Uno dei più importanti eventi editoriali dedicati a Milano degli ultimi trent’anni!

Così era Milano di Bruno Pellegrino

  Cultura e Spettacoli  

Così era Milano di Bruno Pellegrino in 6 tomi: Porta Vercellina (p. Magenta), Porta Ticinese (P. Genova e P. Ticinese), Porta Romana  (P. Ludovica, P. Vigentina e P. Romana) Porta Orientale  (P. Vittoria, P. Monforte e P. Venezia), Porta Nuova (P. Nuova), Porta Comasina  (P. Garibaldi e P. Volta) con indice analitico dell’opera. È un’opera unica, di grandissimo valore: 1000 pagine corredate di centinaia di foto di ieri e di oggi

Si tratta di una lunga passeggiata lungo le strade e stradine, vicoli e piazze, che si dipanano entro le tradizionali sei “Porte” o sestieri del centro storico, alla ricerca di quei monumenti soprattutto minori, se non addirittura minimi, i quali per essere meno importanti sono anche i meno conosciuti e perciò esclusi di norma dalle guide ufficiali.

Ecco lo scopo perseguito dell’autore (Bruno Pellegrino, uno dei principali “meneghinologi” viventi) nella sua paziente ricerca: penetrare tra le pieghe più intime della città, entrare nei cortili, insinuarsi fin dove possibile su e giù per le scale, ricercando quel che, per schegge d’arte o memorie, meriti di venir segnalato e descritto. Con la pretesa, certo un po’ velleitaria, di ricomporre il volto della vecchia Milano.

Facciate e portali, androni e porticati, poggioli e immagini sacre, sagrati e campanili, balaustre e lapidi, statue e fontanelle, capitelli e comignoli ... Insomma, una Milano per così dire “feriale” che richiama l’andamento delle abitudini e delle occupazioni quotidiane dei suoi abitanti di ieri e di ierlaltro.

Il tutto legando col filo tenace della storia e delle tradizioni.

Una passeggiata intrapresa tenendo per mano il lettore – non importa se milanese autentico o d’adozione – al quale di tanto in tanto capiterà forse di riconoscere aspetti a lui familiari.

Una Milano come non l’avete mai vista!

La Porta Orientale – che ancora nell’Ottocento riuniva gli attuali territori delle Porte Venezia, Monforte e Vittoria, già Tosa – si disse così perché rivolta, non già a Oriente, bensì verso una qualche località: Argentiolum, l’antica Gogonzola, op- pure Argentiacum, Crescenzago; da cui il toponimo “Argentea”, poi tramutatosi in Arienza, Orienzia e, infine, Orientalis. Il sestiere si dipanava attorno al lungo e arcuato tracciato Vittorio Emanuele-Venezia e vantava i due più vasti templi cittadini: il Duomo, ovviamente, e la Passione. E poi, S. Babila, S. Pietro in Gessate e S. Stefano, tanto per limitarci ai maggiori. Quanto al corso Venezia, è forse il più bello ed elegante di Milano, almeno fin da quando strappò a quello di Porta Romana il primato del lusso cittadino. Non per niente la lunga dirittura vanta uno dei primi esemplari del Rinascimento no- strano: la bramantesca dimora Fontana-Silvestri; e, come se non bastasse, i pa- lazzi Serbelloni e Castiglioni: capisaldi, rispettivamente, del Neoclassicismo e del liberty nazionali. Tutti sanno che i cortili milanesi sono tra i più suggestivi e reconditi d’Italia, ma è in corso Venezia che si trova quello che, a parer nostro, è il più bello e sontuoso di Milano: il cortile dell’ex Seminario Arcivescovile.

La Porta Nuova è senza dubbio la più elegante e aristocratica fra le sei storiche circoscrizioni di Milano e, forse per questo, la meglio conservata dal lato topografico e monumentale. Certo, non vanta, a differenza delle sue consorelle, imponenti ve- stigia paleocristiane e nemmeno – se si eccettua San Marco – chiese di eccezionale prestigio. Eppure, presenta la più cospicua ed esauriente rassegna di edilizia neo- classica privata, nonché quel capolavoro dell’architettura residenziale cinquecentesca che è Palazzo Marino. E poi, i più ridenti e segreti giardini interni, il più bel portale gotico della città – quello dei Vimercati, in via Filodrammatici –, lo scalone più vetusto – Casa Carcassola, al n. 3 del Monte Napoleone. Senza con- tare i gloriosi voltoni comunali che fanno da solenne fondale alla bimillenaria dirittura della via Manzoni, ultima e più consistente testimonianza del Cardo Settentrionale dell’antica Mediolanum. Il resto lo scoprirà da sé il lettore se ancora una volta si lascerà condurre per mano da chi con pazienza, e un pizzico d’amore, si è calato nel fitto groviglio di strade e stradine del centro storico.

La Porta Comasina – o Comacina o Comàcina o, popolarmente, Comàsina – è tradizionalmente ritenuta il più “ruspante” fra i sei storici sestieri cittadini, e ciò per il tono alquanto popolare del suo rione periferico, lo stesso che con l’Unità fu ribattezzato Porta Garibaldi e dal quale, in seguito, venne distinta la piccola circoscrizione di Porta Volta.  In margine al corso Garibaldi, che costituisce un po’ l’ossatura della Porta, risplende il più compiuto esemplare di architettura imperiale romana: la basilica di S. Simpliciano. All’altro capo del sestiere campeggia il Palazzo della Ragione o Broletto Nuovo (1233), caposaldo dell’edilizia civile romanica, ma dove compare per la prima volta a Milano l’arco acuto, doverosa se pur tardiva concessione al Gotico. A metà strada tra le due insigni vestigia, spande bagliori di cotto la chiesa del Carmine con intorno la matassa delle stradine di Brera: Melone, Ciovasso, Ciovassino, Madonnina, Fiori Chiari... Stradine dai nomi di fiaba; fatte ancora a misura d’uomo, col rustico acciottolato dei tempi di Maria Teresa e quelle facciate sbiadite dal tempo e grondanti umori secolari. È la vecchia Milano che la nuova, non essendo riuscita a disfarsene, ostenta come una nota civettuola, limitandosi a rifarle di tanto in tanto il trucco.

Bruno Pellegrino è nato a Napoli nel 1936, ma fin dall’infanzia si è trasferito con i suoi al Nord, prima a Milano e poi a Bresso, dove per oltre 40 anni ha svolto l’attività di medico generico, unitamente a quella di assistente ospedaliero, dal 1966 all’83. Il pensionamento gli ha consentito di dedicarsi interamente ai suoi principali interessi extraprofessionali, vale a dire lo studio e l’approfondimento della storia e del volto antico di Milano, di cui è divenuto uno dei massimi cultori (non sentenziava forse Montanelli che milanesi non si nasce, ma lo si diventa?). Da “meneghinologo” ha infatti impiegato una vita a setacciare e indagare la città, strada per strada, casa dopo casa, cortile dopo cortile, con particolare attenzione alla topografia e alla toponomastica, sempre alla ricerca di quanto per scorci d’arte o reminiscenze storiche meritasse di venir segnalato e descritto, privilegiando tuttavia quei monumenti che, per essere meno importanti, sono anche i meno noti (per i più illustri, si sa, esistono ottime guide). Il tutto è stato raccolto nei sei volumi "Così era Milano" – uno per ciascuna delle sei tradizionali Porte o sestieri di Milano. Ha quindi scritto, per DeAgostini, la Guida di Milano (edizione 1988) e, di lì a poco, curato il commento a una selezione di cartoline sulla città di ieri e l’altrieri, intitolata Milano era così: due volumi per conto della Casa Editrice AZ di Firenze. E, inoltre, al XIV Corso Storico- Artistico per l’anno 1986/87, svoltosi presso il Circolo Filologico e coordinato dal prof. Mario Mirabella Roberti, ha tenuto una serie di conferenze sulle sei storiche Porte cittadine. Mettendo a frutto la sua qualifica di giornalista pubblicista esperto in civiche memorie, ha collaborato a vari periodici come La Martinella di Milano e Dove, nonché a importanti quotidiani come La Voce di Montanelli, Il Giorno, Libero e, soprattutto, Avvenire, dove dal 1996 al 2010 ha redatto la rubrica settimanale intitolata “Vecchia Milano”. Una raccolta di tali articoli, apparsi fra il 2008 e 2009, è stata poi pubblicata col titolo di Milano da scoprire per le Edizioni MilanoExpo.

I 6 volumi dedicati alle Porte cittadine sono "in promozione", nella principali librerie (cartolibrerie ed edicole) milanesi, in abbinamento ai calendari EL MILANES e EL PISCININ 2012 che, con questa importante iniziativa, festeggiano i loro 35 anni di età.

Calendario + volume a soli euro 7,90.

Info: postmaster@little-italy.eu.

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