Presentato in anteprima alla stampa il Rapporto sull’andamento del settore dell’Information & Communication Technology nel 2011, che Assinform ha elaborato insieme a Netconsulting

Rapporto Assinform 2012: cala l’Ict, ma si apre l’era del global digital market

  Nuove Tecnologie  

Dopo le pesanti performance negative del 2009 e del 2010 anche nel 2011 crisi e manovre restrittive hanno falcidiato il settore italiano dell’Ict.

Il mercato dell’Ict nel nostro Paese, infatti, cala nel 2011 del 3,6 per cento, per un valore complessivo di 58 miliardi di euro, mentre il mercato mondiale dell’ICT è cresciuto del +4,4%, quasi come il PIL globale (+5%.). Il meno 3,6% dell’Italia è la somma geometrica di due brutti segni: l’informatica (It), che scende del 4,1%, e le telecomunicazioni (Tlc) che cadono del 3,4%.

Colpa della crisi, ma non solo …

La crisi c’è per tutti, anche per quelle aree geografiche che, invece, registrano performance positive, come gli Usa (+3,1%), la Germania (+2,3%), e, più modestamente, l’Europa (+0,5%). E non consola che Giappone e Spagna facciano peggio di noi …

Il mercato italiano IT (-4,1%) continua ad accumulare ritardi rispetto a quelli dei principali paesi - USA (+ 3,1), Germania (+2,3%)- e dell’ Europa (+0,5%). Solo Giappone e Spagna fanno come o peggio di noi. La contrazione della spesa è stata significativa in tutte le classi dimensionali di clientela business. Tutte le componenti hanno sofferto, in particolare l’hardware (-9%), i servizi (-2,6%), mentre il software ha mostrato maggior tenuta (-1%). Nel 2011, il calo dell’hardware (-9%) viene dopo il recupero del 2010 (+2,8%), per l’effetto combinato del calo degli acquisti in volume e dei prezzi medi unitari  in tutti segmenti - PC, server, storage, ecc. – e per il lancio di dispositivi alternativi a prodotti di maggior prezzo. Il comparto del software (-1%) fatica, ma non peggiora il trend rispetto al 2010. Dei tre segmenti che lo compongono, quelli del software applicativo (-1,6%) e di sistema (-1,7%) si sono mossi in parallelo e in leggero ribasso, mentre quello del middleware (+0,9%) è cresciuto, confermandosi fattore difensivo delle dotazioni tecnologiche. Nel 2011, anche il comparto dei servizi IT ha stentato (-2,6%), con quasi tutti i segmenti più o meno in calo, salvo i sistemi embedded. Hanno tenuto relativamente meglio i servizi di outsourcing (-1,4%), mentre tutti gli altri, dallo sviluppo/manutenzione delle applicazioni alla systems integration, alla consulenza, si sono mossi con il comparto o in difetto.

Il mercato italiano delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) ha generato in Italia, nel  2011, un business in calo del -3,4% su un 2010 già faticoso. Hanno pesato gli andamenti di entrambe le componenti: di rete fissa (- 2,2%) e di rete mobile (-4,4%). Per quanto riguarda le connessioni in banda larga (+1,1%) le dinamiche 2011 sono tipiche di un mercato oramai maturo ove, in carenza di novità, il passo è dettato dal downpricing competitivo nei servizi. I ritardi nei programmi di diffusione della banda larga hanno frenato anche  la crescita (+1,1%) degli accessi veloci. Nel 2011 il valore dei servizi su rete fissa è calato, e, per la prima volta, il mobile è andato peggio del fisso.I servizi su rete fissa sono scesi del -3,2% per l’effetto di cali del -6,6% nella fonia e del -4,6%% nella trasmissione dati. Sono, invece, risultati statici i servizi legati al traffico Internet (-0,6%) e in crescita i servizi a valore aggiunto ( + 1,9%). I servizi su rete mobile, l’aggregato chiave del mercato, sono calati del -4,7%. La componente Vas (Sms, Mms, servizi di connessione Web, ecc.) è  cresciuta del 5,5%, ma a fronte di una componente voce in forte calo (-9,2%). La spesa annua per utente in telecomunicazioni mobili è risultata in calo del 5,3,% (ma non per la componente Vas, attorno al terzo della spesa pro-capite e in  aumento del 4,8%). Le linee mobili sono in aumento (+2,3%) e il numero degli utenti effettivi (+0,6%), è pari a poco più della metà delle linee.

Le aziende pubbliche, infine, riducono sempre più gli investimenti, come fanno da anni, ma non sono da meno le imprese private, cioè più del 90% della domanda d’informatica, che operano tagli alla spesa dell’4,3%. Conseguenza, per Assinform, delle incertezze dell’economia, ma anche delle politiche economiche.

Per il 2012 le previsioni di Assinform indicano un settore Ict ancora in sofferenza, se pur in recupero con un trend intorno al -2,2%, che declinato per l’It dovrebbe segnare -2,3% e per le Tlc attestarsi a -2,1%. Queste stime potrebbero essere rapidamente riviste al rialzo - ha esordito Paolo Angelucci, Presidente di Assinform, nel presentare le anticipazioni del Rapporto Assinform - qualora il Paese riuscisse a cogliere a pieno l’opportunità di attuare l’agenda digitale come agenda per la crescita, dotandosi di un piano operativo che detti regole e tempi certi per realizzare lo switch off digitale della Pa e valorizzare, anche con adeguate politiche fiscali, quei segmenti emergenti di economia collegati all’uso del web e alla diffusione dei servizi e dei contenuti digitali, che già oggi in Italia stanno creando nuovi modelli di business, start up innovative, nuove occasioni di lavoro.

Come dimostrano i dati di confronto internazionale, peggio dell’Italia ha fatto solo la Spagna con un mercato It sceso di -5,3% a fronte di una media Ue di +0,5%, con la Francia attestata a + 0,3%, la Germania a +2,3% e l’Uk a -0,7%. Riteniamo – ha continuato Angelucci - che questo scenario, frutto di una lettura tradizionale dell’Ict, oggi rappresenti una parte, anche se ancora largamente maggioritaria, della realtà digitale. Da questa lettura, infatti, rimangono fuori i cambiamenti che sta generando nel settore la convergenza sempre più stretta fra It e Tlc : l’economia digitale, basata sulla leggerezza dei budget e delle tecnologie propri del web e del cloud.

Ma, siccome, fra tante criticità e ostacoli l’economia digitale comincia a penetrare anche in Italia, il nuovo Rapporto Assinform presenta un’assoluta novità: propone, infatti, il superamento della visione tradizionale del mercato Ict con una riclassificazione, più ampia e diversificata, del settore Ict italiano, capace di osservare e misurare le nuove componenti della domanda digitale.

Il Rapporto propone, quindi, la visione del Global Digital Market, da cui emerge non solo che vi sono segmenti del mercato Ict in crescita, ma anche che questa crescita è indirizzata soprattutto a cogliere le grandi opportunità del web tramite servizi offerti in modalità digitale, grazie a tecnologie di tipo smart. E così … crescono e-reader +719%, smart tv +92%, tablet +125%, cloud +34,6%, It per web +9,9%, Internet delle cose +11,9%, contenuti digitali e pubblicità on line + 7,1%, accessi a banda larga +1,1%.

La nuova classificazione del mercato Ict come Global Digital Market porta ad una valutazione del mercato di quasi 70 miliardi di euro (circa 11 miliardi di euro in più rispetto al perimetro tradizionale), e attenua la tendenza verso il basso con un trend di -2,2% nel 2011/10. Ciò grazie al segmento del “software e soluzioni Ict” che cresce al ritmo annuo di + 1,2% (+0,9% nel 2010/09) fatturando oltre 5 mld e a quello dei i contenuti digitali e pubblicità on line che, con un volume d’affari di quasi 7 miliardi di euro, è in salita del +7,1% (+10,1%). Continua, tuttavia, il calo dei “Servizi Ict” che valgono poco più di 40 miliardi di euro e nel 2011 sono scesi di -3,8% (-3,3% 2010/09), così come dei “dispositivi e sistemi digitali”, segmento che vale oltre 17 mld di euro, con un trend in discesa di -2,6% (-2,1% 2010/09). Entrando in dettaglio emerge lo spostamento della domanda verso le tecnologie che valorizzano il web e contenuti: a fronte del calo di Pc, laptop e cellulari, si registra, infatti, una crescita del 92% delle smart tv, del 125% dei tablet (che corrisponde a una crescita del 100% delle unità , passando dalle 428.570 unità vendute nel 2010 alle 858.000 unità del 2011), fino al boom degli e-reader il cui mercato è aumentato quasi del 719%, raggiungendo un valore di 131 milioni di euro. Così il software applicativo, che cresce complessivamente di +1,7% grazie alla spinta del +9,9% dovuta alle piattaforme di gestione web e al +11,9% dell’Internet delle cose, mentre le soluzioni verticali e orizzontali calano di -1,6%. Così la domanda di servizi Ict che, se decresce complessivamente, registra l’aumento di + 34,6% del cloud computing per un valore di 175 milioni di euro.

I segmenti emergenti della domanda digitale hanno un valore di mercato ancora troppo basso, affinché la loro crescita, se pur molto vivace, possa compensare il calo delle componenti strutturali dell’Ict. - ha precisato il presidente di Assinform - Tuttavia la nuova visione del mercato Ict ha importanti implicazioni di politica industriale per le imprese del settore che devono adottare i loro modelli di business e innovare l’offerta, così come deve avere un peso significativo nella progettualità delle misure per la crescita e lo sviluppo. Se le spinte verso l’economia digitale che emergono da più parti non saranno più ignorate, ma anzi valorizzate come opportunità strategica, il settore Ict saprà farà la sua parte e dare un contributo determinante per la modernizzazione e la crescita del Paese.

L’Italia è in forte ritardo sull’attuazione dell’agenda digitale. – ha concluso Angelucci - Ma ormai vi sono tutti i presupposti per farla decollare, dalla Cabina di regia del Governo, alle numerose iniziative di enti locali, all’emergere di importanti attività di economia e infrastrutturazione digitali sul territorio. Per questo occorre avere subito sul tappeto un piano operativo/esecutivo che coordini e detti regole e tempi certi entro cui procedere allo switch off digitale del Paese. E’ questa la cornice strategica che potrà offrire all’Italia nuove opportunità di crescita e di sviluppo.

Giovanni Scotti

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