelli, il ritmo delle mestruazioni, lo stato mentale e ancora tante altre funzioni: un delicato motore che deve lavorare al meglio per mantenere in perfetto equilibrio l’organismo. Per questo motivo è consigliato eseguire le prove di funzionalità tiroidea con una semplice analisi del sangue nei soggetti a rischio, quando c’è familiarità, e in età neonatale o in gravidanza.- prosegue il Professore Pinchera -  Con questo obiettivo ogni anno promuoviamo la Settimana della Tiroide, che nel 2012 si svolgerà dal 18 al 25 maggio, con iniziative dedicate proprio all’informazione e alla prevenzione.

L’ipotiroidismo - secondo Alfredo Pontecorvi, Professore ordinario di Endocrinologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - è una malattia prevalentemente al femminile, colpisce il 7-8% delle donne in pre-menopausa e arriva al 10-15% nel periodo post-menopausale, andando ad aggravare e a confondersi con alcuni disturbi tipici di questo periodo quali, irritabilità, aumento del peso, perdita della memoria, difficoltà di concentrazione, insonnia, dolori muscolari.

Quando la tiroide lavora poco, come appunto nell’ipotiroidismo, anche le funzioni dell’organismo rallentano. - dice Paolo Vitti, Professore ordinario di Endocrinologia, Università di Pisa – Si possono, ad esempio, notare frequenza cardiaca più lenta, facile sensazione di freddo e stanchezza, pelle più secca, gonfiori, memoria più labile, riflessi lenti, depressione e stitichezza. In 90 casi su cento, si tratta di una forma lieve, in grado di provocare sintomi sfumati. Per stabilire se nel sangue le quantità di ormoni tiroidei sono normali o alterate, occorre dosare T3, T4 e l’ormone tireostimolante TSH. Quest’ultimo è prodotto da un’altra ghiandola endocrina, l’ipofisi, situata alla base del cervello, che ha il compito di controllare a sua volta l’attività della tiroide. Quando gli ormoni tiroidei aumentano nel sangue, l’ipofisi produce meno TSH nel tentativo di ridurre l’attività tiroidea; se invece diminuiscono, ne produce quantità maggiori per stimolare la tiroide a lavorare di più. - conclude Vitti - Per sostituire o integrare l’ormone che la tiroide non produce e riportare a valori normali il T4 e il TSH e normalizzare le funzioni del corpo, è necessario assumere farmaci a base di tiroxina (ormone tiroideo) in dosi che il medico stabilisce paziente per paziente.

L’ipotiroidismo è una malattia da difettosa produzione di ormone che può essere efficacemente corretta con la terapia ormonale sostituiva.

La cura dell’ipotiroidismo  è consolidata - ormai da quasi 60 anni dal suo primo impiego nel 1953 - e si basa sull’assunzione di levotiroxina, oggi prodotta per sintesi. – aggiunge Enrico Papini, Direttore UOC Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale Regina Apostolorum, Albano Laziale - La levotiroxina deve essere assunta la mattina a digiuno per evitare che  alimenti, liquidi o solidi, possano in qualche modo interferire con la dissoluzione e l’assorbimento del principio attivo. Anche alcuni farmaci di largo impiego nella popolazione, inoltre, possono alterare in modo poco prevedibile l’assorbimento dell’ormone tiroideo. In alcuni casi per arrivare a stabilire il corretto dosaggio si impiegano mesi, in rari casi anni, proprio perché anche variazioni minime del farmaco, in eccesso o in difetto, possono creare disturbi che possono alterare la qualità della vita. E’ necessario assorbire in modo costante  e continuativo piccole quantità, microgrammi, di un ormone che è determinante per la salute, l’equilibrio funzionale e il benessere dei pazienti.

Trattare bene l’ipotiroidismo e in genere tutte le malattie della tiroide è cruciale in gravidanza.- conclude il Prof. Pinchera - Va anche sottolineata l’estrema importanza della prevenzione e, in particolare, la corretta nutrizione in termini di iodio, soprattutto, e non solo, nella donna gravida. Il tema della iodioprofilassi sarà al centro delle manifestazioni della settimana mondiale della tiroide indetta per la fine di maggio con il titolo La tiroide è donna – La tiroide e la gravidanza.

Giovanni Scotti

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